Comunicati stampa

IN QUESTA SEZIONE PUOI CONSULTARE TUTTE LE POSIZIONI UFFICIALI E LE DICHIARAZIONI DI CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI.

Confindustria DM e FIFO Confcommercio insieme per la cancellazione del payback

Boggetti-FIFO: “Presenteremo delle proposte alternative per la governance del settore

Bari, 25 settembre 2023 – “Lavoreremo insieme per la cancellazione del payback e per la realizzazione di proposte alternative per la governance del settore dei dispositivi medici, che colga le esigenze di sostenibilità e garantisca lo sviluppo del comparto a vantaggio dell’innovazione e della qualità della salute dei pazienti”. Questo il proposito di Confindustria Dispositivi Medici e della Federazione Italiana Fornitori in Sanità (FIFO), aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia, con la collaborazione di AFORP, lanciato in occasione del 7° Forum Mediterraneo in Sanità di Bari.

Il payback, sottolineano le organizzazioni, mette a repentaglio l’intera filiera dei dispositivi medici, che conta oltre 4.449 imprese e occupa oltre 118mila addetti. Nessuna azienda, ribadiscono Confindustria DM e FIFO, può sopportare tali richieste per l’entità, le tempistiche e la retroattività. Inoltre, per il quadriennio 2019-2022 il rischio di errori nella quantificazione si aggraverebbe con gli acquisti Covid da scorporare.

“Ribadiamo da tempo quanto il payback sia dannoso per le imprese e per il Servizio sanitario nazionale. Attivare un dialogo costruttivo con FIFO, è un’occasione importante per trovare soluzioni per tutta la filiera dei dispositivi medici e di conseguenza per il bene comune e per la tenuta del SSN”, ha dichiarato Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

Giorgio Sandrolini, quale delegato di FIFO Sanità Confcommercio e come Presidente ASFO Emilia-Romagna. “Siamo molto soddisfatti per aver rafforzato un dialogo volto alla risoluzione di questa criticità che incombe sulle imprese fornitrici di dispositivi medici. Il payback resta una spada di Damocle sia da un punto di vista economico che da un punto di vista sanitario. Continueremo a confrontarci con Confindustria per proporre strategie alternative che permettano al Governo di superare questa norma”.

Grazia Guida Presidente AFORP, Associazione Fornitori Ospedalieri, al termine dell’incontro ha dichiarato quanto segue. “Oggi è emersa chiara da parte di tutti gli attori di sistema, la volontà di unire le forze, di collaborare, di ascoltarsi. Con il supporto di tutte le competenze e delle forze economiche e lavorative, al di là degli interessi delle singole categorie, è stata tracciata la strada della responsabilità comune e della ragione, che potrebbe farci raggiungere obiettivi strategici e di sistema, con il contributo di tutti e dove ognuno è chiamato a fare la propria parte, per la costruzione di un Tavolo comune. Con la consapevolezza che siamo tutti parte di un’unica filiera”.

Ufficio stampa Confindustria Dispositivi Medici

Sara Robibaro

E-mail: robibaro@confindustriadm.it – mob. +39 3939976490

 

Ufficio stampa FIFO Sanità

Leonardo Vivard

E-mail: leonardo@mep.it – mob. +39 3897652135

 

Ufficio stampa AFORP

Domenico De Russis

E-mail: ufficiostampa@aforp.it – mob. +39 3282857847

 

PAYBACK, TAR VERSO LA SOSPENSIVA PER ALCUNE AZIENDE

Boggetti: “inutile aspettare, il Governo lavori alla governance del settore per cancellare il payback”

Roma, 1 luglio 2023 – Sono circa 1.800 i ricorsi presentati al TAR dalle aziende dei dispositivi medici sull’attuazione del cosiddetto payback, il sistema di tassazione che obbliga le imprese a un esborso per ripianare lo sforamento dei tetti di spesa da parte delle Regioni. Entro il 31 luglio le aziende dovranno scegliere se ritirare i ricorsi e pagare con uno sconto la parte relativa al periodo 2015-2018 o andare avanti sul piano legale. Ma proprio in questi giorni il TAR del Lazio ha accolto le istanze cautelari di alcune aziende sia medio-piccole che di maggiori dimensioni. In particolare, le istanze di sospensiva sono relative sia al pagamento delle somme che delle eventuali compensazioni da parte delle amministrazioni sanitarie.

“La sospensiva del TAR – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – rappresenta una prima importante presa di posizione e va nella logica di quanto abbiamo sempre sostenuto, ovvero che la norma del payback è ingiusta e incostituzionale. Chiediamo pertanto ancora al Governo di spostare ulteriormente i termini di pagamento del payback a fine anno per poter trovare soluzioni efficaci di governance del settore che consentano di superare la norma e cancellarla. Inoltre, le istanze cautelari del TAR, a cui immaginiamo ne seguiranno delle altre, rischiano di mettere in ulteriore difficoltà le piccole imprese che non sono ricorse al Tribunale amministrativo perché non in grado di affrontare il contenzioso. È fondamentale cancellare questa norma con urgenza per salvaguardare non solo la vita di tante imprese, ma soprattutto per garantire che ai pazienti arrivino le cure necessarie possibili solo grazie all’utilizzo dei dispositivi medici”.

Con i ricorsi viene contestata l’illegittimità dei provvedimenti impugnati per l’incostituzionalità della normativa primaria di legge, la non conformità con il diritto eurounitario, la violazione di norme di legge preesistenti, oltre ai numerosi errori di calcolo delle fatture ricevute dalle regioni.

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 10,8 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.546 aziende, che occupano 112.534 dipendenti.

 

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Risultati dell’Osservatorio parco installato delle tecnologie di diagnostica per immagini

 Negli ospedali del Sud mammografi e risonanze magnetiche sempre più vecchi (ma non è maglia nera)

Roma, 27 giugno 2023 – Le apparecchiature diagnostiche negli ospedali del Sud sono vecchie e non più in linea con l’attuale livello di innovazione disponibile. La sostituzione di apparecchiature con analoghe di una differente sottocategoria, più recenti, ha inciso solo marginalmente sulla situazione. Dei 279 mammografi ancora di tipo convenzionali presenti negli ospedali del Sud e isole (ossia il 36% di quelli nella macroarea), il 90% ha infatti più di 10 anni, come il 95,8% delle Tac che sono ancora con meno di 16 strati e come il 30,7% delle risonanze magnetiche chiuse rimaste ad avere un campo fino a 1,5T.

Al Sud e isole l’età media dei mammografi convenzionali è di 16,7 anni contro una media negli ospedali del nord di 17,6 anni. Le Pet hanno un’età media di 7.4 anni rispetto alla media italiana che tocca gli 8,2 anni. Oltre 16.4 anni in media anche per le TC con meno di 16 strati.

In Italia, sono quasi 37mila le apparecchiature di diagnostica per immagini non più in linea con lo stato dell’arte della tecnologia esistente: il 92% dei mammografi convenzionali, il 96% delle Tac (meno di 16 slice), il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l’80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse (1-1,5 tesla) hanno più di 10 anni.

A fotografare lo stato di vetustà del parco tecnologie di diagnostica per immagini in uso presso le strutture sanitarie italiane pubbliche e private sono i dati 2021 presentati a Roma dall’Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici in collaborazione con SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica) e AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici). Per ogni tipologia tecnologica sono stati specificati: l’età del parco installato, la classificazione per fasce d’età, oltre ad approfondimenti di raffronto tra lo stato dell’arte della tecnologia esistente e le caratteristiche del parco installato.

“Stiamo già lavorando insieme alla SIRM e AIIC alla nuova mappatura del parco apparecchiature diagnostiche – ha dichiarato Aniello Aliberti, Presidente dell’associazione Elettromedicali di Confindustria Dispositivi Medici – che ha l’obiettivo di rendere il dato sempre più accurato e concreto. Ci auguriamo che questo lavoro sia di supporto anche per le Istituzioni che si stanno occupando dell’ammodernamento del parco tecnologico e digitale ospedaliero della Missione 6 del PNRR, a cui sono destinati 4 miliardi di euro e che queste risorse vengano ripartite in base ai fabbisogni di salute dei territori”.

 

 

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10 aziende saranno selezionate per accedere a percorsi di formazione e supporto tecnico

 MIND INNOVATION WEEK, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI LANCIA PRIMARY SITE A SUPPORTO DI PMI E START UP DELLA SALUTE

 Milano, 11 maggio 2023 – Saranno 10 le aziende, tra start-up e PMI, selezionate nell’ambito del progetto “Primary Site – dove cresce l’innovazione di PMI e start-up”, nato con l’obiettivo di rendere accessibile l’innovazione per la salute, fornendo supporto concreto per l’iter di commercializzazione di nuove tecnologie nel campo dei dispositivi medici.

Il progetto, voluto da Confindustria Dispositivi Medici, vuole infatti offrire servizi specifici e supporto tecnico nelle fasi relative all’ottenimento della marcatura CE su device di nuova generazione ed è stato presentato oggi durante l’evento “La sfida dell’open innovation per il futuro” durante l’Innovation Week @ MIND – Milano Innovation District, luogo ideale dove mettere a sistema le competenze per la creazione di un hub nazionale e punto di riferimento internazionale nelle scienze della vita, facilitando il trasferimento tecnologico e portando le attività di ricerca e innovazione del settore.

“Con questa iniziativa– ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – vogliamo sottolineare l’importanza della sinergia tra ricerca, industria e associazioni per realizzare un ecosistema a supporto dell’innovazione. Il nostro è un settore che immette sul mercato sempre nuove tecnologie che conta 297 tra PMI e startup innovative. L’immissione sul mercato di nuovi prodotti richiede però un notevole impegno economico, organizzativo e scientifico. L’ambizione del progetto è dare vita a un modello di integrazione e di cooperazione tra industria e ricerca clinica senza uguali in Europa, capace di rendere accessibile l’innovazione per la salute in tempi rapidi. Il PNRR con i suoi progetti sarà un’importante occasione per intensificare i rapporti fra pubblico e privato accelerando i percorsi di open innovation e Primary site va a rafforzare questa opportunità nelle fasi conclusive del processo di innovazione”.

Tra le candidate al progetto Primary site saranno selezionate 10 start-up e PMI che accederanno a un percorso di formazione dedicato agli aspetti dei nuovi regolamenti europei che impattano sull’immissione di un dispositivo medico sul mercato e all’accesso al credito e a meccanismi di finanziamento. Fra le 10 realtà selezionate, 5 potranno usufruire di supporto tecnico e servizi specifici nelle fasi relative all’ottenimento della marcatura CE sul device che stanno progettando a tariffe agevolate. L’ambizione è dare vita a un modello di integrazione e di cooperazione tra industria e ricerca clinica, capace di rendere accessibile l’innovazione per la salute in tempi rapidi. Offrire un coordinamento efficiente, in cui alti standard qualitativi nell’implementazione dei test clinici e nella preparazione del fascicolo tecnico si traduca in costi già inferiori in partenza, con un valore aggiunto di competitività determinato dalla qualifica dei partner interni ed esterni del progetto. E soprattutto creare un gruppo di aziende altamente innovative e fortemente impegnate in ricerca e sviluppo che fungano da traino per l’intero settore nell’approcciare le fonti di finanziamento con servizi e ricerca di altissima qualità.

Sono partner del progetto Confindustria Dispositivi Medici Servizi Bio4Dreams, Gruppo San Donato con IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, Infinite Vision, Pink e Plus Value.

 

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 10,8 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.546 aziende, che occupano 112.534 dipendenti.

 

 

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REAL WORLD EVIDENCE: I DATI CHE FANNO RISPARMIARE LA SANITÀ E RIDUCONO LE LISTE D’ATTESA

Barni (Assobiomedicali): con l’analisi dei dati reali è possibile individuare processi di cura e tecnologie in grado di generare risparmi e portare a scelte strategiche per la riprogettazione del sistema sanitario. Lo dimostra uno studio sulla fibrillazione atriale

 Roma, 20 aprile 2023 – È di oltre 4.000 euro la spesa per la gestione di un paziente con problemi cardiologici di fibrillazione atriale che si sottopone alla procedura di ablazione transcatetere, contro gli oltre 5.000 euro di chi non utilizza questa tecnologia. Inoltre, nei tre anni successivi alla procedura di ablazione si riducono significativamente i ricoveri per eventi cardiovascolari con evidente impatto sulla riduzione dei costi nella cura di questi pazienti. Infine, il tasso di mortalità è significativamente ridotto nei pazienti che ricevono l’ablazione rispetto a coloro che vengono trattati solamente con farmaci. Queste sono solo alcune delle evidenze che emergono da uno studio sulla real world evidence presentato oggi a Roma e svolto da Clicon, società benefit che si occupa di health economics in collaborazione con il professor De Ponti, Past president Aiac, Associazione italiana di Aritmologia e Cardiostimolazione, con il contributo incondizionato di Confindustria Dispositivi Medici.

“Questo studio – ha dichiarato Nicola Barni, presidente di Assobiomedicali di Confindustria Dispositivi Medici – dimostra che la tecnologia genera risparmi e quando ben utilizzata contribuisce a un SSN sostenibile. Misurare l’innovazione in base al costo della singola prestazione non ha senso, è necessario piuttosto focalizzarsi sul processo. E la metodologia usata della real world evidence è assolutamente replicabile. L’obiettivo è una programmazione efficiente ed efficace del sistema sanitario attraverso la costruzione di un procurement innovativo in grando di valutare l’impatto dei processi e della tecnologia sull’intero percorso di cura del paziente. In tutto questo – prosegue Barni – l’Hta può avere un ruolo fondamentale. Valorizzando le informazioni che si hanno, si potrebbero utilizzare le tecnologie a disposizione in modo più appropriato, facendo risparmiare al servizio sanitario, decongestionando gli ospedali e riducendo le liste d’attesa. Si creerebbe così un ecosistema che permetterebbe di prendere decisioni di politica sanitaria quali la revisione dei percorsi assistenziali, la revisione dei DRG e LEA, l’investimento nella prevenzione e l’implementazione del value based procurement”.

Lo studio “Evaluation of the Impact of Catheter Ablation Procedure on Outcomes and Economic Burden in Patients with Atrial Fibrillation: Real-World Data from Italian Administrative Databases” è stato pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Healthcare. Nell’analisi viene preso in considerazione l’impatto economico e sanitario della procedura di ablazione transcatetere per i pazienti con fibrillazione atriale. Si basa sull’analisi dei real world data, ovvero su dati e informazioni reali relativi allo stato di salute dei pazienti e ai servizi sanitari erogati che sono generalmente accessibili attraverso il database delle strutture sanitarie, le SDO o il fascicolo sanitario elettronico. Quest’analisi permette una valutazione mirata e appropriata dei processi di cura e della tecnologia a disposizione, ponendo le basi anche per una programmazione efficiente ed efficace del sistema sanitario e della salute del cittadino.

“Per l’analisi si è scelta una patologia a grande impatto – ha dichiarato Roberto De Ponti, Past President AIAC-Associazione italiana aritmia e cardiostimolazione -, sia per la salute sia per quanto riguarda l’aspetto economico: la fibrillazione atriale è, infatti, l’aritmia più comune, con una prevalenza del 3% nella popolazione generale, che va oltre il 10% per i pazienti anziani. Dallo studio emerge inoltre che l’ablazione transcatetere è associata a una riduzione significativa nell’uso di farmaci antiaritmici nei 3 anni successivi all’ablazione, oltre che a una significativa diminuzione della spesa sanitaria totale, principalmente correlata alla riduzione delle ospedalizzazioni dopo l’ablazione. Paradossalmente, però, la procedura di ablazione transcatetere di fibrillazione atriale viene eseguita solo nel 3,5% dei pazienti ed è sottoutilizzata in Italia anche rispetto agli altri Paesi europei. È quindi necessario ripensare il processo di cura di questi pazienti”.

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 17,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.449 aziende, che occupano 118.837 dipendenti.

 

 

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Le imprese presentano un esposto alla Commissione Europea

 BOGGETTI (CDM) A GOVERNO: CHIEDIAMO INCONTRO URGENTE PER DISCUTERE DEL PAYBACK

 Roma, 3 aprile 2023 – “Siamo consapevoli che il Governo Meloni stia cercando di risolvere il problema del payback, ma si era impegnato a costituire un tavolo dove trovare di concerto con l’industria una soluzione per il superamento dei tetti di spesa e discutere contestualmente di come chiudere il passato sul payback. Ribadiamo che l’idea di sciogliere la questione con uno sconto, lasciando ancora in vigore il meccanismo è una via non percorribile per le nostre imprese. Significherebbe accettare una norma assurda, che aprirebbe la strada alla compartecipazione delle aziende alla spesa pubblica e che non ha precedenti nella storia del nostro Paese e di nessun altro Stato al mondo. Inoltre, come abbiamo più volte sottolineato questo decreto determinerebbe il fallimento di molte imprese e la fuga dall’Italia dei grandi gruppi globali. Confindustria Dispositivi Medici rappresenta l’80% del mercato in Italia raggruppando dalle startup alle PMI alle grandi aziende multinazionali italiane ed estere di produzione e di distribuzione. Per questo chiediamo al Governo un incontro urgente per trovare soluzioni costituzionali e che preservino la tenuta del nostro Servizio sanitario nazionale e di un’industria che offre soluzioni di salute e genera Pil”. Lo ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, in riferimento alla norma, che impone alle imprese di pagare di sforamenti dei tetti di spesa regionale dal 2015 in poi.

“In assenza di un percorso negoziale e considerando il payback ingiusto ed illegittimo – ha continuato Boggetti – non solo continuiamo con la nostra battaglia legale, ma abbiamo depositato un esposto alla Commissione Europea affinché valuti l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia perché il payback viola le norme comunitarie in materia di concorrenza ed accesso al mercato. La norma sul payback è, infatti, in palese violazione del diritto europeo, con particolare riferimento alla libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico, alla normativa sugli appalti pubblici nonché allo sviluppo delle imprese sul territorio unionale, come abbiamo denunciato nell’esposto inviato nei giorni scorsi”.

 

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PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA” DI CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI

 TUTTI I VINCITORI DELLA IV EDIZIONE

Boggetti: «Siamo commossi nel ricordare quest’anno, una persona che ha fatto molto per la scienza e per così tante generazioni di curiosi: Piero Angela. A lui e alla sua immensa carriera, va il nostro pensiero e il nostro ringraziamento»

 Milano, 30 marzo 2023Marzio Bartoloni (Il Sole 24 Ore) e Vito Tartamella (Focus), si sono aggiudicati in ex aequo il primo premio per la categoria carta stampata, a Carlo Maria Buonamico (Fortune Health) il premio per la categoria web e agenzie. Tutto al femminile il podio della categoria radio e tv con in ex aequo Sara Del Dot e Sara Stradiotti (Explorer Channel – canale Sky) e Lidia Scognamiglio (Tg2 Medicina 33), che concludono la rosa dei vincitori della quarta edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, voluto da Confindustria Dispositivi medici e patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti.

A premiare i 6 giornalisti, Michele Mirabella, Presidente di Giuria e giornalista, e Massimiliano Boggetti, Presidente della Federazione che rappresenta le imprese dei dispositivi medici nell’ambito della serata conclusiva del premio voluto per sostenere l’informazione di qualità e la divulgazione scientifica.

Ed è al tema della divulgazione scientifica che è stato dedicato l’evento di quest’anno con la partecipazione di Sergio Della Sala, presidente del Cicap, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, fondato da Piero Angela.

Proprio a Piero Angela è stato dedicato un video tributo realizzato grazie alla cortese collaborazione di Massimo Polidoro, scrittore, divulgatore e segretario Nazionale del Cicap, e Lorenzo Pinna, autore di Superquark e all’ospitalità del Direttore del Museo della scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci di Milano, Fiorenzo Marco Galli, che ha messo a disposizione la bellissima sala del Cenacolo per le riprese.

“Sentiamo il forte bisogno di giornalismo di qualità. Un bisogno che, sebbene sia trasversale ad ogni ambito, è ancor più una esigenza quando si parla di medicina, di scienza e di divulgazione. – ha commentato Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi MediciÈ per noi importantissimo poter sostenere i professionisti dell’informazione cui è affidato un gravoso compito: portare temi sensibili e complessi al grande pubblico. Siamo inoltre commossi, quest’anno, nel ricordare una persona che ha fatto molto per la scienza e per così tante generazioni: Piero Angela. A lui e alla sua immensa carriera, va il nostro pensiero e il nostro ringraziamento”.

 

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BOGGETTI (CDM) A GOVERNO: NO A SCONTI, ANDREMO AL TAR PER CHIEDERE LA CANCELLAZIONE DEL PAYBACK

 

Roma, 28 marzo 2023 – “L’intenzione del Governo di fare uno sconto alle imprese sull’ammontare del payback se in cambio queste rinunciano ai ricorsi è una proposta inaccettabile. Il payback deve essere cancellato, altrimenti il problema non troverà mai una soluzione definitiva. Tutti concordano sull’iniquità di questa norma è quindi giunto il momento di cancellarla. Questa misura decreterà la fine del Servizio Sanitario Nazionale e dell’attrattività del nostro Paese da parte delle imprese dei dispositivi medici. Per questo abbiamo intenzione di andare avanti con i ricorsi al Tar”. Lo ha denunciato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, per portare l’attenzione sulle criticità generate dalla norma che è stata inserita nel decreto cosiddetto Energia nel corso del Consiglio dei Ministri di oggi, 28 marzo.

“Non è togliendo 1,1 miliardi alle aziende, concedendo rateizzazioni o aggiustando la stortura dell’Iva – ha dichiarato il Presidente Boggetti – che si risolve il problema, soprattutto perché la norma resterebbe attiva per gli anni 2019-2022 e per il futuro. Inoltre, molte aziende hanno ricevuto un payback che include i servizi (per legge non inclusi nel conteggio) e non si capisce come uno sconto dovrebbe sanare queste storture e rendere le aziende soddisfatte, tanto più che le imprese scontano il pagamento per i servizi correlati. Il contenzioso generato dal payback si inasprirà con evidenti ricadute sulle imprese e sulla fornitura per i nostri ospedali. La cosa più saggia e lungimirante è semplicemente cancellare il payback perché non ancorato alla realtà, ai veri bisogni di cura dei cittadini”.

“Il Governo, a cui riconosciamo di aver preso in carico questo annoso problema e a cui chiediamo un incontro urgente, deve prendere atto che il payback non è uno strumento per contenere i costi, ma per tagliare le prestazioni, scaricando sulle imprese fornitrici oneri e responsabilità che non gli competono. Ciò che chiediamo – ha continuato Boggetti – è di avere una visione di medio e lungo termine per il SSN e di riconoscerci quale comparto destinato a essere sempre di più strategico se non si vuole dipendere dall’estero per tutto ciò che riguarda la cura e la diagnosi per i cittadini. Ricordo che far chiudere le imprese che riforniscono il SSN vuol dire esporre i cittadini al rischio sempre più concreto di non essere curati adeguatamente perché negli ospedali cominceranno a mancare la tecnologia, le apparecchiature e la competenza per fare buona sanità. Di ciò ne sarà responsabile questo Governo”.

 

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BOGGETTI A GOVERNO: NO A SOLUZIONI SU PAYBACK LESIVE DELLA CONCORRENZA E DEGLI INVESTIMENTI

Lettera di Confindustria Dispositivi Medici ai Ministri Giorgetti e Schillaci: bene reperire risorse per superare il payback, ma frenare su iniziative che possano creare ulteriori e gravi problemi per il settore

Roma, 22 marzo 2023 – “Siamo consapevoli che il Governo sta lavorando per reperire le risorse che consentano di sanare il buco di bilancio causato dal payback dei dispositivi medici per gli anni 2015-2018 e 2019-2022 e non possiamo che esprimere il nostro apprezzamento. Tuttavia, da più fonti – anche parlamentari – giungono voci secondo cui se non si riuscisse a reperire l’intera somma, la quota mancante resterebbe a carico delle imprese del settore, in particolare delle grandi, poiché le piccole e medie verrebbero esentate; secondo un’altra versione, l’onere del pagamento verrebbe ripartito in proporzione agli utili e non invece al fatturato. Non sappiamo quanto fondamento abbiano tali ipotesi, ma ci preme evidenziare le profonde criticità che ne conseguirebbero nel caso in cui riterreste queste opzioni perseguibili. Per certo, possiamo però affermare che entrambe produrrebbero una disparità di trattamento profondamente iniqua, con ogni probabilità anticostituzionale, che genererebbe una profonda alterazione della concorrenza, nonché ulteriori contenziosi legali”. Questo, in sintesi, il testo delle lettere inviate dal Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, ai ministri dell’Economia e delle finanze e della Salute, Giancarlo Giorgetti e Orazio Schillaci.

“Far pagare l’eventuale rimanenza in base agli utili – ha spiegato Boggetti – significherebbe colpire le sole aziende sane, quelle che crescono nonostante le difficoltà del momento, creano posti di lavoro e dunque generano benessere economico per la società. In alternativa, scaricare principalmente sulle grandi aziende l’onere di pagare significherebbe non solo far gravare su pochi un onere che accelererebbe la fuga di queste imprese dal nostro Paese, ma anche una inevitabile crisi dei distributori locali, aziende che distribuiscono in Italia prodotti di multinazionali estere. In entrambi i casi, la diretta e immediata conseguenza sarebbe un generale disinvestimento nel settore, con una progressiva deindustrializzazione che porterebbe il nostro Servizio Sanitario Nazionale ad essere invaso da prodotti obsoleti, quando non di bassa qualità, in cui le quote di mercato detenute da realtà imprenditoriali qualificate verrebbero probabilmente in parte riempite da operatori che pongono meno attenzione alla qualità dei prodotti e dei propri dipendenti. Tali rischi minerebbero sia la professionalità degli operatori sanitari pubblici, medici in primis, che la qualità e la sicurezza delle cure per pazienti e cittadini”.

“L’ulteriore, inevitabile conseguenza, – ha concluso Boggetti nella lettera ai ministri Giorgetti e Schillaci – sarebbe la creazione di due sanità: quella privata per chi se la può permettere, con cure e tecnologie di qualità, e quella pubblica con cure e strumenti obsoleti e scadenti per gli altri. Ciò che la pandemia ha evidenziato è che abbiamo assoluto bisogno di rafforzare le produzioni nazionali. Noi chiediamo da tempo una politica industriale per il settore che riporti in Italia le produzioni, così come i centri di ricerca e sviluppo. Questo genererebbe non solo valore economico e sociale, ma permetterebbe anche di avere a disposizione prima e meglio di altri – anche in questo campo l’eccellenza italiana è riconosciuta a livello globale – le innovazioni tecnologiche e le migliori opportunità di cura. Per questi motivi, ci auguriamo che una misura insensata come il payback venga cancellata senza creare ulteriori e altrettanto gravi problemi”.

  

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 17,3 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.449 aziende, che occupano 118.837 dipendenti.

 

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CANCELLARE IL PAYBACK PER IL FUTURO DEL SSN

Coro univoco dei rappresentanti dell’industria per chiedere a gran voce l’eliminazione della norma: “conseguenze disastrose per ospedali, medici e pazienti”

 Roma, 21 febbraio 2023 – “Cancellare il payback e trovare insieme a tutti gli attori del sistema soluzioni per il sostegno del Servizio sanitario nazionale, eliminando norme inique che invece ne ostacolano lo sviluppo perché questo è un modo per sostenere l’Italia, i suoi cittadini e i professionisti che lavorano al suo servizio”. È la voce univoca di tutti i rappresentanti dell’industria dei dispositivi medici, che si sono riuniti oggi insieme ai referenti delle istituzioni, della politica, dei professionisti sanitari e dei cittadini nell’ambito del convegno “Dispositivi medici. Ricerca, innovazione e governance per il futuro del SSN. Il caso del payback”, organizzato da Gutenberg a Roma.

“Il payback – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – non è un problema solo delle imprese, ma le conseguenze dovute all’applicazione di questa norma iniqua si riverseranno sull’intero SSN. Dal fallimento di molte aziende e dal disinvestimento nel nostro Paese da parte delle aziende che operano su scala globale deriveranno migliaia di licenziamenti, un taglio drastico al sostegno della formazione, un ulteriore taglio agli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo fatto produrrà un effetto negativo sugli operatori sanitari che non faranno più parte del circolo virtuoso ‘ricerca-innovazione-formazione’, in cui gli investimenti industriali giocano un ruolo fondamentale”.

“Tutto ciò ricadrà sui cittadini e sui pazienti – ha continuato il Presidente Boggetti – che non avranno più cure adeguate da parte del SSN, quindi si allargherà la forbice della diseguaglianza, perché chi potrà permetterselo pagherà le cure migliori privatamente, mentre gli altri si dovranno accontentare. Occorre pertanto incrementare il finanziamento del SSN e ristrutturarlo sulla base delle reali esigenze di salute. Il PNRR è lo strumento migliore per avviare quelle riforme strutturali che possono consentire l’ottimizzazione delle risorse e una maggiore efficacia delle cure. Il tetto ai dispositivi medici – ha concluso Boggetti – è un tetto alle prestazioni e da questo presupposto occorre individuare una governance dei dispositivi medici che si basi sui dati (disponibili) dei bisogni di salute per programmare le prestazioni, ovvero gli acquisti”.

 

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Risultati dell’Osservatorio parco installato delle tecnologie di diagnostica per immagini

NEGLI OSPEDALI ITALIANI TAC, MAMMOGRAFI E RISONANZE MAGNETICHE SEMPRE PIÙ VECCHI

Il 92% dei mammografi convenzionali ha più di 10 anni, il 96% della Tac (meno di 16 strati) ha più 10 anni così come il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse fino a 1,5T. E il trend dice che invecchiano sempre di più

Roma, 20 febbraio 2023 – Sono quasi 37mila le apparecchiature di diagnostica per immagini presenti in Italia non più in linea con l’attuale livello di innovazione. Tra quelle più vecchie di 10 anni il 92% dei mammografi convenzionali, il 96% delle Tac (meno di 16 slice), il 91% dei sistemi radiografici fissi convenzionali, l’80,8% delle unità mobili radiografiche convenzionali, il 30,5% delle risonanze magnetiche chiuse (1-1,5 tesla). A fotografare lo stato di vetustà del parco tecnologie di diagnostica per immagini in uso presso le strutture sanitarie italiane pubbliche e private sono i dati 2021 presentati a Roma dall’Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici in collaborazione con SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica) e AIIC (Associazione Italiana Ingegneri Clinici). Per ogni tipologia tecnologica sono stati specificati: l’età del parco installato, la classificazione per fasce d’età, oltre ad approfondimenti di raffronto tra lo stato dell’arte della tecnologia esistente e le caratteristiche del parco installato.

“Nel corso degli anni il parco istallato – ha dichiarato Aniello Aliberti, Presidente Elettromedicali & Servizi Integrati di Confindustria Dispositivi Medici – ha certamente risentito di una serie di fattori come la limitatezza degli investimenti e dei finanziamenti dedicati alla sanità; l’assenza di attenzione all’innovazione nelle politiche pubbliche di acquisto; il permanere di livelli e logiche di rimborso delle prestazioni non incentivanti l’ammodernamento tecnologico. Questi fattori hanno contribuito al permanere di un quadro di significativa vetustà delle apparecchiature di diagnostica per immagini. Ci auguriamo che questo studio sia utile per arrivare a definire programmazioni sostenibili e aperte all’innovazione. Inoltre, può essere un utile riferimento per individuare le tecnologie su cui è prioritario intervenire con gli investimenti previsti dal PNRR e per valutarne poi gli effetti.

“Il PNRR – ha dichiarato Antonio Orlacchio della SIRM, società italiana di radiologia medica – ha previsto l’ammodernamento del parco tecnologico con la sostituzione di 3.133 apparecchiature installate da oltre cinque anni. Le risorse del PNRR non appaiono, però, completamente sufficienti a sopperire alle criticità emerse dallo studio di Confindustria Dispositivi Medici e si prevede serviranno altre risorse per mettere il sistema sanitario e i radiologi in condizione di operare al meglio. Tuttavia investire nelle sole apparecchiature non è sufficiente. C’è bisogno di un adeguato reclutamento e valorizzazione economica dei radiologi, del personale tecnico e infermieristico per assicurare il più efficace e completo funzionamento delle apparecchiature, per cui è necessario prevedere investimenti anche in tale ambito altrimenti si corre il rischio di sottoutilizzare le apparecchiature di Imaging. Lo studio OPI potrà offrire spunti utili per individuare soluzioni che consentano di razionalizzare le risorse e prevedere il costante aggiornamento del parco tecnologico. Inoltre, una puntuale e continua sorveglianza dello stato di reale funzionalità delle apparecchiature, affiancato da un programma di aggiornamento e di sostituzione periodica delle attrezzature inidonee, possono garantire la sostenibilità e la migliore funzionalità del sistema sanitario. SIRM – ha concluso Orlacchio – sta producendo uno sforzo epocale su questo fronte mettendo a disposizione le proprie competenze e articolazioni organizzative più periferiche per giungere ad un traguardo condiviso con le Istituzioni e i Partner industriali.

“La disponibilità di dati completi sulle grandi apparecchiature diagnostiche – ha dichiarato Giovanni Guizzetti di AIIC, Associazione italiana degli ingegneri clinici – ci permetterà, alla fine del 2024, di valutare l’impatto della Mission 6 c. 2 del PNRR, che prevede la sostituzione di 2.200 grandi apparecchiature (più 900 ecografi). Rimangono aperte due questioni fondamentali: l’obsolescenza di un’apparecchiatura comporta automaticamente la necessità di una sua sostituzione? E quando un’apparecchiatura può essere definita obsoleta? È evidente, infatti, che un piano di sostituzione basato solo sull’età anagrafica dell’apparecchiatura, senza prevedere quale uso se ne faccia, in termini di quali e quante prestazioni, sia a forte rischio di inappropriatezza. L’obiettivo che ci dobbiamo porre, quindi, è di arrivare ad una condivisione, tra aziende produttrici/distributrici, utilizzatori ed esperti di tecnologia, di criteri che individuino quale complessità tecnologica sia davvero necessaria per produrre una determinata prestazione e quante prestazioni rendano appropriata la disponibilità di una grande apparecchiatura”.

 

 

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BOGGETTI (CDM) A MELONI: PAYBACK PORTERA’ CONSEGUENZE DRAMMATICHE PER OCCUPAZIONE, TERRITORI E OSPEDALI

Le aziende devono versare 2,2 miliardi entro gennaio, domani manifestazione a Roma per dire no al payback

Roma, 9 gennaio 2023 – “Il payback mette a rischio oltre 112mila posti di lavoro perché chiedere alle imprese 2,2 miliardi di euro entro gennaio significa farle chiudere con conseguenze drammatiche per l’occupazione, i territori e la qualità della salute del Paese. Il fallimento di molte imprese genererà un’interruzione delle forniture agli ospedali. Il rischio è che gli le strutture sanitarie restino sfornite di dispositivi medici indispensabili, oltre a venire a mancare quel supporto tecnico che permette a molte delle tecnologie installate negli ospedali di funzionare correttamente. Ma non solo, imponendo tetti di spesa così bassi la qualità dei dispositivi medici si abbasserà, l’innovazione tecnologica non entrerà più nelle strutture sanitarie e i medici si troveranno costretti a lavorare senza avere strumenti all’avanguardia, fondamentali per poter esercitare al meglio la professione. Oggi che è in arrivo una nuova ondata COVID e gli ospedali dovranno far fronte a una probabile emergenza, l’effetto sarà ancora più devastante”. Lo ha scritto il Presidente di Confindustria dispositivi medici, Massimiliano Boggetti, in una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.

“Domani scenderemo in piazza a Roma – ha dichiarato il Presidente Boggetti – anche per i cittadini e i pazienti perché il payback è una norma ingiusta anche per loro, che potrebbero non trovare più le risposte di salute che oggi offre il Servizio Sanitario Nazionale: chi potrà permetterselo continuerà a curarsi privatamente a spese proprie, chi non potrà subirà in prima persona i danni derivanti da questa legge nemica della Sanità pubblica. Il payback non è uno strumento di controllo della spesa, è uno strumento nemico del SSN”.

La manifestazione contro il payback si svolgerà domani, 10 gennaio, a Roma in Piazza Santi Apostoli a partire dalle ore 10.

 

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CONFINDUSTRIA DM E FIFO CONFCOMMERCIO: SCONCERTATI MAI FATTO ACCORDI SUL PAYBACK 

Boggetti-Riem: “Legge incostituzionale che distrugge la filiera dei dispositivi medici”

Roma, 30 dicembre 2022 – “Siamo sconcertati dalle dichiarazioni che giungono da alcuni esponenti delle Istituzioni regionali che parlano di «accordo con le associazioni di categoria» in riferimento al payback sui dispositivi medici” – è l’appello di Confindustria DM e della Federazione Italiana Fornitori in Sanità (FIFO), aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia.

Il payback, sottolineano le organizzazioni, resta un’imposizione di legge che richiede coattivamente parte di compensi precedentemente concordati secondo gare d’appalto regolarmente aggiudicate. Nessuna azienda, ribadiscono Confindustria DM e FIFO, può sopportare tali richieste per entità e tempistiche.

“Restiamo sconcertati – dichiara Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici – di fronte alle false dichiarazioni di una parte della classe politica che parla addirittura di un precedente accordo con le associazioni di categoria sul payback, senza considerare le catastrofiche conseguenze che questa avrà sulla salute dei cittadini. Vorremmo piuttosto poter discutere col Governo e le Regioni una soluzione”.

“Dopo mesi di proposte e di richieste di aiuto alle Istituzioni rimaste inascoltate, siamo sbalorditi dalle dichiarazioni che arrivano da esponenti delle Istituzioni in merito a un’intesa con le associazioni che rappresentano le aziende del comparto. È, inoltre, da rilevare l’assoluta illegittimità e incostituzionalità di questa misura che distrugge una filiera cruciale per il Sistema Sanitario Nazionale” – Massimo Riem, presidente FIFO Sanità.

 

Ufficio stampa FIFO Sanità

Leonardo Vivard

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Ufficio stampa Confindustria Dispositivi Medici

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robibaro@confindustriadm.it

 

SALVA CALCIO, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI:

NORMA ASSURDA QUANDO SI FA FALLIRE IL NOSTRO SETTORE

 Il Presidente Boggetti: “per il Governo la salute dei cittadini viene dopo il calcio”

Roma, 22 dicembre 2022 – “È assurdo che stia passando una norma di 900 milioni per salvare il calcio, quando con il payback si chiedono oltre 2 miliardi alle imprese di dispositivi medici, che rischiano di fallire e di conseguenza di far mettere a rischio la fornitura di tecnologie mediche essenziali per la tutela della salute dei cittadini al nostro Servizio Sanitario Nazionale. Ci chiediamo come sia possibile aver fatto passare una norma salva-calcio, quando il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, proprio qualche giorno fa ha sottolineato la necessità di utilizzare i soldi delle imprese prelevati con la tassa del payback per garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza ai cittadini”. Lo ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti.

“Se il Governo non ha le risorse per ripianare i debiti delle Regioni – ha continuato Boggetti – è inaccettabile che li trovi per aiutare i club di calcio. Significa che la salute dei cittadini viene dopo il calcio. Il fronte dell’aziende, composto da PMI e multinazionali, è coeso e compatto nel chiedere l’immediata cancellazione del payback. Stiamo vivendo una situazione insostenibile, che vede le nostre aziende esposte finanziariamente, mettendo a rischio oltre 112mila posti di lavoro. È fondamentale per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale che si cancelli la norma”, ha concluso Boggetti.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: SI INSERISCA IN MANOVRA LA CANCELLAZIONE DEL PAYBACK

Boggetti: con il payback le aziende del settore rischiano il fallimento per mancanza di liquidità

Arezzo, 24 novembre 2022 – “Il Governo inserisca nella manovra la cancellazione del payback altrimenti le aziende del settore rischiano di chiudere i bilanci in perdita, di deteriorare il rating delle banche, che garantisce proprio alle aziende accesso al credito. Questo significa far fallire un settore che eroga salute e lasciar pagare ai cittadini le spese sanitarie di tasca propria, rinunciando alla sanità pubblica e all’innovazione tecnologica. E tutto ciò senza che arrivi nel concreto un euro nelle tasche del Governo”. Questo l’appello lanciato dal Presidente di Confindustria Dispostivi Medici, Massimiliano Boggetti, al Forum Risk Management in Sanità di Arezzo nell’ambito del convegno “Innovazione e sicurezza dei dispositivi medici – La governance del settore”.

“Sono centinaia le imprese su cui impatta il payback, che rischiano di fermarsi e chiudere: ormai l’accesso al credito – ha spiegato il Presidente Boggetti – è diventato complicatissimo per via delle note difficoltà degli istituti bancari a erogare liquidità in questo momento. E con il payback le imprese dovranno accantonare poste di esercizio, fra l’altro indeducibili, che faranno chiudere il 2022 con bilanci in perdita, che abbassano il rating bancario e l’accesso ai crediti bancari, essenziali per l’operatività aziendale. Questo non è altro che un modo per portare le aziende al fallimento per mancanza di cassa con conseguenze catastrofiche per l’occupazione, i territori e la qualità della salute. Se le nostre imprese chiudono si potrebbero non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali; la qualità delle tecnologie mediche rischia di abbassarsi; i medici si troveranno costretti a lavorare senza avere le tecnologie all’avanguardia fondamentali per poter esercitare al meglio la professione e in ultima istanza essere disincentivati a rimanere nel nostro Paese, preferendo l’estero. Le conseguenze per i cittadini sono altrettanto gravi: senza risorse destinate alla Sanità e senza imprese che la riforniscono, sempre più persone non avranno accesso alle cure con un notevole impoverimento dell’offerta e della qualità dei servizi sanitari”.

Secondo Boggetti se le Regioni continuano a bandire gare la cui somma dei valori aggiudicati supera il fondo sanitario a disposizione e il Governo non aumenta le risorse destinate alla Sanità, non saranno le imprese dei dispositivi medici a potersi far carico degli sforamenti di spesa pubblica. “È inaccettabile che il Governo – ha concluso Boggetti – non capisca l’impatto di un tale sistema sull’industria della salute e non comprenda le dinamiche e le conseguenze di questo provvedimento. Perseverare nel mantenimento dei tetti di spesa e di meccanismi quali il payback e le gare al ribasso significa contribuire a rendere l’Italia un Paese sempre meno appetibile per investimenti nazionali ed esteri, quando invece abbiamo bisogno di far tornare in Italia produzione e ricerca. Realizzare un reshoring, soprattutto nel caso dei dispositivi medici, significa investire su un settore in grado non solo di tutelare il Paese di fronte ad altre eventuali emergenze sanitarie, ma anche capace di far crescere il tessuto industriale in un comparto che è considerato oggi uno dei più promettenti, in grado di generare PIL e occupazione”.

Sono oltre 100 i ricorsi presentati ai TAR dalle aziende dei dispositivi medici sull’attuazione del payback in riferimento all’articolo 18 del Decreto Legge Aiuti bis e al decreto del Ministero della Salute che detta linee guida di attuazione del payback. E proprio in questi giorni sono arrivate le lettere delle Asl con richiesta di pagamento per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni. Con i ricorsi viene contestata l’illegittimità dei provvedimenti impugnati per l’incostituzionalità della normativa primaria di legge, la non conformità con il diritto eurounitario e la violazione di norme di legge preesistenti. All’atto pratico, le imprese che forniscono in virtù di una gara vinta, non hanno alcuna evidenza se il tetto regionale verrà sforato, né sono in grado di ipotizzare se e quanto saranno chiamate a restituire. Tale sistema non è compatibile con i principi contabili costituzionali che prevedono che i bilanci dello Stato siano prudenti, veritieri, realistici e fondati sull’attendibilità delle previsioni passate. Infatti, definendo i tetti di spesa regionali in maniera retroattiva non si tiene conto della mancata, ma necessaria, conoscenza da parte delle imprese di quale sia più o meno il budget di spesa a loro disposizione. Senza considerare che su quei bilanci le imprese hanno pagato le tasse, che non verranno mai restituite.

 

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100 ricorsi presentati ai TAR e pioggia di richieste di pagamento dalle Regioni

 CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI:

CANCELLARE IL PAYBACK, COSÌ SI METTE A RISCHIO L’INDUSTRIA E LA SANITA’ PUBBLICA

Boggetti: tassa incostituzionale, ingiusta e inapplicabile mette in ginocchio le imprese che producono tecnologie per la salute con 2 miliardi di esborso

 

Roma, 17 novembre 2022 – Sono già 100 i ricorsi presentati ai TAR dalle aziende dei dispositivi medici sull’attuazione del cosiddetto payback, il sistema di tassazione che obbliga le imprese a un esborso di oltre 2 miliardi per ripianare lo sforamento dei tetti di spesa da parte delle Regioni. E proprio in questi giorni – fanno sapere molte aziende – stanno arrivando a pioggia le lettere delle Regioni con richiesta di pagamento del payback per il periodo 2015-2018 da evadere entro 30 giorni. Si tratta di un’istanza che non solo mette le imprese, già in difficoltà dalla crisi energetica e delle materie prime, davanti al rischio chiusura, ma comporta un grosso pericolo per la salute pubblica: queste imprese potrebbero non riuscire a garantire le forniture di prodotti, anche salvavita, agli ospedali e i servizi a essi correlati.  

“Se il Governo non cancella il payback – ha dichiarato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – deve avere il coraggio di dire chiaramente ai cittadini che non è in grado di erogare salute pubblica. Se non viene fatta una seria programmazione sanitaria e si continuano a bandire gare la cui somma dei valori aggiudicati supera il fondo sanitario regionale a disposizione, le Regioni proseguiranno a sforare i tetti di spesa tutti gli anni. Il payback con i tetti di spesa imposti non è altro che un modo per spostare sulle aziende fornitrici una parte dei costi sanitari che il Servizio sanitario dovrebbe erogare per curare i cittadini, ma che lo Stato non vuole pagare. Le imprese dei dispositivi medici non possono risanare i debiti delle Regioni e gli sforamenti di spesa, anche dovuti al Covid. È inaccettabile che il Governo non capisca l’impatto di un tale sistema sull’industria della salute e non comprenda le dinamiche e le conseguenze di questo provvedimento. Siamo un comparto strategico per il Paese che ha la responsabilità legale di produrre e fornire salute attraverso le gare pubbliche di acquisto e che rischia di fermarsi e chiudere”.

I ricorsi delle aziende riguardano in particolare l’articolo 18 del Decreto Legge Aiuti bis e il decreto del Ministero della Salute che detta linee guida di attuazione del payback. Il provvedimento presenta una serie di elementi che lo rendono inapplicabile, incostituzionale e ingiusto.

Con i ricorsi in questione – ha continuato Boggetti – viene contestata l’illegittimità dei provvedimenti impugnati per l’incostituzionalità della normativa primaria di legge, la non conformità con il diritto eurounitario e la violazione di norme di legge preesistenti. All’atto pratico, le imprese che forniscono in virtù di una gara vinta, non hanno alcuna evidenza se il tetto regionale verrà sforato, né sono in grado di ipotizzare se e quanto saranno chiamate a restituire. Questa incertezza, aldilà dell’evidente ingiustizia del meccanismo, è quanto di più pericoloso possa esistere per un’impresa. Tale sistema inoltre non è compatibile con i principi contabili costituzionali che prevedono che i bilanci dello Stato siano prudenti, veritieri, realistici e fondati sull’attendibilità delle previsioni passate. Infatti, definendo i tetti di spesa regionali in maniera retroattiva non si tiene conto della mancata, ma necessaria, conoscenza da parte delle imprese di quale sia più o meno il budget di spesa a loro disposizione. Senza considerare che su quei bilanci le imprese hanno pagato le tasse, che non verranno mai restituite”.

 

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Presentata a Rimini la ricerca EuroTrak Ita 2022 sull’impatto delle protesi acustiche sulla popolazione italiana

DISPOSITIVI ACUSTICI, CRESCE DEL 5% LA POPOLAZIONE CHE LI UTILIZZA (ANCHE PER LA PANDEMIA)

Sandro Lombardi, Presidente ANIFA: è importante comunicare al cittadino quanto la tecnologia sia all’avanguardia per superare le resistenze psico-sociali che questa patologia spesso si porta dietro

Rimini, 4 novembre 2022 – Sebbene il 12,5% della popolazione in Italia soffra di perdita dell’udito, solo il 4,4% utilizza un apparecchio acustico. Posizionata dietro la Polonia (15%) al secondo posto per perdita di udito, l’Italia registra un tasso di adozione dei dispostivi acustici (35%) più basso rispetto a Paesi come Danimarca (55%) e UK (53%). Una percentuale che è però cresciuta e ha portato in quattro anni un aumento del 5%. È probabile si tratti anche di un effetto della pandemia, ovvero le mascherine hanno sollevato in molti il problema dell’ipoacusia in modo più evidente. Lo dimostra anche il fatto che il 71% di coloro che hanno un apparecchio acustico lo hanno acquistato a partire dal 2019 o successivamente. Questi alcuni dei dati emersi da EuroTrak Ita 2022, la ricerca di Anovum sull’impatto delle protesi acustiche sulla popolazione italiana, voluta dall’associazione europea di produttori di apparecchi acustici EHIMA, di cui fa parte anche ANIFA-Associazione nazionale dei fabbricanti di audioprotesi di Confindustria Dispositivi Medici.

 

A commentare i dati durante il XX Congresso della Federazione italiana degli audioprotesisti, che si sta svolgendo a Rimini, Sandro Lombardi, Presidente ANIFA-Associazione Nazionale dei Fabbricanti di Audioprotesi di Confindustria Dispositivi Medici. A quattro anni di distanza dall’ultima, la nuova edizione rappresenta un importante momento di aggregazione per tutto il comparto industriale, distributivo e professionale.

“Lo sviluppo tecnologico degli apparecchi acustici, unito alla competenza e disponibilità degli audioprotesisti – ha dichiarato Sandro Lombardi, Presidente ANIFA-Associazione Nazionale dei Fabbricanti di Audioprotesi di Confindustria Dispositivi Medici – hanno giocato un ruolo da protagonisti anche in un momento fortemente critico quale quello della pandemia. I maggiori disagi che hanno dovuto affrontare le persone con problemi di udito (utilizzo della mascherina, necessità di usare le connessioni per lavoro/relazioni sociali, ecc.) hanno trovato una valida risposta grazie allo sforzo congiunto del nostro comparto e la riprova è proprio quell’incremento di quasi 6 punti percentuali di nuovi utilizzatori”.

“Un altro aspetto evidenziato dalla ricerca EuroTrak – ha concluso il Presidente Lombardi – è la scarsa consapevolezza di cosa sia la sordità: più del 50% delle persone pensa che questa patologia non provochi altri danni collaterali (es. il ritardo cognitivo). Per questo è necessario fare prevenzione e comunicazione. In questo senso è indispensabile la collaborazione tra la figura del medico e dell’audioprotesista, oltre al continuo aggiornamento professionale. Le nostre imprese, dal canto loro, sono impegnate e lo saranno ancor di più in futuro per diffondere e comunicare il valore della tecnologia ai cittadini e a tutte le figure professionali coinvolte per il benessere delle persone, che non può prescindere dalla sfera uditiva”.

La ricerca EuroTrak 2022

La ricerca EuroTrak 2022 misura il mercato italiano mappando l’efficacia e la qualità dell’applicazione audioprotesica utilizzando il tasso di adozione o il livello di soddisfazione espresso dai pazienti nei principali mercati internazionali.

 

Dalla ricerca emerge chiaramente come il ricorso ad apparecchi acustici migliori la qualità della vita, le situazioni di ascolto, riducendo l’emarginazione sociale e restituendo la socialità. Nello specifico:

  • Il 97% dei possessori di apparecchi acustici dichiara di aver registrato un miglioramento della qualità della vita;
  • Superato anche il concetto di emarginazione legato all’adozione di audio protesi: secondo il 48% dei possessori, l’esclusione maggiore è causata dalla mancanza di udito, riscontrando un’apertura culturale verso le protesi anche dalle persone vicine.
  • L’87% dei possessori di apparecchi acustici afferma che il proprio apparecchio acustico funziona meglio o come previsto
  • Il 79% dei possessori di apparecchi acustici è soddisfatto dei propri.
  • L’83% dei possessori di apparecchi acustici si sente più sicuro di muoversi in una città da quando indossa gli apparecchi acustici.

 

Le prime fonti di informazione nei confronti delle protesi acustiche sono i medici di base e gli otorinolaringoiatri (52%), seguono i siti web (35%) e il personale degli store (25%)[1].

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto delle tecnologie per la salute complessivamente genera un mercato che vale 16,2 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.546 aziende, che occupano 112.534 dipendenti.

 

 

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Sara Robibaro – Confindustria Dispositivi Medici

E-mail: robibaro@confindustriadm.it – mobile: 393.9976490

 

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[1] I dati prendono in considerazione un campione di 1.317 persone affetto da problemi di udito. Di queste, 494 indossa protesi acustiche. Gli intervistati potevano fornire risposte multiple.

CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI:

 BUON LAVORO AL MINISTRO SCHILLACI, PROSSIMI MESI CRUCIALI PER LA SANITA’ DEL FUTURO

 Boggetti: necessario implementare il PNRR per rinnovare il parco tecnologico e la medicina territoriale, ma prima di tutto definire una nuova governance del settore in grado di gestire l’innovazione delle tecnologie sanitarie

Roma, 22 ottobre 2022“Grandi sfide attendono il neo Ministro della Salute, Orazio Schillaci, cui voglio esprimere a nome di tutta Confindustria Dispositivi Medici un caloroso augurio di buon lavoro. I prossimi mesi saranno cruciali per la definizione della sanità del futuro. Soggetti pubblici e privati, aziende e pazienti ed operatori del settore saranno coinvolti, ognuno nel proprio ruolo, nel più grande processo di rinnovamento del SSN grazie ai fondi del PNRR e alle opportunità che tecnologia e digitalizzazione aprono davanti a noi. Sarà necessario governare il cambiamento e ispirare le scelte ai valori fondanti del nostro SSN, avendo però il coraggio di innovarlo profondamente. Il rinnovo del parco tecnologico e la riorganizzazione della medicina territoriale saranno due asset fondamentali per attuare questo processo. Le imprese del nostro settore – che hanno consentito al Paese di essere condotto fuori dalla pandemia Covid e permettono quotidianamente prevenzione, diagnosi, cure e riabilitazione dei pazienti – non faranno mancare il loro supporto”. Così Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, commenta la nomina del neo Ministro della Salute, che ha prestato oggi giuramento.

“Credo che le imprese dei dispositivi medici, nonostante le difficoltà di questi anni di emergenza, abbiano mostrato un forte senso di responsabilità svolgendo il ruolo sociale che è proprio dell’industria della salute. Confidiamo di poter avviare presto interlocuzioni con il neo Ministro in una logica di collaborazione e trasparenza tra i diversi attori del SSN, soprattutto per definire insieme una nuova governance del settore in grado di gestire l’innovazione in medicina perché i dispositivi medici sono la soluzione dei problemi e non il problema. Oggi invece le imprese sono state mortificate da 2.2 miliardi di oneri a loro carico, che ci auguriamo vengano tolti al più presto per avviare un percorso di costruzione e collaborazione” – ha concluso Boggetti.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 10,8 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.546 aziende, che occupano 112.534 dipendenti.

 

 

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AL VIA LA 5^ MEDICAL DEVICE CHALLENGE: CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI E FISPES ANCORA INSIEME PER DYNAMO CAMP

La challenge fa parte del Festival ASviS dello Sviluppo Sostenibile 2022 per l’impegno nei goal “salute e benessere” e “riduzione delle diseguaglianze”. Un’occasione concreta per raccogliere fondi e promuovere un mondo più inclusivo

 Roma, 7 ottobre 2022 – La nostra sfida è insieme. È lo slogan della quinta edizione della Medical Device Challenge, la manifestazione sportiva fortemente voluta da Confindustria Dispositivi Medici per supportare e raccogliere fondi per gli ospiti di Dynamo Camp, il primo Camp di Terapia Ricreativa in Italia che offre programmi gratuiti a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni con gravi patologie.

L’iniziativa, organizzata in collaborazione con Dynamo Academy, impresa sociale che propone alle aziende un approccio personalizzato alla corporate philantropy e Fispes, Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali, quest’anno è ufficialmente parte del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2022, la manifestazione nazionale sulla sostenibilità istituita dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS). La challenge è stata selezionata e inserita fra gli appuntamenti del festival per l’impegno concreto nel goal 3 “Salute e benessere” e nel goal 10 “Riduzione delle diseguaglianze”.

La quinta edizione

Dal 7 al 16 ottobre 2022, gli atleti di Fispes, porteranno la loro esperienza e il loro esempio gareggiando insieme alle squadre composte dai dipendenti delle imprese dei dispositivi medici che hanno confermato il proprio impegno fornendo un concreto aiuto ai piccoli ospiti di Dynamo Camp. Sport e solidarietà si incontrano per dare vita a inclusione, benessere e coesione in una sfida virtuale che vuole mettere al centro la costruzione di un mondo più inclusivo.

Anche la quinta edizione si svolgerà a distanza: l’attività sportiva sarà costantemente registrata su una app di gara da un fitness tracker. I partecipanti potranno vedere l’avanzamento della propria squadra sull’app di gara dove sarà inoltre possibile interagire con compagni e sfidanti attraverso l’invio di messaggi e foto per un’occasione di crescita personale, culturale, sportiva e di team building solidale.

La pandemia ha esasperato il problema delle disuguaglianze sociali ed economiche e ha acuito le difficoltà per le persone con disabilità. In rappresentanza delle aziende produttrici di dispositivi medici, abbiamo un ruolo etico e sociale che ci impone di fare la nostra parte anche al di fuori delle nostre aziende, sostenendo e favorendo la creazione di realtà inclusive, dove lo sport è un connettore”, commenta Mirella Bistocchi, vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici con delega a etica e impegno sociale.Per questo motivo, siamo orgogliosi di dare un contributo concreto a una realtà come Dynamo Camp ma, soprattutto, di contribuire a proporre una visione diversa dello sport che sia coinvolgente e inclusiva”.

Grazie a Confindustria Dispositivi Medici che ha scelto Dynamo Academy per la co-progettazione di un’iniziativa, che mette il focus sull’inclusione e evidenzia il ruolo dell’impresa e della collaborazione per il perseguimento del Bene Comune”, è il commento di Serena Porcari CEO di Dynamo Academy e di Dynamo Camp. “Il coinvolgimento di FISPES, partner di Dynamo da tempo, contribuisce a rinforzare l’approccio all’inclusione”.

Sono molto felice di poter ripetere ancora una volta questa bella esperienza che crea nuovamente un ambiente di famiglia tra tutti i partecipanti, compresi i nostri atleti, con la ferma volontà di costruire dei percorsi di bene comune. La Medical Device Challenge è una sfida simbolica a favore di Dynamo Camp, ma è anche un invito per tutti a superare gli ostacoli della vita e a trovare gli stimoli per andare oltre nonostante tutte le difficoltà. Sono convinto che riusciremo ad attivare sempre più iniziative insieme che possano contribuire a dare un senso umano e di valore al lavoro di tutti i componenti di Confindustria Dispositivi Medici, offrendo allo stesso tempo delle risposte concrete a coloro che svolgono un’attività sportiva nel mondo della disabilità”, ha dichiarato il Presidente FISPES Sandrino Porru.

 

Dynamo Academy

Dynamo Academy dal 2010 opera a supporto di aziende, top manager e dipendenti, affiancandoli affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità. Lo fa offrendo programmi di advisory e formazione. Dal 2016 Dynamo Academy è il Partner in Italia dell’americana CECP (Chief Executives for Corporate Purpose), network di oltre 200 CEO di grandi aziende che credono nel ruolo sociale delle imprese.

 

Dynamo Camp

Dynamo Camp Onlus da 15 anni offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche, alle loro famiglie e ai fratelli e sorelle. Le attività si svolgono presso Dynamo Camp e, coi Dynamo Programs, in ospedali, associazioni, case famiglia e Dynamo City Camp nelle maggiori città italiane. Tutte le attività sono strutturate secondo il principio della Terapia Ricreativa Dynamo che ha l’obiettivo dello svago e del divertimento ma anche e soprattutto di essere di stimolo alle capacità dei bambini, di rinnovare la fiducia e la speranza.

Dynamo Camp è situato a Limestre in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF, Oasi Dynamo, e fa parte del SeriousFun Children’s Network di camp fondati nel 1988 da Paul Newman e attivi in tutto il mondo.

 

FISPES – Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali

La FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, è una Federazione Sportiva Paralimpica riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico che dal 2010 si occupa di promuovere e coordinare le attività sportive per persone con disabilità. Le discipline di competenza della FISPES sono:

  • Atletica leggera paralimpica praticabile da soggetti di tutte le disabilità fisiche e sensoriali
  • Rugby in carrozzina praticabile da soggetti non deambulanti con tetraplegia
  • Calcio per disabili fisici (Calcio a 7 per cerebrolesi, Calcio Amputati)

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI:

 IL PAYBACK METTE IN GINOCCHIO LE IMPRESE CHE PRODUCONO TECNOLOGIE PER LA SALUTE

 Col decreto “Aiuti bis” una tassa di oltre 2 miliardi di euro alle aziende italiane produttrici di dispositivi medici

Roma, 21 settembre 2022“Il decreto ‘Aiuti bis’ impone alle imprese produttrici di dispositivi medici una tassa di oltre due miliardi di euro. Si tratta di un peso insostenibile per le aziende della salute, figlio di una norma iniqua che piomba sul comparto nel momento peggiore”. La denuncia arriva dall’associazione di categoria Confindustria Dispositivi Medici, che rappresenta le imprese produttrici e distributrici di tecnologie per la salute, in un appello pubblicato oggi sulle pagine dei principali quotidiani.

Il sistema di tassazione del payback, pensato oltre otto anni fa e mai applicato, è stato infatti inserito del decreto legge “Aiuti bis”, che, con l’articolo 18, definisce le regole per l’applicazione di un sistema di compartecipazione delle imprese allo sforamento dei tetti regionali di spesa sanitaria e obbliga l’industria del settore a un esborso di oltre 2 miliardi.

Davanti alla necessità delle regioni di ripianare le spese dovute al Covid, col decreto ‘Aiuti bis’ si decide di applicare una misura che colpisce pesantemente un comparto strategico per il Paese che ha la responsabilità di produrre salute e non può permettersi di interrompere il pubblico servizio privando le strutture sanitarie degli oltre 1,5 milioni di tecnologie essenziali per la diagnosi, la cura e la riabilitazione delle persone. Il payback grava sulle aziende in un momento già drammatico per la nostra economia e contribuisce a creare un clima di insicurezza che impatta sull’innovazione e sugli investimenti. Le aziende che hanno negli anni partecipato a gare in cui sono stati definiti prezzi e quantità, dopo quasi 10 anni si vedono richiesta una contribuzione del 50% dello sforamento della spesa regionale, di cui non hanno responsabilità. Un colpo che mette a rischio la sopravvivenza delle imprese e le forniture del servizio sanitario”, spiega il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti.

Pandemia, guerra, crisi energetica e delle materie prime stanno già mettendo a dura prova la tenuta del comparto dei dispositivi medici che conta in Italia 4.546 imprese e occupa 112.534 addetti, protagonista della prima fase della pandemia da Coronavirus, e fondamentale nel rilancio della sanità pubblica e privata.

 

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Fanno parte della giuria presieduta da Michele Mirabella:

ISS, Fondazione Gimbe, Cluster Alisei, Human Technopole, FISM, Cittadinanzattiva, WFPHA

DAL 7 SETTEMBRE APERTE LE CANDIDATURE ALLA 4° EDIZIONE DEL PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”

Boggetti: sempre più importante sostenere e promuovere un’informazione trasparente e di qualità, è la migliore garanzia di un giornalismo equilibrato e indipendente, soprattutto in campo scientifico, dove circolano troppe fake news.

 Roma, 5 settembre 2022 – È giunto alla quarta edizione il Premio giornalistico “Umberto Rosa”, voluto da Confindustria Dispositivi Medici per sostenere e promuovere il giornalismo italiano nel campo della scienza e della salute. Le candidature sono aperte dal 7 settembre al 30 novembre 2022.

Il Premio, anche quest’anno patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti, si rivolge a giornalisti che abbiano affrontato temi legati alla sanità e all’innovazione in medicina in servizi ed articoli pubblicati tra il 2 settembre 2021 e il 5 settembre 2022 nelle tre categorie in concorso (web e agenzie, carta stampata, radio e tv).

I premi verranno assegnati agli autori dei migliori lavori valutati da un’autorevole giuria presieduta da Michele Mirabella e di cui fanno parte esponenti del mondo scientifico, istituzionale, imprenditoriale e della comunicazione: Silvio Brusaferro, Presidente Istituto Superiore Sanità; Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione GIMBE; Davide Ederle, Vice Presidente Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita Alisei; Anna Lisa Mandorino, Segretaria generale Cittadinanzattiva; Walter Ricciardi, Presidente della World Federation of Public Health Association; Gianmario Verona, Presidente Human Technopole, Franco Vimercati, Presidente Federazione delle società medico-scientifiche italiane (Fism).

“Possiamo dire con orgoglio che il premio giornalistico ‘Umberto Rosa’ è diventato un appuntamento tradizionale per la stampa della scienza e della salute – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici -. Fin dalla prima edizione, abbiamo voluto con questa iniziativa non solo sostenere il giornalismo di qualità in un settore tanto delicato come quello della salute, ma anche sottolineare l’importanza di una comunicazione trasparente e libera da interferenze esterne. Siamo convinti che la trasparenza sia la migliore garanzia di un giornalismo equilibrato e indipendente, soprattutto in campo scientifico, dove circolano troppe fake news. Da tempo abbiamo adottato un codice etico che valorizzi una comunicazione trasparente e un corretto rapporto tra industria e operatori sanitari, senza la quale non può esserci innovazione tecnologica. E il nostro premio giornalistico va nella stessa direzione”.

Per partecipare al premio, sarà necessario compilare il form di iscrizione presente sul sito www.premiogiornalistico.confindustriadm.it. Il bando completo è disponibile sulla pagina dedicata al premio.

 

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SUNSHINE ACT, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: NORMA NON OSTACOLI BENEFICI PNRR

Boggetti: una normativa ancora tutta da strutturare crea un clima di incertezza e rischia di portare all’estero gli investimenti in R&S

Roma, 12 luglio 2022 – “La norma sul Sunshine act arriva in un momento storico in cui il partenariato tra pubblico e privato è oggi incentivato dal PNRR e l’industria viene finalmente considerata fattore abilitante della ricerca pubblica. Sono numerose le azioni mirate a stimolare in modo trasparente la stessa collaborazione tra medici, industria, università, centri di ricerca e di trasferimento tecnologico, valorizzando i territori e le eccellenze e favorendo la nascita di network in grado di attrarre investimenti nei distretti industriali del Paese. Anche i nuovi regolamenti europei sui dispositivi medici vanno in questa direzione: gli studi clinici saranno più numerosi, di conseguenza la collaborazione tra medico e industria sarà incoraggiata, quando il Sunshine act rischia di irrigidirne i rapporti fra l’altro anche con alcune ombre sulla libertà di proteggere la propria privacy. Se siamo già preoccupati che gli investimenti in studi clinici in Italia sono calati nell’ultimo anno del 27%, il rischio oggi è che una normativa ancora da strutturare crei un clima di incertezza e spinga le nostre imprese a portare all’estero gli investimenti in ricerca e sviluppo, perdendo l’occasione che il PNRR sta cercando di offrire al Paese”. Lo ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria dispositivi medici nel corso del suo intervento di apertura dell’evento “Sunshine act. Focus sulla trasparenza in sanità”, organizzato dalla federazione di Confindustria e che si è svolto oggi a Roma.

“Siamo convinti che la trasparenza sia la migliore garanzia di un corretto rapporto tra industria e operatori sanitari, senza il quale non può esserci innovazione tecnologica perché se dalla ricerca medico-scientifica si sviluppano nuove soluzioni diagnostico-terapeutiche, è poi l’industria che le produce, le industrializza e le rende accessibili a tutti. Per questo già nel 2018 – ha dichiarato il Presidente Boggetti – abbiamo introdotto regole sempre più chiare nel nostro codice etico, anticipando di 4 anni ciò che oggi il Sunshine act vuole normare e introducendo la pubblicazione dei trasferimenti di valore delle nostre aziende in modo autoregolamentato e trasparente. Il Sunshine act rappresenta sicuramente uno strumento verso la trasparenza in sanità, ma siamo anche convinti che per raggiungere pienamente questo obiettivo siano necessari atti di semplificazione normativa, che consentano a tutti gli attori del sistema di agire in modo chiaro attraverso regole semplici in un percorso virtuoso. Non dimentichiamo infatti che dove ci sono troppe norme si crea minore chiarezza ed è proprio qui che può annidarsi la corruzione. Il nostro comparto oggi è sano, da tempo non si rilevano episodi di corruzione, rendendo questo aggiornamento normativo in questo momento di dubbio valore”.

Sono 4.893 gli eventi formativi che il Sistema di valutazione delle conferenze (SVC) di Confindustria dispositivi medici ha analizzato dal 2019 al 2022 per stabilire il rispetto dei requisiti di sobrietà in eventi come congressi, workshop o seminari medico-scientifici. Solo l’1% è stato considerato non conforme al codice etico di Confindustria dispositivi medici e quindi non idoneo a ricevere il supporto delle imprese. Ricordiamo che al codice etico aderiscono tutte le imprese iscritte all’associazione impegnandosi inoltre a introdurre la sponsorizzazione indiretta, ovvero l’erogazione del proprio contributo per la formazione degli operatori sanitari a soggetti terzi, come provider, strutture sanitarie o società scientifiche, senza intervenire nella scelta dei professionisti che ne beneficiano, del programma scientifico e dei relatori. Il codice etico di Confindustria dispositivi medici contempla inoltre la full transparency nella pubblicazione dei trasferimenti di valore, ovvero la pubblicazione sui siti delle imprese di tutti i trasferimenti di valore corrisposti durante l’anno a favore di società scientifiche, provider, organizzazioni sanitarie, ma anche di tutti gli importi versati agli operatori medico-sanitari o altri soggetti per consulenze per progetti di ricerca, borse di studio o collaborazioni per l’innovazione e l’utilizzo di dispositivi medici.

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COSTI MATERIE PRIME, EGUALIA E CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: RINEGOZIARE I PREZZI DELLE FORNITURE

L’assetto normativo attuale crea una palese disparità di trattamento tra le diverse categorie di appalti, lasciando le aziende del settore sanitario prive di paracadute

Roma, 29 giugno 2022 – Le imprese del comparto dei dispositivi medici e dei farmaci generici equivalenti vivono in questi mesi, come effetto secondario della pandemia da Covid-19, una grave carenza di materie prime e il conseguente, drammatico, peso dell’aumento dei prezzi. Si tratta di una situazione che nel settore sanitario assume connotati peculiari per la stessa natura del mercato. Queste aziende, infatti, si rivolgono prevalentemente al settore pubblico e il mercato si realizza attraverso l’aggiudicazione di gare al prezzo e per lotti spesso molto grandi e pluriennali.

Egualia e Confindustria dispositivi medici chiedono pertanto a gran voce di poter rinegoziare i contratti di fornitura, come si sta facendo per altri settori che lavorano con la PA. Trattandosi di beni di prima necessità per il funzionamento di ospedali, ambulatori e altre strutture sanitarie non è possibile interrompere le forniture di dispositivi medici e farmaci equivalenti per non configurare una interruzione di pubblico servizio. Questo sta creando seri problemi alle imprese del settore.

«L’ANAC aveva evidenziato già a febbraio le criticità inerenti gli incrementi delle materie prime nei contratti di servizi e forniture, sollecitando il Governo a prevedere anche per forniture e servizi misure di compensazione analoghe a quelle quella previste per il comparto dei lavori pubblici nel Decreto Sostegni ter, pubblicato a marzo – sottolinea Enrique Häusermann, presidente di Egualia -. Anche il decreto ‘tagliaprezzi’, definitivamente convertito in legge a fine maggio, ha previsto una clausola sui prezzi, ma solo per i lavori pubblici. Mentre la delega al Governo in materia di contratti pubblici, approvata a giugno, rinvia ad un futuro obbligo per le stazioni appaltanti a inserire nei bandi “un regime obbligatorio di revisione dei prezzi”. L’assetto normativo attuale crea dunque una palese disparità di trattamento tra le diverse categorie di appalti, lasciando completamente abbandonate a sé stesse le aziende del settore sanitario che hanno invece bisogno di interventi immediati per riuscire a sopravvivere. La supply chain del farmaco sta subendo a livello mondiale una pressione, spesso insostenibile, sulla disponibilità ed il costo di materie prime (API ed eccipienti), materiali di confezionamento, macchinari e parti di ricambio cui si è aggiunto – più di recente – il tema degli approvvigionamenti energetici. Oggi tutti questi costi sono raddoppiati, triplicati e oltre a fronte di prezzi spesso negoziati oltre 10 anni fa. Per alcune categorie di farmaci generici equivalenti il prezzo ex factory non è più sostenibile industrialmente. Ancor più nel mercato ospedaliero, dove il prezzo ex factory è in molti casi usato come base d’asta per le gare pubbliche».

“Le nostre imprese – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici – stanno subendo pesantemente la crisi delle materie prime: 8 aziende su 10 hanno ritardato la produzione e il 21% ha dovuto ridurla a causa dell’aumento dei costi delle materie prime. Inoltre, hanno sostenuto costi per acquisto di materie prime, in media, maggiori del 50% circa rispetto all’anno precedente. Si tratta di una situazione paradossale: la mancanza di materie prime mette a rischio la disponibilità dei prodotti e a causa dell’aumento dei loro costi non possono variare il prezzo finale perché vincolate da contratti pluriennali con la PA. Ancora più paradossale è il fatto che in caso di contestazione e di inadempimento contrattuale corrono il rischio di essere inserite nel casellario informatico ANAC, cosa che preclude loro la partecipazione ad altre gare. Tale evenienza impedirebbe di fatto la vita stessa di molte aziende che hanno nel rapporto con la PA il solo o principale sbocco commerciale. Per questo motivo, chiediamo di intervenire, ad esempio dando la possibilità di riconoscere l’adeguamento ISTAT, con scelte rapide e chiare in modo da consentire la sopravvivenza di un settore che si è dimostrato essere l’ossatura del SSN in questi lunghi anni di pandemia”.

 

 

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Confindustria dispositivi medici: il fronte dell’industria ha bisogno di essere forte e coeso per sostenere la crescita del Paese

Boggetti: bene l’ingresso di Medtronic nella nostra Federazione

Roma, 24 giugno 2022 – “In un momento cruciale per l’impatto e il ruolo che il nostro settore è chiamato a svolgere per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese, è quantomai necessario che il fronte dell’industria sia forte e coeso. Per questo plaudiamo al ritorno di Medtronic nella casa comune di tutte le aziende di dispositivi medici. Le nostre imprese sostengono con responsabilità l’evoluzione del Servizio Sanitario verso modelli di valore e sostenibilità. Confindustria Dispositivi Medici è un interlocutore proattivo e prioritario per definire operatività e progettualità dei fondi del PNRR, con le nostre aziende che esprimono un altissimo livello di innovazione tecnologica per offrire più salute e benessere. Stiamo lavorando sulle opportunità e siamo attenti alle sfide dell’attuale congiuntura. La crisi delle materie prime e dei costi energetici innescati dalla guerra sta ritardando la produzione di 8 aziende su 10. È quindi indispensabile allineare i prezzi e gli obblighi in coerenza con l’attuale situazione di crisi degli approvvigionamenti. A questo scenario si aggiunge un sistema di razionalizzazione della spesa per le tecnologie mediche, nel nostro Paese, rappresentato dalle misure di payback e dai contributi sui fatturati del comparto, pari allo 0.75%, che pone serie questioni di governance del settore da affrontare il prima possibile”. Lo ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

“Rientriamo nella Federazione di Confindustria Dispositivi Medici per offrire il nostro responsabile contributo di leadership in un momento fondamentale per il nostro Paese, per l’impatto che la pandemia Covid-19 ha rappresentato e per l’attuale congiuntura. Siamo entusiasti di lavorare sui temi di reputazione, valore e governance del nostro settore con le aziende associate a Confindustria Dispositivi Medici”. Lo ha dichiarato Michele Perrino, Regional Vice President North Western Europe, Italy & WE Commercial Partnerships Cardiovascular.

 

 

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Nuova indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici

MATERIE PRIME DEI DISPOSITIVI MEDICI: AUMENTO COSTI DEL 50%, IL 79% DELLE IMPRESE HA RITARDATO LA PRODUZIONE

Roma, 13 giugno 2022 – 8 aziende su 10 nel settore dei dispositivi medici hanno ritardato la produzione e il 21% ha dovuto ridurla a causa dell’aumento dei costi delle materie prime. L’impatto della guerra ha ulteriormente aggravato la situazione: il 66% delle aziende ha avuto ulteriori problematiche per l’operatività (aumento costi e difficoltà approvvigionamento) e il 15% ha evidenziato ricadute dirette, operando nei paesi coinvolti. Sono questi i principali dati emersi dalla seconda edizione dell’indagine condotta dal Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici per evidenziare l’impatto indiretto della pandemia prima e della guerra poi sull’industria del settore.

Le imprese dei dispositivi medici hanno sostenuto costi per acquisto di materie prime, in media, maggiori del 50% circa rispetto all’anno precedente. Il 17% circa di queste imprese, inoltre, afferma di aver visto questa voce di costo più che raddoppiare dal 2021 al 2020. Un effetto di entità simile viene evidenziato anche in termini di costi per acquisto di servizi di finitura che, in media, sono risultati maggiori quasi del 65% rispetto all’anno precedente.

La partita più importante, tuttavia, viene giocata – oggi, ma ancora di più in un futuro prossimo – sul mercato dell’energia: la media del tasso di variazione dei costi per acquisto di energia elettrica da parte delle aziende di dispositivi medici supera il 100%, determinando un effetto di portata simile, di riflesso, sui costi per acquisto di servizi di trasporto. Il 19% dei rispondenti, quasi 1 su 5, dichiara inoltre di aver sostenuto, nel 2021, costi per acquisto di energia elettrica per un valore di tre volte superiore rispetto a quello relativo all’anno 2020.

Le materie prime e i semilavorati, necessari per la realizzazione dei dispositivi medici, segnalati come maggiormente rilevanti in termini di variazione dei costi di acquisto sono: alcuni metalli (es. acciaio, alluminio) e le principali fonti di energia (es. gas naturale, petrolio). In aggiunta, componenti elettrici ed elettronici, materie chimiche e plastiche, tessuti e imballaggi.

Tra le principali preoccupazioni espresse dalle aziende risiedono la possibile perdita di un mercato di esportazione, la fragilità della catena di produzione che coinvolge materie prime esportate da Russia e Ucraina e ultima, ma non per importanza, la potenzialità più che concreta che la guerra si protragga nel tempo al punto da ridisegnare il contesto macroeco­nomico globale con un paradigma più fragile e frammentato.

“Pandemia, guerra e crisi delle materie prime – ha commentato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – stanno lasciando il nostro comparto in forte sofferenza. Le aziende dei dispositivi medici si rivolgono prevalentemente al pubblico e il mercato si realizza attraverso l’aggiudicazione di gare per lotti spesso molto grandi e pluriennali. Trattandosi di beni di prima necessità per il funzionamento di ospedali, ambulatori, non è possibile interrompere le forniture per non configurare un’interruzione di pubblico servizio. Da ciò si capisce come le peculiarità che caratterizzano il nostro settore producono effetti molto diversi rispetto ad altri comparti industriali, al di là dei numeri evidenziati dall’indagine. Senza considerare che un numero ampio di studi clinici, sia multicentrici che specifici, che venivano fatti in Ucraina, in Bielorussia e nella Federazione Russa sono stati bloccati, perché non si riesce più a collaborare con gli ospedali in quelle aree, rallentando di fatto l’immissione dell’innovazione sul mercato. La guerra sta inoltre lasciando una sensazione generalizzata di paura anche a casa nostra: dobbiamo affrontare una stagione di investimenti nel servizio sanitario e nella medicina territoriale e avere il coraggio di aumentare le produzioni a fronte dei finanziamenti collegati al PNRR. A queste criticità vanno purtroppo aggiunti sistemi di tassazione specifici per il settore, come il payback e la tassa dello 0.75% sul fatturato, che andrebbero sospesi e superati, anche alla luce delle difficoltà che il settore sta vivendo a causa della congiuntura macroeconomica globale”, ha concluso Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

 

 

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L’80% delle imprese sta trovando difficoltà ad avviare l’iter di certificazione per la mancanza di organismi notificati e la ancora scarsa predicibilità del percorso di certificazione

 In vigore il nuovo regolamento sui dispositivi diagnostici in vitro (IVDR), Confindustria Dispositivi Medici: una tappa importante, si continui a lavorare per rendere la normativa robusta e sostenibile

 Accorsi (Assodiagnostici): L’applicazione della nuova regolamentazione trova il sistema di certificazione impreparato. Solo 7 gli organismi notificati abilitati a certificare oltre 30mila dispositivi diagnostici in vitro

 Roma, 26 maggio 2022 – Entra oggi in piena applicazione il regolamento europeo sui dispositivi medici diagnostici in vitro (IVDR). Il regolamento così approvato designa un sistema rafforzato di organismi notificati che per la prima volta si trova a valutare circa il 70% dei dispositivi di diagnostica in vitro. L’IVDR introduce un nuovo sistema di classificazione dei rischi, requisiti di evidenza clinica aggiornati, un nuovo sistema post-commercializzazione, un nuovo database che garantisce maggiore trasparenza (EUDAMED) e un sistema unico di identificazione del dispositivo che facilita la tracciabilità della catena di approvvigionamento.

“Accogliamo con favore l’arrivo del nuovo Regolamento, che segna un nuovo importante capitolo per i test medico-diagnostici in vitro (IVD) in Europa. Il settore della diagnostica in vitro (IVD) – commenta Katia Accorsi, Presidente di Assodiagnostici, l’associazione che in Confindustria Dispositivi Medici rappresenta le aziende operanti nella produzione e distribuzione di diagnostica in vitro – ha pienamente sostenuto gli obiettivi della nuova normativa e ha investito risorse significative per soddisfarne i requisiti e garantire che gli IVD restassero a disposizione di pazienti, operatori sanitari e laboratori. Entusiasti degli importanti progressi compiuti negli ultimi anni, siamo però consapevoli dei limiti che ancora necessitano di essere superati. Oggi siamo dunque un passo avanti, ma non a un punto di arrivo: come associazione continueremo a collaborare con le istituzioni competenti e gli stakeholder per trovare rapidamente soluzioni che evitino interruzioni nella fornitura di importanti dispositivi medici e diagnostici salvavita”.

Secondo Confindustria Dispositivi Medici e l’associazione europea Medtech Europe in occasione della data di applicazione l’infrastruttura IVDR risulta incompleta presentando criticità che richiedono una risoluzione urgente, nonostante il recente emendamento di gennaio 2022 ha concesso alla maggior parte degli IVD, a seconda della classe di rischio, da tre a cinque anni in più per passare al nuovo regolamento, se soddisfano determinate condizioni.

Secondo le due associazioni rappresentanti del settore industriale sarebbe pertanto necessario:

  • Assicurare ai dispositivi innovativi e aggiornati la possibilità di essere certificati ai sensi dell’IVDR e raggiungere il sistema sanitario e i pazienti.
  • Rendere pienamente operativi i sistemi regolatori per certificare gli IVD a più alto rischio ed i test di accompagnamento (cd. companion diagnostic) – tra questi quelli necessari per gestire le malattie infettive e la diagnostica a supporto dei farmaci personalizzati.
  • Aumentare la capacità degli Organismi Notificati affinché supporti la certificazione di tutti gli IVD e riduca le tempistiche di certificazione, attualmente lunghe e imprevedibili.
  • Costruire le altre infrastrutture di sistema necessarie per implementare l’IVDR, compresi i requisiti per gli studi sulle prestazioni, il post-market e la vigilanza e il database EUDAMED, ecc.

“Fino a quando queste sfide non saranno affrontate e risolte, il regolamento IVD non costituirà un percorso sufficientemente prevedibile e affidabile per la certificazione dei test medici necessari. Ricordiamo che secondo una recente indagine dall’associazione europea MedTech Europe l’80% delle imprese sta trovando difficoltà ad avviare l’iter di certificazione per la mancanza di organismi notificati e la ancora scarsa predicibilità del percorso di certificazione. Stiamo parlando di quasi 30 mila dispositivi che dovranno essere certificati dai 7 organismi notificati abilitati”, ha concluso Katia Accorsi.

 

 

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Presentati i dati durante la cerimonia conclusiva della terza edizione del Premio Giornalistico “Umberto Rosa”. I vincitori: Alma Maria Grandin (TG1), Vera Michela Martinella (Corriere della sera Salute) e Giuditta Mosca (Business Insider)

DISPOSITIVI MEDICI: NEGLI ULTIMI DUE ANNI 7MILA FAKE NEWS SU MASCHERINE E PIÙ DI 2MILA SUI TAMPONI

 

Roma, 13 maggio 2022 – Sono circa 7 mila le notizie false o potenzialmente tali sulle mascherine circolate sul web negli ultimi due anni, da marzo 2020 a marzo 2022. Sono 10.877 se si considerano anche quelle relative a tamponi, saturimetri, respiratori e test sierologici. Sul totale dei contenuti analizzati (3.6 milioni), sono stati riscontrati infatti quasi 11mila contenuti fake o potenzialmente fake. Queste ultime si propagano per lo più attraverso fonti non giornalistiche: il 52% viaggia attraverso Twitter, i blog ne sono responsabili per il 26% dei casi, mentre l’8% di notizie non veritiere trova spazio sui siti online.

Questi i risultati dell’analisi “Dispositivi medici e fake news. Conversazioni on line tra disinformazione e salute” realizzata da Reputation Science, la prima società italiana in grado di gestire in modo scientifico e integrato la reputazione di aziende, manager e istituzioni.

L’indagine è stata presentata durante l’evento conclusivo della terza edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa voluto da Confindustria Dispositivi Medici e patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti. Ad aggiudicarsi il riconoscimento che vuole valorizzare il giornalismo di qualità in ambito medico scientifico un podio tutto al femminile con Alma Maria Grandin (TG1), Vera Michela Martinella (Corriere della sera Salute) e Giuditta Mosca (Business Insider).

I due ultimi anni sono stati un banco di prova per tanti settori, compreso quello dell’informazione. La forte emotività scatenata dalla paura e amplificata dalle necessarie restrizioni, ha portato al proliferare di notizie false che, se sempre dannose, quando riguardano la salute rischiano di essere letali – ha commentato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici.Purtroppo, la loro diffusione specie sui social network, rende ancor più difficile la missione dei giornalisti. Svolgere la professione con qualità e scrupolosità, fornendo un argine all’aumento di notizie false è ancor di più oggi, anche con il conflitto in Ucraina, un dovere civico, un impegno quotidiano. Sono anni complessi e se da un lato è fondamentale che i giornalisti diano un contributo alla narrazione di questo momento storico per l’umanità, è anche doveroso sostenere i tanti professionisti impegnati in prima linea. Il nostro impegno per una informazione trasparente e chiara – ha concluso Boggetti – si concretizza anche quest’anno con la terza edizione del premio giornalistico ‘Umberto Rosa’, che ha visto la partecipazione di più di 80 giornalisti e il patrocinio dell’Ordine nazionale dei giornalisti”.

 Vera Michela Martinella, giornalista del Corriere della Sera, è stata premiata nella categoria carta stampata per l’articolo dal titolo Farmaci e vaccini le procedure necessarie alla loro approvazione pubblicato su Corriere Salute, l’inserto dedicato a medicina e salute del Corriere della Sera. Per la categoria web e agenzie, è stata premiata Giuditta Mosca per l’articolo La medicina tra intelligenza artificiale, big data, Etica. Serve ancora una crescita tecnologica ma soprattutto culturale pubblicato dal sito Business Insider Italia. Nella categoria radio e Tv ha trionfato Alma Maria Grandin per il servizio andato in onda su Tg1 dal titolo Tumori impossibili.

  

I risultati dell’indagine:

L’analisi ha l’intento di analizzare le conversazioni in Rete e mappare la diffusione di fake news in merito ai dispositivi medici maggiormente usati durante la pandemia da Covid-19. Grazie a tecnologia di Web Intelligence e Fake News Detection, sono state analizzate le conversazioni online su dispositivi medici e individuate potenziali fake news circolate in rete nel periodo che va da marzo 2020 a marzo 2022. La ricerca si è focalizzata su cinque dispositivi rivelatisi particolarmente importanti: mascherine, tamponi, test sierologici, respiratori e saturimetri.

Dall’analisi emerge con chiarezza come la diffusione di fake news sia legata a momenti di forte emotività: il proliferare di notizie false coincide in maniera speculare con l’aumento dei decessi, segno di diretta proporzionalità tra infodemia ed emotività – commenta Andrea Barchiesi, co-founder & CEO Reputation Science -. I dispositivi medici su cui si sono sviluppate più fake news a livello volumetrico sono state le mascherine, su cui si registra anche il più alto livello di engagement, seguite dai tamponi. Risultati che non sorprendono poiché relativi ai dispositivi su cui gli utenti hanno dibattuto di più e per più tempo. La presenza di account social e siti di natura complottista e negazionista ha reso ancor più critico lo scenario. Da qui, insieme al fondamentale ruolo del giornalismo scientifico, la necessità di strumenti per analizzare e contrastare la disinformazione online”, ha concluso Barchiesi.

Le mascherine entrano nella quotidianità a marzo 2020, da quel momento le fake news riguardano la presunta pericolosità per la salute, probabili cause di ipossia e ipercapnia nonché candidosi, riduzione di ossigeno e tumori. Le teorie più spinte ma meno diffuse, raccontano di nano particelle che si interfacciano con le frequenze del 5G. La maggior parte dei contenuti fake o potenzialmente fake si concentra tra Twitter (54,7%) e Blog (31,4%). Le fake news sulle mascherine sono quelle che hanno registrato più engagement, ovvero più interazioni sul web.

Le notizie false riguardanti i tamponi si sviluppano lungo due direttrici: se da un lato i tamponi sono accusati di contenere veleno in grado di causare cancro o danni al cervello, dall’altro li si accusa di poca affidabilità e quindi responsabili del conteggio alterato dei casi. La maggior parte dei contenuti fake o potenzialmente fake si concentra per il 75% sui Social Network. Il restante 25% si divide tra Blog e Siti Online.

Sui test sierologici, i picchi di attenzione si registrano nella prima fase della pandemia. Le fake news si basano sull’incertezza dei test sierologici giudicati poco affidabili. La maggior parte dei contenuti fake o potenzialmente fake si concentra per l’83% all’interno dei Blog, dei Social e dei Forum.

I respiratori sono stati fortemente necessari nella prima fase dell’epidemia per cui le conversazioni in rete relative a questo fondamentale dispositivo medico si concentrano tra marzo a giugno 2020. Tra le dichiarazioni più forti, quelle che vedono la ventilazione forzata come foriera di danni bariatrici. La maggior parte dei contenuti fake o potenzialmente fake si concentra tra i Blog (35,3%), Twitter (26,1%) e i Forum (14,3%).

I saturimetri generano il maggior numero di conversazioni a novembre 2020 col rialzo dei contagi. A causare incertezza generando poi il proliferare di fake news, sono i sequestri di Dispositivi Medici non a norma da parte della Guardia di Finanza. Oltre il 44% dei contenuti potenzialmente fake sui saturimetri si concentra all’interno dei Blog.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: CONGRATULAZIONI A BOGGETTI NEO PRESIDENTE DEL CLUSTER ALISEI

 

Roma, 14 aprile 2022 – Lo staff e le aziende appartenenti a Confindustria Dispositivi Medici si congratulano con Massimiliano Boggetti eletto Presidente di ALISEI (Advanced Life Science in Italy), il Cluster Tecnologico Nazionale Scienze della Vita, che promuove l’interazione tra il sistema della ricerca multidisciplinare, il tessuto industriale farmaceutico-biomedicale e le istituzioni pubbliche nel settore della salute, per dare un impulso concreto alla ricerca e all’innovazione in Italia. Congratulazioni anche a Luigi Boggio nominato Commissario dell’industria nel Comitato Direttivo di Alisei. A entrambi i migliori auguri di buon lavoro.

“Il cluster Alisei – ha dichiarato il Direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici, Fernanda Gellona – rappresenta un punto di riferimento per l’industria della white economy e riveste un ruolo di importanza strategica per il Paese. Il sostegno del cluster nazionale scienze della vita ai processi di valorizzazione della ricerca, di innovazione e trasferimento tecnologico, oltre che di supporto alla qualificazione del capitale umano, di sviluppo di sistemi di gestione della conoscenza è oggi quantomai fondamentale per lo sviluppo dell’Italia e il suo rilancio in un momento storico che con la pandemia e il conflitto in Ucraina sta mettendo in seria difficoltà l’economia globale”.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 10,8 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.546 aziende, che occupano 112.534 dipendenti.

 

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I dati di Confindustria Dispostivi Medici

DISPOSITIVI MEDICI, CALA LA PRODUZIONE MADE IN ITALY, AUMENTA DEL 30% L’IMPORT DALL’ASIA

 Massimiliano Boggetti: “Abbiamo fatto troppo poco per portare in Italia aziende che hanno all’estero know-how e produzione

 

Roma, 17 febbraio 2022 – Con l’emergenza sanitaria cala la produzione dei dispositivi medici made in Italy, innovativi e a chilometri zero, ma aumenta l’import (+4,9%) e diminuisce l’export (-5,3%). A denunciare la situazione i dati del Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici che mostrano una contrazione del 13% dei dispositivi prodotti in Italia per un valore complessivo di 6 miliardi di euro a tutto vantaggio di una importazione che ha superato gli 8,5 miliardi.

Negli ultimi due anni abbiamo assistito a un aumento del 30% delle importazioni dall’Asia, acquistiamo per lo più dalla Cina, da cui si registra un incremento delle importazioni del +15,1%, ma preoccupante è la crescita esponenziale che hanno subito le importazioni dalla Corea (+309,9%). Se si guarda ai prodotti, a fare la parte del leone sono le importazioni di dispositivi per la diagnostica in vitro, come tamponi e reagenti, che crescono del 476% dall’Asia. Cresce del 76,5% anche l’importazione di dispositivi elettromedicali dall’Asia e +113,2% dal Sud America. Diminuisce del 100% l’importazione di attrezzature tecniche dall’Africa e del 38,7% dal Nord America.

Di contro l’export registra un generale abbassamento del 5,3% fermandosi a quota 5,4 miliardi con picchi che toccano il -19,5% verso il Regno Unito, seguito dal -14,4% registrato verso la Polonia e -12,3% verso gli USA. È invece aumentata l’esportazione verso il Belgio (+50%) e verso Paesi Bassi (+6,4%) e Spagna (+6%).

“Questi dati sul commercio estero – commenta Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – rivelano due criticità presenti nel nostro Paese: la mancanza di una adeguata produzione interna che ci ha spinto a comprare molti beni indispensabili all’estero e la ricerca di prodotti a basso costo che privilegiano il prezzo rispetto alla qualità. In Europa se ne sono accorti e si moltiplicano gli investimenti a rafforzare il tessuto produttivo del comparto nei paesi membri. Finora abbiamo assistito a molte occasioni perse: laddove paesi europei gettavano le basi per costruire un mercato interno forte e autosufficiente, l’Italia mancava di visione non investendo sulla creazione di un tessuto produttivo solido e diversificato. Abbiamo fatto poco o nulla per portare in Italia aziende che hanno all’estero know-how e produzione alla ricerca di condizioni più vantaggiose”.

Eppure il comparto conta 4.546 aziende, che occupano 112.534 dipendenti. Si tratta di un tessuto industriale molto eterogeneo, altamente innovativo e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. “Ma la corsa all’acquisto dall’estero di prodotti per affrontare la pandemia – ha continuato il Presidente Boggetti -, il rallentamento delle attività ambulatoriali e l’aumento dei costi delle materie prime come il ferro (+51,6%), l’alluminio e l’acciaio inox (+39,5% e +36,3%), ma anche dei materiali plastici (+34,8%) e della componentistica elettronica (+32,1%) hanno penalizzato il settore presente nel nostro Paese”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Allungati i periodi transitori, si è scongiurata l’uscita dal mercato di migliaia di prodotti sicuri che non avrebbero potuto ottenere nei tempi le necessarie certificazioni

ASSODIAGNOSTICI: L’APPROVAZIONE DELL’EMENDAMENTO ALL’IVDR IMPORTANTE RISULTATO DI COOPERAZIONE E DIALOGO TRA LE ISTITUZIONI

Roma, 21 dicembre 2021 – “L’approvazione dell’emendamento relativo al nuovo regolamento sui dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVDR), grazie al quale verranno estesi i periodi transitori, rappresenta un’ottima prova di dialogo e cooperazione tra le istituzioni a livello europeo e nazionale”. È questo il commento soddisfatto di Katia Accorsi, Presidente di Assodiagnostici di Confindustria dispositivi medici, che valuta positivamente la recente approvazione da parte del Consiglio e del Parlamento Europeo dell’ importate modifica all’IVDR, che entrerà comunque in vigore il prossimo 26 maggio, ma permetterà alle aziende operanti nella produzione e distribuzioni di test diagnostici in vitro di adeguare i propri prodotti tra il 2024 e il 2028 a seconda del tipo di classificazione del device.

“L’allungamento del periodo nel quale è possibile continuare a immettere e distribuire diagnostici in vitro in Europa ai sensi della Direttiva IVDD- ha spiegato la Presidente Accorsi – consente alle imprese di restare sul mercato con prodotti sicuri e affidabili, dando loro il tempo di effettuare l’iter necessario secondo la classe di rischio di appartenenza. Va infatti ricordato che in Europa sono solo 6 gli enti abilitati alla valutazione di conformità che, senza l’approvazione dell’emendamento, si sarebbero trovati nella necessità di validare oltre 30mila prodotti entro maggio 2022. Un impegno titanico che avrebbe senz’altro lasciato fuori molti prodotti non per scarsa sicurezza, ma per mancanza di tempo. Dobbiamo invece ringraziare lo sforzo comune degli stakeholder coinvolti, a partire dal Ministero della Salute, Istituto superiore di sanità, IMQ, TUV Italia, SIBIOC (Società italiana di biochimica clinica e biologia molecolare clinica – medicina di laboratorio) e alcuni esponenti del Parlamento, che hanno saputo portare avanti un percorso costruttivo di collaborazione anche con il mondo delle imprese, che ha portato a questo importante risultato. Ancora una volta si è dimostrato che fare rete, mettendo assieme imprese e istituzioni, è l’unico modo per affrontare le sfide del settore, che in particolare sui temi regolatori tocca aspetti di vitale importanza per la sicurezza e la vita stessa del comparto”, ha continuato Accorsi.

La scarsità in Europa di Organismi notificati in grado di espletare gli iter di certificazione per l’immissione sul mercato resta ancora un punto dolente. Una recente indagine dell’associazione europea MedtTech aveva, infatti, sottolineato come l’88% dei dispositivi diagnostica in vitro (IVD) attualmente distribuiti in Europa non avesse un certificato adeguato al nuovo regolamento e il 53% delle imprese facesse fatica a trovare un organismo notificato in grado di avviare e portare a termine gli iter necessari in tempi così stringenti.

“Entro maggio 2022 i produttori e gli organismi notificati – ha concluso Accorsi- avrebbero bisogno di una guida tempestiva dell’UE su come gestire le modifiche che possono verificarsi ai test esistenti, ad esempio le modifiche dei componenti a causa di carenze nella catena di approvvigionamento, data la grave crisi delle materie prime. Inoltre, è indispensabile continuare a investire, soprattutto da parte dell’autorità competente, nel processo di designazione degli organismi notificati e nella costruzione dell’infrastruttura (Eudamed/repertorio, documenti di orientamento/specifiche comuni, laboratori di riferimento europei, procedure di notifica dei prodotti, di rilascio dei free sales certificate e di sorveglianza post market), necessaria per consentire all’industria di rendere disponibili dispositivi IVD conformi alla nuova regolamentazione e di competere a livello internazionale”.

 

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Confindustria Dispositivi Medici e Fispes ancora insieme per Dynamo Camp

MEDICAL DEVICE CHALLENGE 2021: SPORT E SOLIDARIETÀ PER RINNOVARE L’IMPEGNO DELLE IMPRESE NELLA COSTRUZIONE DI UN MONDO PIÙ INCLUSIVO

Una challenge a distanza, ideata e organizzata insieme a Dynamo Academy, per continuare un percorso di cambiamento capace di generare un impatto positivo su persone e società oltre le barriere

 La nostra sfida è insieme. Questo il motto della quarta edizione della Medical Device Challenge 2021, la manifestazione sportiva che anche quest’anno Confindustria Dispositivi Medici ha voluto organizzare per raccogliere fondi che contribuiranno a offrire agli ospiti di Dynamo Camp programmi gratuiti di Terapia Ricreativa. L’iniziativa è stata concepita e organizzata insieme a Dynamo Academy, impresa che opera a supporto di aziende, top manager e dipendenti, affiancandoli affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità.

Gli atleti di Fispes, la Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali con la loro esperienza e il loro esempio di ogni giorno saranno coach e motivatori di squadre composte da dipendenti, manager e amministratori delegati delle imprese dei dispositivi medici, che hanno confermato il loro impegno aderendo all’evento di solidarietà che da quattro anni offre, attraverso la challenge, un concreto aiuto ai piccoli ospiti di Dynamo Camp, bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni con gravi patologie. Sport e solidarietà si incontrano per dare vita a inclusione, benessere e coesione in un una sfida virtuale che vuole mettere al centro la costruzione di un mondo più inclusivo.

La quarta edizione della Medical Device Challenge, in programma dal 10 al 19 dicembre 2021, si svolgerà anche quest’anno a distanza attraverso l’uso di un fitness tracker e di una app in grado di registrare sotto forma di punteggio le prestazioni sportive delle diverse squadre aziendali che partecipano sfidandosi (https://www.confindustriadm.it/medical-device-challenge-2021/)

“Vogliamo continuare ad affermare il ruolo sociale che hanno le nostre imprese all’interno di un mondo in cui la sostenibilità e l’inclusività sono concetti sempre più pervasivi e interconnessi all’economia e alla società”– ha dichiarato Mirella Bistocchi, vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici con delega a etica e impegno sociale. “Il nostro appuntamento annuale con la Medical Device Challenge è parte di un percorso molto più ampio, che vogliamo tracciare insieme e uniti. Con noi gli atleti della Fispes che, dopo le emozioni delle Paralimpiadi, ci accompagneranno con le loro energie verso sfide capaci di unirci e avvicinarci alla diversità di chi ha opportunità e abilità diverse, come i bambini di Dynamo Camp”, ha concluso Bistocchi.

 

“Grazie a Confindustria Dispositivi Medici che continua il suo percorso di engagement delle imprese associate rispetto a temi centrali della società e dell’economia, come il contributo di ogni azienda e cittadino al Bene Comune”, è il commento di Serena Porcari CEO di Dynamo Academy e di Dynamo Camp. “A Limestre mettiamo a disposizione la competenza di Dynamo Academy come advisor in iniziative aziendali con finalità sociale e l’esempio di Dynamo Camp come fondazione che da 15 anni pratica l’inclusione in modo innovativo. Grazie anche a FISPES per essere al fianco del progetto con i suoi atleti”.

Il Presidente FISPES Sandrino Porru commenta: “Siamo molto felici di proseguire questo  cammino con Confindustria Dispositivi Medici a favore di Dynamo Camp, due partner per noi preziosi come tutti i nostri compagni di viaggio. Insieme possiamo sperare di raggiungere traguardi importanti e continuare a lavorare nella collettività per la mission che ci accomuna a favore delle persone più bisognose e in particolare quelle con disabilità”.

 

Dynamo Academy

Dynamo Academy dal 2010 opera a supporto di aziende, top manager e dipendenti, affiancandoli affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità. Lo fa offrendo advisory e programmi di engagement e formazione. Dal 2016 Dynamo Academy è il Partner in Italia dell’americana CECP (Chief Executives for Corporate Purpose), network di oltre 200 CEO di grandi aziende che credono nel ruolo sociale delle imprese.

 

Dynamo Camp

Dynamo Camp Onlus offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche, alle loro famiglie e ai fratelli e sorelle. Le attività si svolgono presso Dynamo Camp e, coi Dynamo Programs, in ospedali, associazioni e case famiglia nelle maggiori città italiane. Tutte le attività sono strutturate secondo il principio della Terapia Ricreativa Dynamo che ha l’obiettivo dello svago e del divertimento ma anche e soprattutto di essere di stimolo alle capacità dei bambini, di rinnovare la fiducia e la speranza.

Dynamo Camp è situato a Limestre in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF, Oasi Dynamo, e fa parte del SeriousFun Children’s Network di camp fondati nel 1988 da Paul Newman e attivi in tutto il mondo.

 

FISPES – Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali

La FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, è una Federazione Sportiva Paralimpica riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico che dal 2010 si occupa di promuovere e coordinare le attività sportive per persone con disabilità. Le discipline di competenza della FISPES sono:

  • Atletica leggera paralimpica praticabile da soggetti di tutte le disabilità fisiche e sensoriali
  • Rugby in carrozzina praticabile da soggetti non deambulanti con tetraplegia
  • Calcio per disabili fisici (Calcio a 7 per cerebrolesi, Calcio Amputati)

 

Confindustria Dispositivi Medici
Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 11 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

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Giuliana Grillo – FISPES

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Contatti stampa Dynamo

Francesca Maggioni – Dynamo Camp

e-mail: francesca.maggioni@dynamocamp.org – mobile: 3356085000

KATIA FRANCESCA ACCORSI (ROCHE DIAGNOSTICS ITALIA) NUOVA PRESIDENTE DI ASSODIAGNOSTICI

“I risultati dei test diagnostici in vitro  sono in grado di influenzare fino al 70% delle decisioni cliniche pur rappresentando solo circa l’1,2% della spesa sanitaria. PNRR la grande occasione per superare le fragilità del SSN*”

 Milano, 6 dicembre 2021 – Katia Francesca Accorsi, Direttrice Commerciale in Roche Diagnostics, è la nuova Presidente di Assodiagnostici, l’associazione delle imprese che producono e distribuiscono dispositivi medico-diagnostici in vitro in Confindustria Dispositivi medici.

Classe ’72 e laureata in biologia con specializzazione in biotecnologie e un master in Digital marketing, Katia Francesca Accorsi ha iniziato la sua carriera nel 1998 come ricercatrice a l’Ecole Polytechnique in Francia. Negli ultimi 20 anni in Roche Diagnostics Italia, ha ricoperto posizioni di crescente responsabilità in ambiti diversi fra cui marketing e vendite e dal 2017 è Direttrice Commerciale. Ha grande esperienza della realtà associativa Confindustriale essendo Membro del Consiglio Generale di Confindustria Dispositivi Medici e Membro del Gruppo Consiliare di Assodiagnostici. Con lei lavoreranno alla realizzazione del piano di lavoro: Silvio Bertasini, General Manager Europe Southern Region di Beckman Coulter, Angelo Fracassi, Presidente di Dasit Group, Renato Bonatia, AD di Ortho Clinical Diagnostics, Jordi Lloren, Direttore Generale di Werfen, Marcello Mancini, Country Manager in Becton Dickinson IDS, Renzo Polato, Direttore Commerciale di Biomerieux, e Marco Rota, Sales Manager presso la A. Menarini Diagnostics.

La pandemia, unita a un progressivo invecchiamento della popolazione spesso associato a patologie a esito cronico-degenerativo, sta portando a una domanda sanitaria crescente – dichiara Accorsi -. In questi ultimi mesi è emersa con forza la necessità di ripensare i paradigmi alla base della gestione sanitaria mettendo l’accento su sostenibilità e valore, inteso come il rapporto tra gli esiti di salute e i costi reali sostenuti sull’intero ciclo di cura. In questo contesto, la diagnostica in vitro può contribuire significativamente sia ad affrontare le sempre più complesse sfide sanitarie attuali, sia a costruire  una sanità futura incentrata sulle reali esigenze delle persone, una sanità ripensata partendo dal valore per il paziente  e dalla sostenibilità economica del sistema salute : basti pensare che i risultati dei test diagnostici in vitro sono in grado di influenzare fino al 70% delle decisioni cliniche pur rappresentando solo circa l’1,2% della spesa sanitaria*. È dunque evidente come mettere al centro la diagnostica in vitro potrebbe tradursi in un incremento in termini di benefici per il paziente. Una responsabilità ma anche un’opportunità per il nostro comparto: il PNRR è la grande occasione del nostro sistema sanitario per superare le fragilità e progettare la sanità del futuro. – continua la neo presidente -. Il primo importante appuntamento è l’introduzione del nuovo regolamento IVD previsto per maggio 2022, la cui applicazione trova il sistema di certificazione assolutamente impreparato. Bisogna dunque avviare fin da subito un percorso basato sul dialogo e cooperazione tra associazione e istituzioni per affrontare insieme le sfide del futuro. Mai come oggi è importante che tutte le aziende dei dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVD), le società scientifiche e le istituzioni nazionali e regionali lavorino insieme per contribuire al cambiamento promuovendo l’innovazione con le proprie soluzioni e mettendo al servizio del sistema le proprie competenze e il proprio know-how“.

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Confindustria Dispositivi Medici: abolire tetti di spesa e payback per rilanciare la Sanità e riportare le imprese in Italia

Boggetti: “È tempo di definire un sistema di governance che garantisca l’accesso all’innovazione in medicina ai cittadini e contemporaneamente crei un tessuto industriale di dispositivi medici in Italia”

Arezzo, 3 dicembre 2021 – Rifinanziare la salute, abolire i tetti di spesa e il payback, eliminare la tassa sull’innovazione, attivare un piano nazionale di Health Technology Assessment (HTA), ridefinire i livelli essenziali di assistenza (LEA) sulla base dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali. Sono queste le richieste avanzate da Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici durante l’evento “La governance dei dispositivi medici: dall’Europa una sfida per il futuro”, organizzato oggi nell’ambito del Forum Risk Management di Arezzo.

“Abbiamo imparato che la sanità è il settore più importante, dal cui buon funzionamento dipendono  tutti gli altri settori.  È dunque ora di mettere in pratica la lezione imparata affinché non resti solo spicciola retorica – ha dichiarato Boggetti –. Sperando di esserci lasciati alle spalle il periodo peggiore, è tempo di definire un sistema di governance che garantisca un controllo della spesa non penalizzando il tessuto industriale italiano, l’innovazione e i servizi al cittadino”.

“Per farlo, è necessario un cambio di paradigma che abbandoni l’attuale logica a silos delle prestazioni sanitarie, abbracciandone una che tenga conto delle patologie e del costo necessario a fronteggiarle sulla base di Protocolli Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA). È necessario ripensare i Livelli essenziali di assistenza (LEA) considerando il percorso terapeutico nella sua totalità per costruire una medicina ad personam, in grado di offrire al paziente le migliori cure possibili e da cui far discendere le politiche di acquisto. Per questo è necessario l’esclusione dai  tetti di spesa almeno su quelle innovazioni con positiva valutazione di HTA.

“Meccanismi come il payback – ha continuato Boggetti in apertura dell’incontro al Forum risk di Arezzo – rendono paradossalmente debitrici le aziende penalizzando ricerca e sviluppo, bloccando l’innovazione e frenando un tessuto industriale fondamentale per la salute economica del Paese quanto per quella dei suoi cittadini. Mettere in capo alle imprese fornitrici una parte degli sforamenti dei limiti di spesa, fissati dalle stesse regioni, non considerando gli attuali bisogni di salute dei cittadini significa trasferire la responsabilità della corretta gestione della spesa pubblica a soggetti privati, quali le imprese”.

“Come Confindustria dispositivi Medici, chiediamo, dunque, di ripensare il sistema di acquisto rinunciando alle gare al massimo ribasso e andando verso un’attenta analisi del valore complessivo di un prodotto, sia in termini clinici, diagnostici e terapeutici oltre che dal punto di vista economico. Quello che dovrebbe essere alla base del piano nazionale di HTA tante volte annunciato, ma mai realizzato.

“Perseverare nel mantenimento dei tetti di spesa e di meccanismi quali il payback e le gare al ribasso significa contribuire a rendere l’Italia un Paese sempre meno appetibile per investimenti nazionali ed esteri, quando invece abbiamo bisogno di far tornare in Italia produzione e ricerca. Realizzare un reshoring, soprattutto nel caso dei dispositivi medici, significa investire su un settore in grado non solo di tutelare il Paese di fronte ad altre eventuali emergenze sanitarie, ma anche capace di far crescere il tessuto industriale in un comparto che è considerato oggi uno dei più promettenti, in grado di generare PIL e occupazione” – insiste Boggetti.

 

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BOGGETTI (CONFINDUSTRIA DM): NECESSARIA COLLABORAZIONE PUBBLICO-PRIVATO PER RILANCIO DEL SSN

Milano, 1 dicembre 2021 – “Se vogliamo utilizzare al meglio i fondi del PNRR e rilanciare il Servizio sanitario nazionale attraverso un potenziamento dell’assistenza territoriale e una riqualificazione degli ospedali, allora non si può non pensare una collaborazione pubblico-privato, mettendo a fattor comune le specifiche competenze di tutti i soggetti in modo sostenibile e trasparente. In quest’ottica i dispositivi medici non devono essere considerati il problema, ma la soluzione, perché la scelta appropriata unitamente al corretto utilizzo consente soluzioni terapeutiche, diagnostiche e organizzative a beneficio del sistema salute e dei pazienti. Fondamentale in questo percorso è la formazione di tutti i professionisti sanitari che gestiscono a vario titolo questi prodotti, affinché possano conoscere le innovazioni per acquistarle e utilizzarle al meglio. E tutto questo può avvenire solo attraverso una collaborazione costruttiva e trasparente con l’industria”. Lo ha dichiarato il Presidente di Confindustria dispositivi medici nel corso dell’evento “Un patto per il futuro del SSN pubblico-privato-privato sociale”, che si è svolto oggi al Forum Risk Management di Arezzo.

 

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Webinar organizzato da Confindustria Dispositivi Medici con Assortopedia, Fish onlus e Simfer

Fornire ai pazienti con disabilità ausili appropriati modificando l’iter di fornitura: le proposte alla Commissione Lea

Confindustria Dispositivi Medici: a gravare su realtà già complesse, la crisi delle materie prime con un incremento dei costi dei prodotti finiti del +36%

Roma, 8 novembre 2021 – Lo spostamento degli ausili per disabilità gravi e complesse negli elenchi di ausili di serie, e quindi oggetto di acquisizione tramite gara d’appalto, impedisce una individuazione ad personam del dispositivo stesso, pesando gravemente sulla qualità della vita dei pazienti con disabilità presenti oggi in Italia. Questa situazione si è creata in seguito al lungo percorso della riforma dei LEA iniziato oltre 10 anni fa e terminato con la pubblicazione del Dpcm 12 gennaio 2017, al cui interno sono inseriti gli elenchi dei dispositivi medici destinati agli aventi diritto e con spesa a carico del SSN. La revisione degli elenchi ha portato un miglioramento in termini di disponibilità di prodotti (includendo ad esempio alcuni ausili tecnologici), ma ha creato una forte incertezza nelle regole di forniture di ausili per pazienti con disabilità con sensibili differenze tra le diverse regioni. Si tratta di dispositivi che vanno dai bastoni canadesi agli esoscheletri e comprendono anche le carrozzine manuali, quelle elettriche dotate di dispositivi per la comunicazione di chi le utilizza e tutti gli altri ausili che permettono di migliorare lo stile di vita e l’inclusione dei pazienti.

La grave situazione degli ausili complessi è stata affrontata oggi all’interno del webinar “Ausili complessi e inclusione: le persone al centro nella proposta di Confindustria Dispositivi Medici”, che si è tenuto nella sede milanese della Federazione. Confindustria Dispositivi Medici, Assortopedia, Fish onlus e Simfer, hanno presentato le proposte avanzate alla Commissione LEA, denunciando come l’attuale modello di acquisto e il sistema di classificazione degli ausili penalizzi le persone con disabilità grave e complessa. Una situazione generata dall’attuale Nomenclatore tariffario degli ausili (DPCM 12 gennaio 2017), che ha visto lo spostamento di alcuni ausili per persone con disabilità dall’elenco dei prodotti personalizzati e su misura a quello degli ausili di serie, per i quali l’erogazione avviene tramite gara d’appalto. Le quattro associazioni chiedono dunque alla Commissione Lea di regolamentare in maniera corretta l’erogazione rivedendo l’attuale Nomenclatore e consentendo di fatto a tutti i pazienti la fornitura di ausili adeguati alle proprie esigenze e garantendo a tutti le migliori cure possibili.

In Italia oltre 3 milioni di pazienti sono alle prese con procedure per l’approvvigionamento di ausili che impediscono personalizzazione adeguate, tempi celeri e accesso alla migliore tecnologia possibile con rischi sul percorso di cura e riabilitazione. – ha commentato Alessandro Berti, Presidente Ausili Confindustria Dispositivi Medici -. A gravare su realtà già complesse, si aggiunge la crisi delle materie prime con un incremento dei costi dei prodotti finiti del +36% che rischia di generare grande difficoltà nel rifornire gli ospedali con un forte impatto sull’intero sistema sanitario nazionale e sull’accesso alle cure e alle tecnologie da parte dei cittadini”.

L’evento, moderato da Fernanda Gellona, Direttrice Generale Confindustria Dispositivi Medici, ha visto la partecipazione di Vincenzo Falabella, Presidente Fish onlus, Alessandro Maggi, Presidente Assortopedia e Giovanna Beretta, Presidentessa Simfer. All’evento sono intervenute Erika Stefani, Ministra per le disabilità, l’onorevole Lisa Noja, Commissione Affari Sociali della Camera e l’onorevole Giusy Versace, Commissione Affari Sociali della Camera. A fare gli onori di casa, il Presidente dell’Associazione Ausili di Confindustria Dispositivi Medici, Alessandro Berti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici

PREZZI DELLE MATERIE PRIME, +29% I COSTI DEI DEVICE FINITI. FORNITURE A RISCHIO, RIVEDERE LE GARE AGGIUDICATE

Gellona al Congresso della FARE: “Le stazioni appaltanti e le regioni devono comprendere che non è più possibile fornire il SSN alle condizioni di qualche mese fa e che le gare al prezzo più basso creano problemi di approvvigionamento

 

Roma, 29 ottobre 2021 – Carrozzine, ausili per disabilità gravi, letti per gli ospedali, ma anche apparecchiature diagnostiche per le analisi di laboratorio, attrezzature chirurgiche come bisturi e forbici. Sono questi alcuni dei dispositivi medici, che stanno subendo fortemente la crisi delle materie prime con un incremento dei costi dei prodotti finiti del +29,6% e spesso problemi di approvvigionamento dei materiali. Le conseguenze saranno la difficoltà a rifornire gli ospedali e un forte impatto sull’intero sistema sanitario nazionale e sull’accesso alle cure e alle tecnologie da parte dei cittadini. Questo l’allarme lanciato da Fernanda Gellona, Direttore generale di Confindustria Dispositivi Medici, intervenuta oggi al XXI Congresso nazionale della FARE (Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e provveditori della sanità) nell’ambito della tavola rotonda “Procurement come visione strategica”.

“Negli ultimi anni abbiamo assistito a procedure pubbliche di acquisto improntate al prezzo più basso. Le stazioni appaltanti e le regioni – ha dichiarato il Direttore generale Gellona – devono valutare con attenzione questi aspetti critici e comprendere che non è più possibile fornire il SSN alle condizioni di qualche mese fa e che le gare future vanno adeguate ai nuovi costi delle materie prime. È pertanto di prioritaria importanza valutare un’equa modificazione delle condizioni dei contratti in essere, tenuto conto delle mutate condizioni economiche intercorse tra la data di stipulazione del contratto e la sua esecuzione secondo quanto previsto dall’art. 106 del D.Lgs 50/2016”.

Secondo l’indagine condotta dal Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici per evidenziare l’impatto indiretto della pandemia sull’industria del settore emerge che la variazione sui costi per i trasporti delle materie prime, dei semilavorati e delle finiture rappresenta la voce più rilevante in termini di impatto sui servizi, raggiungendo il valore di 200,6%. Anche la variazione sui costi delle finiture ha giocato un ruolo di primo piano, con un impatto del 52,2%. In definitiva, le due forze appena indicate hanno determinato una variazione sui costi dei prodotti finiti pari al 29,6%.

 

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: BENE PATTO CON STAKEHOLDER, AUMENTO FSN SEGNALE CONCRETO

Roma, 22 ottobre 2021 – “Accogliamo con molto piacere le parole del Ministro della Salute, Roberto Speranza, di voler avviare un grande patto con gli stakeholder. L’industria dei dispositivi medici è pronta a fare la propria parte per rilanciare la Sanità di domani. La salute è stata ora messa al centro degli investimenti per il Paese e l’aumento del Fondo sanitario nazionale 2022-2024 è un primo segnale concreto. Mi congratulo con il Ministro e con questo Governo che hanno finalmente capito che bisogna rifondare la Sanità e investire su di essa, mettendo mano a una riorganizzazione strutturale del sistema”. Questo il commento del Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, presente ieri all’intervento del Ministro della Salute, Roberto Speranza, in occasione dell’evento “800 anni di carità dalla peste al Covid. La storia del movimento delle misericordie”, organizzato dalla Confederazione nazionale delle Misericordie d’Italia.

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI, BOGGETTI: «ELIMINARE IL PAYBACK E INVESTIRE NELL’INDUSTRIA DELLA SALUTE»

Il Presidente Boggetti, presente all’evento dell’Istituto Bruno Leoni, ha commentato il Briefing Paper “Il payback sui dispositivi medici. Analisi e conseguenze di una misura inapplicata”

Roma, 22 settembre 2021 – “Il payback per i dispositivi medici va eliminato soprattutto in questo momento in cui si è capito che è importante investire in salute e si è deciso di ammodernare gli ospedali e rafforzare la medicina territoriale con i fondi del PNRR. Obiettivo irrealizzabile senza le innovazioni tecnologiche delle industrie, che quindi vanno valorizzate e non penalizzate con tasse come questa, che costringono le imprese a ridurre gli investimenti in produzione, ricerca e sviluppo, ostacolando le evidenti ricadute su indotto e occupazione nel nostro Paese”. A lanciare l’allarme durante l’evento di presentazione del paper Il payback sui dispositivi medici. Analisi e conseguenze di una misura inapplicata dell’Istituto Bruno Leoni è stato il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti.

Introdotto nel 2015 e mai applicato, il payback prometteva di risolvere il problema della scarsità delle risorse finanziare in un momento di forte pressione sui conti pubblici chiedendo alle aziende produttrici di dispositivi medici di sostenere il 50% dell’eventuale superamento del tetto di spesa stabilito a inizio anno dalle regioni. A emergenza finanziaria rientrata e a pandemia quasi conclusa, le aziende dei dispositivi medici chiedono di eliminare una norma ormai anacronistica, spada di Damocle su innovazione, sviluppo e tessuto industriale del Paese. Sono proprio norme come queste che hanno indebolito il tessuto produttivo del nostro paese, fatto evidente durante tutto il periodo pandemico dove la dipendenza da import di dispositivi medici è stata lampante a tutti.

“Chiediamo al Governo un segnale di attenzione già in occasione dell’imminente Legge di Bilancio per escludere i dispositivi e diagnostici in vitro correlati alla gestione del Covid-19 dal computo dei tetti per gli anni 2020 e 2021 così come è già stato fatto per i vaccini, oltre che di supportare il lavoro avviato dal Ministero della Salute per la governance dei dispositivi medici, che auspichiamo preveda il superamento del meccanismo dei tetti e misure di governo della spesa diverse dal payback che incentivino gli investimenti nel nostro Paese”. Ha dichiarato Boggetti durante l’evento introdotto da Paolo Belardinelli, curatore del paper dell’Istituto Bruno Leoni.

Presenti all’evento anche Giovanni Tria, consigliere MISE; Beatrice Lorenzin, parlamentare e ex ministro della Salute; Antonio Misiani, senatore e responsabile economia e finanze PD; Gilberto Pichetto Fratin, vice ministro dello Sviluppo economico.

“Meccanismi come il payback – ha continuato Boggetti – rendono paradossalmente debitrici aziende fondamentali per la salute e il benessere dei cittadini. A penalizzare il Sistema Sanitario Nazionale è lo stesso concetto di tetto di spesa che è completamente avulso dai veri bisogni di salute dei cittadini e definito solo per contenere la spesa, meccanismo che rischia solo di ostacolare l’erogazione delle prestazioni. Mettere in capo alle imprese fornitrici una parte degli sforamenti di questi limiti significa trasferire la responsabilità della corretta gestione della spesa pubblica a soggetti, quali sono le imprese, che non hanno alcun potere decisionale. Senza considerare poi che se si volesse rinnovare il parco tecnologico con i fondi del PNRR con il meccanismo attualmente in vigore del payback tutto ciò sarebbe pagato a metà dall’industria”.

 “Inoltre, il payback- ha concluso Boggetti -, data l’incertezza di quali potrebbero essere le somme da versare, rende l’Italia un Paese sempre meno appetibile per investimenti nazionali ed esteri, quando invece abbiamo bisogno di far tornare in Italia produzione e ricerca sulla scorta di quanto la pandemia ci ha insegnato. Si tratta di guardare all’industria del settore come un’opportunità da cogliere, in grado di tutelare il Paese di fronte ad altre eventuali emergenze sanitarie, ma anche capace di costruire un tessuto industriale considerato oggi uno dei più promettenti in termini di sviluppo e capace pertanto di generare PIL e occupazione”.

 

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Indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici

PREZZI DEGLI AUSILI PER DISABILI AL +36% PER RINCARO MATERIE PRIME E TRASPORTI. RISCHIO STOP FORNITURE

Berti: “Abbiamo poche settimane di autonomia. Cambino le regole di approvvigionamento per rispondere all’emergenza”

 

Roma, 4 ottobre 2021 – Si impennano i costi degli ausili per le persone disabili con aumenti medi del 36% su carrozzine manuali, elettriche e ausili complessi per disabilità gravi con il rischio che in poche settimane si verifichi una grande difficoltà a reperirli e vadano deserte le gare di appalto perché non più sostenibili dalle imprese, lasciando i pazienti senza adeguata assistenza.

Questo l’allarme lanciato dall’associazione Ausili di Confindustria Dispositivi Medici che ha fatto realizzare dal Centro Studi un’indagine per evidenziare l’impatto indiretto della pandemia sull’industria del settore: “c’è il rischio che nelle prossime settimane si verifichi una grande difficoltà nel reperire ausili per persone con disabilità (in parte già presente) con l’effetto disastroso di non poter dare un livello di assistenza essenziale come quella protesica”, denuncia Alessandro Berti, Presidente dell’associazione Ausili di Confindustria Dispositivi medici.

Secondo l’indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici, l’aumento dei costi delle materie prime come il ferro (+51,6%), l’alluminio e l’acciaio inox (+39,5% e +36,3%), ma anche dei materiali plastici (+34,8%) e della componentistica elettronica (+32,1% ) si somma all’impennata dei costi per il trasporti e per le  importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti che fa registrare mediamente un balzo del 188,9% con picchi che nelle ultime settimane hanno superato il 400%.

“Le stazioni appaltanti, le regioni e il sistema di approvvigionamento pubblico – ha continuato il Presidente Berti – devono comprendere che per le nostre imprese non è più possibile fornire il SSN alle condizioni di qualche mese fa. Purtroppo, le numerose richieste di revisione non hanno ricevuto alcuna risposta. Per contro anche recentissime procedure di acquisizioni pubbliche hanno basi d’asta calcolate su prezzi di mercato di due o tre anni fa. Con queste premesse il sistema non può reggere e ci sono pochissime settimane di autonomia”.

Il comparto che conta in Italia oltre 300 imprese imprese negli ultimi anni ha assistito a procedure pubbliche di acquisto improntate ad aggiudicazioni al prezzo più basso o – ancora più grave – a procedure pubbliche di acquisto in cui i criteri di valutazione della qualità erano talmente basilari e alla portata di qualsiasi fabbricante in gara che, di fatto, l’elemento dirimente risultava essere solamente il prezzo. La conseguenza di questo meccanismo, ha portato all’aggiudicazione di prodotti a basso contenuto tecnologico sui quali, tuttavia, l’incidenza delle pure materie prime produttive risulta comunque molto elevata.

“L’effetto dell’aumento sproporzionale dei costi delle materie prime – continua Berti- da un lato impone alle aziende di fornire prodotti per gare già aggiudicate a un prezzo che non è più sostenibile per i cambiamenti eccezionali e repentini che impattano sugli approvvigionamenti. Dall’altro, rischia che vadano deserte procedure di acquisto future da parte di stazioni appaltanti. Ci aspettiamo quindi – conclude Berti – che le diverse stazioni appaltanti diano seguito alle revisioni dei prezzi che le nostre aziende hanno richiesto secondo quanto previsto dall’art. 106 del D.Lgs 50/2016. La stessa stabilità del comparto e la vita del tessuto produttivo italiano del settore è a rischio insieme all’assistenza alla persona con disabilità”.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

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Indagine europea che allarma le aziende: solo 6 organismi notificati abilitati a valutare la conformità di 30mila test diagnostici commercializzati in Europa

 IL 22% DEI TEST DIAGNOSTICI NELLA UE USCIRA’ DAL MERCATO

 Pica (Assodiagnostici-Confindustria dispositivi medici): un danno per il tessuto produttivo e un rischio per il SSN che potrebbe trovarsi con una carenza di test diagnostici, in un momento in cui sono indispensabili nel contrasto al Covid-19

Roma, 30 settembre 2021 – Mancano 8 mesi all’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo sui dispositivi medico-diagnostici in vitro (IVDR) e l’88% dei dispositivi diagnostici in vitro (IVD) attualmente distribuiti nella UE non ha un certificato adeguato alla nuova normativa. Il 53% delle imprese fa fatica a trovare un organismo notificato in grado di avviare e portare a termine gli iter necessari. In Europa, infatti, sono solo 6 gli enti designati alla valutazione di conformità che, per l’introduzione del nuovo Regolamento, saranno chiamati a valutare gli oltre 30mila prodotti oggi commercializzati in Europa. Il risultato di questa situazione è che con l’IVDR il 22% dei test diagnostici ad oggi sul mercato non sarà certificato come conseguenza di una riorganizzazione del portfolio prodotti delle aziende e non sarà quindi più disponibile per la diagnosi e la cura dei pazienti”.

“L’80% delle imprese sta trovando difficoltà ad avviare l’iter di certificazione e si pensa che il 15-20% dei prodotti non riusciranno a essere certificati anche per i costi eccessivi della procedura. Un danno per il tessuto produttivo, specie italiano fatto di PMI e un rischio per il Servizio sanitario che potrebbe trovarsi con una carenza di test diagnostici, soprattutto in un momento in cui la diagnostica in vitro svolge un ruolo indispensabile nel contrasto al Covid-19”. È questo il monito di Massimo Pica, Presidente di Assodiagnostici, l’associazione di Confindustria Dispositivi Medici che rappresenta le aziende operanti nella produzione e distribuzione di test diagnostici in vitro, commentando i dati dell’indagine condotta dall’associazione europea MedTech Europe per conto del Competent Authorities for Medical Devices (CAMD) per valutare lo stato di implementazione del nuovo Regolamento europeo IVDR e la disponibilità di prodotti dopo la sua applicazione nel maggio del 2022.

Gravi le ripercussioni dell’applicazione del nuovo Regolamento: i dati mostrano infatti che il 53% dei fabbricanti ha problemi a trovare un organismo notificato per certificare i propri sistemi di gestione della qualità e i prodotti. Le PMI risultano maggiormente colpite dalla mancanza di organismi notificati: il 64% di queste non ha un contratto con uno di questi enti per la certificazione rispetto al 25% di aziende di grandi dimensioni.

“L’applicazione della nuova regolamentazione trova il sistema di certificazione impreparato. I decisori debbono trovare soluzioni che diano al sistema normativo tempo sufficiente per essere pronto a operare. È pertanto indispensabile garantire le condizioni minime perchè le aziende si adeguino alla normativa, con la designazione di un numero sufficiente di organismi notificati. La contrazione del mercato in termini di prodotti disponibili, e relativi disagi, è evitabile e prevenibile. La maggior parte dei prodotti che verranno ritirati dal mercato proviene da piccole e medie imprese, molte delle quali realizzano test di nicchia in volumi ristretti e che potrebbero essere maggiormente impattate da tali implicazioni”, ha concluso il Presidente Pica.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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CONNEXT 2021, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI OSPITA LA TAPPA MILANESE DEL ROAD SHOW

Milano, 8 settembre 2021 – Si tiene oggi nella sede milanese di Confindustria Dispositivi Medici la terza tappa del road show di presentazione di Connext 2021, l’evento fieristico B2B di Confindustria in programma il 2 e 3 dicembre al Mico di Milano. L’evento è supportato da una grande componente virtuale: accanto alla piattaforma Connext, infatti, è allestito un Expo virtuale con gli stand degli espositori riprodotti in 3D.

Con i 4 driver Fabbrica Intelligente, Città del Futuro, Pianeta Sostenibile e Persone, Scienze della Vita e Progresso, Connext 2021 copre le principali aree su cui si giocherà la competizione di domani. In tale contesto, la filiera delle Life Sciences, che vede le imprese di Confindustria Dispositivi Medici protagoniste, assume una centralità strategica per salvaguardare la salute dei cittadini e per rilanciare l’economia.

A presentare l’evento alle aziende associate sono stati gli interventi di Alberto Marenghi, Vice Presidente Confindustria per l’Organizzazione, lo Sviluppo e il Marketing e Maurizio Marchesini, Vice Presidente Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese, Carlo La Rotonda, Direttore Retimpresa e Giulia Bertagnolio, Brand Identity Confindustria. A fare gli onori di casa Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

Nella nuova edizione di Connext 2021 le filiere, in particolare, quelle relative al driver Scienze della Vita, assumono un ruolo ancora più strategico per incentivare e valorizzare le connessioni e i partenariati tra imprese e Istituzioni nei processi di riorganizzazione e investimento per il rilancio degli asset industriali del Paese, in linea con le sfide del PNRR – dichiara Maurizio Marchesini, Vice Presidente Confindustria per le Filiere e le Medie Imprese -. La ripresa post pandemica ci porta a ripensare il concetto di filiere corte e integrate a livello europeo e, in questo scenario Connext rappresenta il luogo fisico e virtuale ideale per il confronto e lo sviluppo di networking con proposte dirette ad affrontare al meglio la trasformazione digitale e sostenibile del sistema produttivo nazionale, a partire dall’ambito delle scienze della vita. Negli eventi preparatori e nei due giorni presso il MiCo, la tutela della salute di cittadini e imprese, grazie anche alla presenza di Confindustria Dispositivi Medici saranno l’asse portante per il rilancio della sostenibilità economica e sociale italiana.”

“La Pandemia ha fatto emergere nuove dinamiche delle catene del valore, rafforzando la valenza strategica della coesione e delle alleanze. Le sinergie sono il cuore del nostro grande progetto di Networking: un approccio rivolto non solo alle imprese ma all’intero Sistema Confindustria, nelle sue articolazioni. L’ampia partecipazione delle imprese alle tappe del Roadshow, come quella di oggi presso Confindustria Dispositivi Medici, lo dimostra. E’ segno di un Sistema coeso che fa da volano a un progetto di ripartenza” commenta Alberto Marenghi, Vice Presidente Confindustria per l’Organizzazione, lo sviluppo e il marketing.

“Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è quanto la salute sia davvero centrale e quanto il nostro settore sia strategico per il Paese. Le scienze della vita sono un importante driver di sviluppo e, a fronte dell’ultimo anno e mezzo, emerge con più forza la necessità di ricostruire un tessuto industriale di dispositivi medici solido e per fare ciò sono indispensabili le connessioni fra competenze diverse – ha concluso Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici -. In questo senso un evento come Connext ha la grande responsabilità di incentivare la costruzione di ecosistemi industriali variegati, stimolando il partenariato. L’industria italiana deve puntare a portare nel Paese un polo produttivo delle scienze della vita, trovando strumenti che stimolino il reshoring. Durante questi mesi difficili abbiamo imparato a essere resilienti riconvertendo alcune aziende per soddisfare la domanda e sviluppando tecnologie innovative, immettendo sul mercato in tempi record dispositivi e diagnostici in vitro sempre più innovativi, precisi e affidabili attraverso cui garantire ai cittadini le migliori cure, a casa come in ospedale. Occorre adesso che questo sforzo si trasformi in una realtà consolidata non solo per la sanità, ma per l’intero Paese”.

 

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Una giuria di esperti presieduta da Michele Mirabella per valutare i lavori in concorso

AL VIA LA TERZA EDIZIONE DEL PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”

Boggetti: “In un momento così cruciale per la comunicazione scientifica celebrare il giornalismo è un atto dovuto”

 Roma, 1 settembre 2021 – Al via la terza edizione del Premio giornalistico “Umberto Rosa”, voluto da Confindustria Dispositivi Medici, per sostenere e promuovere il giornalismo italiano nel campo della scienza e della salute, della sanità e dell’innovazione in medicina, e patrocinato dall’Ordine dei Giornalisti.

I premi verranno assegnati agli autori dei migliori lavori pubblicati su tre categorie di media: carta stampata, agenzie e web, radio e tv. Possono concorrere al Premio gli autori di servizi giornalistici in lingua italiana pubblicati o andati in onda nel periodo compreso tra il 31 ottobre 2020 e il 1° settembre 2021.

Siamo reduci da mesi difficili che hanno colpito il Paese su più fronti. In un anno tanto complesso, al virus della pandemia si è affiancato e talvolta rafforzato quello rumoroso delle fake news. Coscienti di quanto una corretta comunicazione dei temi scientifici sia fondamentale, siamo grati a chi ha dedicato il proprio tempo a garantire una informazione obiettiva e verificata – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici -. Augurandoci che la già avviata campagna vaccinale segni un momento di svolta e la ripartenza definitiva del Paese, riteniamo il lancio della terza edizione del Premio Giornalistico ‘Umberto Rosa’ un atto dovuto a sostegno di una professione che, in uno dei momenti più complessi della storia recente, ha portato avanti un’informazione scientifica e rigorosa”.

A giudicare articoli, lanci di agenzie, servizi tv o radio di questa terza edizione sarà una giuria presieduta da Michele Mirabella e composta da 9 membri, provenienti dal mondo scientifico, istituzionale, imprenditoriale e della comunicazione. Diana Bracco, Presidente cluster nazionale Alisei; Silvio Brusaferro, Presidente Istituto Superiore Sanità; Nino Cartebellotta, Presidente Fondazione GIMBE; Annalisa Mandorino, Segretaria generale di Cittadinanzattiva; Walter Ricciardi, Rappresentante per l’Italia presso il Consiglio OMS; Carlo Rosa, CEO DiaSorin Group; Marco Simoni, Presidente Human Technopole; Rossella Sobrero, Presidente FERPI; Franco Vimercati, Presidente Federazione delle società medico scientifiche Italiane (Fism).

Per partecipare al premio, sarà necessario compilare il form di iscrizione presente sul sito www.premiogiornalistico.confindustriadm.it e caricare il proprio lavoro a partire dal 10 settembre 2021 ed entro e non oltre le ore 18.00 del 10 dicembre 2021. Il bando completo è disponibile sulla pagina dedicata al premio.

 

 

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PICA (ASSODIAGNOSTICI): TEST DIAGNOSTICI DECISIVI PER LA PANDEMIA E PER IL FUTURO DELLA MEDICINA DI PRECISIONE

 “L’editoriale pubblicato sulla rivista ufficiale della SIBioC apre una significativa riflessione sull’importanza dei test Covid-19 ed è rilevante per le decisioni cliniche sui pazienti fragili”.

 

Roma, 19 luglio 2021 – “L’esperienza collettiva della pandemia da Covid-19 ha favorito, anche a livello di opinione pubblica, una diffusa familiarità con i test diagnostici e di tracciamento del contagio. Proprio in questa fase di circolazione endemica del virus, crediamo sia importante ribadire il rilevo di questi strumenti diagnostici e il ruolo che le imprese del comparto rivestono, sia nell’ottica della gestione dell’emergenza sanitaria in corso sia nella prospettiva futura di una medicina sempre più personalizzata, preventiva, predittiva e partecipativa. Non dimentichiamo, inoltre, che il comparto della diagnostica è centrale anche per la ripartenza del Paese in vista dello sviluppo del PNRR”. È questa l’opinione di Massimo Pica, Presidente di Assodiagnostici, l’Associazione di Confindustria Dispositivi Medici che riunisce le imprese di diagnostica in vitro.

“Nel quadro del dibattito che fisiologicamente interessa la comunità scientifica – ha dichiarato il Presidente Pica -, l’editoriale “Valutazione della risposta anticorpale post-vaccino COVID-19: fiat lux” dei Prof. Mario Plebani (Dipartimento di Medicina di laboratorio, Azienda-Ospedale, Università di Padova), Giuseppe Banfi (Irccs Istituto Ortopedico Galeazzi e Università Vita-Salute San Raffaele di Milano) e Giuseppe Lippi (Sezione di Biochimica Clinica dell’Università di Verona) pubblicato su Biochimica Clinica (BC), la rivista ufficiale della Società Italiana di Biochimica Clinica e Biologia Molecolare Clinica (SIBioC-Medicina di Laboratorio) e citato da alcuni organi di informazione nei giorni scorsi, apre una significativa riflessione  sull’importanza dei test diagnostici. Oltre la pandemia da Covid19, la diagnostica è lo strumento che, per eccellenza, concorre alla realizzazione di una medicina di precisione, cucita sulle peculiarità ed esigenze della singola persona”.

“Le aziende che operano nel settore della diagnostica continuano a investire competenze di eccellenza e risorse economiche significative, al fine di rendere disponibili test sempre più accurati per la ricerca della presenza del virus e la misurazione degli anticorpi, oltre a dispositivi medici e diagnostici in vitro di qualità, innovativi ed efficaci. La gestione della fase attuale di diffusione dei contagi da Covid-19 vede nell’utilizzo dei test diagnostici uno strumento imprescindibile, per il tracciamento e la possibilità di compiere scelte informate sulla salute pubblica. La misurazione della risposta immunitaria è particolarmente rilevante per le decisioni cliniche sui pazienti fragili”, ha concluso Pica.

 

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Il 26 maggio entra in vigore l’MDR con la linea guida Meddev: la definizione di “farmacologico” al centro della questione 

DISPOSITIVI MEDICI A BASE DI SOSTANZE, CAOS E MANCANZA DI SICUREZZA NEL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO

La denuncia di Confindustria Dispositivi Medici: “Molti prodotti resteranno orfani di regolamentazione a scapito della sicurezza”

 

Roma, 17 maggio 2021 – “Il nuovo Regolamento europeo MDR potrebbe essere superato da una linea guida se questa, come sembra, prevederà la revisione della definizione di ‘farmacologico’, facendo uscire dal campo di applicazione del Regolamento molti dispositivi medici a base di sostanze come creme, sciroppi, colliri, spray nasali e orofaringei. Le conseguenze dell’applicazione di questa linea guida, potrebbero essere gravissime per il mercato in quanto molti dispositivi a base di sostanze potrebbero dover entrare nel perimetro dei farmaci, oppure uscire da qualunque regolamentazione. Il rischio è inoltre di avere sul mercato una grandissima quantità di dispositivi ‘orfani’, classificati né come farmaci né come dispositivi medici, senza quindi il livello di sicurezza e di controllo che è l’obiettivo del nuovo Regolamento”.

La denuncia arriva da Assosubamed, l’associazione delle imprese di dispositivi a base di sostanze di Confindustria Dispositivi Medici in relazione all’entrata in vigore, il 26 maggio prossimo, del nuovo regolamento europeo MDR (745/2017). Una delle linee guida, che la Commissione europea sta ultimando per dare completa attuazione al Regolamento, contiene la revisione della definizione di “farmacologico”, in favore di una nuova accezione del termine, che, se fosse approvata, stravolgerebbe l’impianto stesso del Regolamento per quanto riguarda i dispositivi medici a base di sostanze. Per questo motivo, la posizione di Confindustria dispositivi medici, che è la stessa delle autorità italiane, è di lasciare inalterata la definizione di meccanismo farmacologico, che invece marca in modo chiaro e scientificamente corretto la differenza fra dispositivi medici e farmaci.

“Proprio in un momento in cui si parla dell’importanza della produzione domestica di dispositivi per la salute – ha dichiarato Mario Federighi, Presidente Assosubamed di Confindustria Dispositivi Medici – andiamo incontro all’applicazione di una linea guida europea che rischia di avere come conseguenza l’espulsione dal mercato di molte piccole e medie aziende produttrici, che in questo ambito sono molto presenti nel nostro Paese. In Italia il comparto è formato da 457 aziende, di cui 400 nazionali, che occupano oltre 8mila dipendenti con un fatturato che pesa per il 10% sul fatturato complessivo del comparto dei dispositivi medici in Italia. Si tratta di imprese che per l’82,3% sono di produzione e rappresentano per l’Italia un’importantissima realtà sotto l’aspetto occupazionale e per investimenti in ricerca e sviluppo”.

Assosubamed e la federazione di cui fa parte, Confindustria Dispositivi Medici, hanno denunciato il rischio nelle opportune sedi istituzionali, lamentando inoltre lo scarso coinvolgimento dell’industria nel percorso di discussione e una mancata condivisione con gli stati membri da parte della Commissione europea. Un’azione, questa, in contrasto con il trattato dell’Unione europea che prevede l’ampio coinvolgimento delle parti interessate a garanzia della coerenza delle scelte.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

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Risultati dell’Osservatorio parco installato delle tecnologie di diagnostica per immagini:

Negli ospedali del Sud Italia e Isole 7 mammografi su 10 hanno più di 10 anni di età

 Superano i 10 anni di età anche il 55% delle Risonanze Magnetiche < 1,5 T

Milano, 6 maggio 2021 – Strutture sanitarie pubbliche e private con apparecchiature di diagnostica per immagini come risonanze magnetiche, TAC, angiografi e mammografi obsolete. Nel Sud Italia e isole, a fronte di un periodo di adeguatezza di 6 anni, il 63% delle TC-PET ne ha almeno 5 ed il 73% dei mammografi convenzionali ha superato i 10 anni di età ed il 18% delle Risonanze Magnetiche presenti nelle strutture sanitarie è con campo magnetico inferiore ad 1,0 T.

A fotografare lo stato di vetustà del parco tecnologie di diagnostica per immagini in uso presso le strutture sanitarie italiane pubbliche e private sono i dati presentati dall’Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici che offre un focus sulla situazione delle strutture sanitarie del Sud Italia e delle Isole.

 I dati dell’ultima analisi restituiscono una fotografia ancora preoccupante della dotazione delle strutture sanitarie nelle regioni del Mezzogiorno (Sud e isole) con un’età media dei mammografi di tipo convenzionale pari a 13,4 anni e solo il 27% delle risonanze magnetiche da 1,5 T e oltre nel Paese.

Un segnale in controtendenza si intravede per quel che riguarda i dati relativi agli ecografi portatili, che nel 83% dei casi sono stati acquistati dalle strutture sanitarie, pubbliche e private del Meridione, meno di 5 anni fa, nel 63% delle TC-PET più di 5 anni fa, nel l’88% dei sistemi digitali ad arco per la chirurgia, e nel 90% dei pannelli digitali utilizzati per l’uso complementare delle procedure chirurgiche e interventistiche.

L’indagine realizzata dall’Osservatorio parco installato – ha commentato Aniello Aliberti, Presidente di Elettromedicali e Servizi integrati – ha fotografato una situazione di evidente vetustà delle tecnologie di diagnostica per immagini presenti nel nostro Paese. Situazione che non risparmia nessuna area geografica e si abbatte con prepotenza sul sistema sanitario nazionale già provato dalla pandemia in corso. Nel meridione ritroviamo ancora apparecchiature datate, al limite dei parametri consentiti per un corretto utilizzo clinico”.

La SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica), che raccoglie tra i suoi soci la pressoché totalità dei radiologi italiani, ha condiviso, in un progetto di collaborazione fra industria e società scientifica, i dati dell’Osservatorio di Confindustria Dispositivi Medici.

“I radiologi italiani – dichiara il Presidente SIRM Dr. Vittorio Miele – si trovano a dover affrontare, con attrezzature non sempre all’avanguardia, la sfida quotidiana della diagnosi e del trattamento miniinvasivo dei pazienti sia ospedalizzati che ambulatoriali, dovendo garantire livelli di qualità ai processi decisionali e terapeutici della moderna medicina. Promuoviamo fortemente l’uso di attrezzature up-to-date, per garantire la sicurezza ed il rispetto dei livelli di radioesposizione al paziente in linea con le nuove disposizioni di legge (D. Lgs. 101/2020) inerenti l’uso delle radiazioni ionizzanti per la diagnostica per immagini e per le procedure di radiologia interventistica. La tecnologia da sola certamente non basta”.

Secondo la SIRM è necessario che dietro ogni macchina ci siano professionisti preparati, che garantiscano al paziente un’assistenza di qualità e le condizioni irrinunciabili di sicurezza. Tuttavia è indispensabile, in una disciplina ad incalzante evoluzione tecnologica ed informatica, programmare accuratamente il rinnovamento tecnologico. La SIRM ritiene che le attrezzature nei primi 5 anni dall’installazione riflettono lo stato aggiornato delle tecnologia. Tra i 6-10 anni, sono sufficientemente idonee per l’uso, se vi è adeguata manutenzione e aggiornamento. Delle apparecchiature di oltre 10 anni deve esser prevista la sostituzione perché non più rispondenti a criteri di massima efficienza ed efficacia. In tal senso, il documento SIRM sull’obsolescenza delle attrezzature radiologiche, in linea con gli altri paesi europei, risulta di sicuro ausilio.

 

Il parco tecnologico ospedaliero nelle regioni del Sud Italia e delle Isole

L’ultima indagine dell’OPI si è concentrata sulle tecnologie diagnostiche per immagini e, in particolare, sulle apparecchiature mammografiche, le apparecchiature di Risonanza Magnetica (RM) e quelle di Tomografia Computerizzata (TC), documentandone l’età media, stabilendo il periodo di adeguatezza e fornendo un focus su base macro regionale.

Apparecchiature mammografiche

Pur non arrestandosi la progressiva adozione di apparecchiature di tipo digitale, il 47% dei mammografi del parco installato nel Sud Italia e nelle Isole risulta di tipo convenzionale. L’OPI segnala che:

  • L’età media dei mammografi di tipo convenzionale è pari a 13,4 anni;
  • L’età media dei mammografi di tipo digitale è di 3,8 anni, più bassa rispetto all’età media di Nord (5,4) e Centro Italia (5,6) rilevata in altre rilevazioni;
  • Il 73% di quelli convenzionali ha superato i 10 anni di età.

Risonanze Magnetiche

Il 31% di risonanze magnetiche con campo di 1,0T e 1,5T è localizzato nel Sud Italia e nelle Isole. La maggioranza (59,6%) delle RM con campo magnetico superiore a 3,0 T è localizzata al Nord, solo il 26,6% nel Mezzogiorno. Delle 334 RM :

  • 60 sono con campo <1,0 T;
  • 249 >1T e < 2T;
  • 25 >2 T od oltre.

Il periodo di adeguatezza delle risonanze magnetiche è di 5 anni. Superano il periodo di adeguatezza:

  • Il 75% con campo <1,0 T;
  • Il 62% >1T e <2T;
  • Il 36% >2tT e oltre.

 

Tomografia computerizzata

Numeri simili per le apparecchiature di tomografia assiale (TC). Il 25% delle TC installate nel Meridione ha meno di 16 strati. Presenta un numero di strati compreso tra 16 e 64 il 65% delle TC.

Sebbene il periodo di adeguatezza sia di 7 anni, a superare i 10 anni dalla data di acquisto sono:

  • Il 32% con strati <16 (il 39% dello stesso tipo ha tra i 5 e i 10 anni di età);
  • Il 21% >16 e <64 stati;
  • Il 8% >64 strati.

 

TC-PET e RM-PET

Per quanto riguarda le PET, incluse le TC-PET e RM-PET, il cui periodo di adeguatezza è di 7 anni, l’età media nel Sud Italia e nelle Isole è di poco al di sotto di questa cifra fermandosi a 6,8 anni contro gli 8,4 delle apparecchiature installate nel Centro Italia e gli 8 anni del Nord Nello specifico, nel Sud:

  • Il 38% delle TC-PET ha un’età <5 anni;
  • Il 39% >5 e <10 anni.
  • Il 24% ha >10 anni;

I dati emersi stridono con la raccomandazione avanzata dall’indagine Tech4Life promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis secondo cui per l’84% della popolazione italiana rinnovare i macchinari e le tecnologie degli ospedali è di primaria importanza. Accrescerne la sicurezza è necessario in un periodo in cui il 37% degli italiani ha rinviato del tutto o in parte esami, visite e cure mediche per timore del contagio o per il sovraffollamento delle strutture impegnate nella lotta al Coronavirus.

I principali dati del Sud e delle Isole in dettaglio:

SUD E ISOLE  TIPOLOGIA <5 anni >=5; <=10

anni

>10 anni Periodo adeguatezza tecnologica
MAMMOGRAFI CONVENZIONALI 7% 20% 73% 6
DIGITALI 58% 39% 3% 5
SISTEMI ANGIOGRAFICI CONVENZIONALI 25% 26% 49% 7
DIGITALI
ECOGRAFI PORTATILI 83% 16% 1% 5
TRADIZIONALI 49% 26% 24%
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (TC) MENO DI 16 SL 29% 39% 32% 7
DA 16 A 64 SL 44% 35% 21%
OLTRE 64 SL 57% 36% 8%
RISONANZE MAGNETICHE NUCLEARI (RMN) <0,5 n.d. n.d. n.d. n.d.
<1,0 T 25% 20% 55% 5
<2 T 37% 40% 22%
>2T  ed OLTRE 64% 28% 8%
PET (INCLUSE TC-PET E RM-PET) TRADIZIONALI 38% 39% 24% 7
IBRIDE PET/RM
IBRIDE PET/TC
GAMMA CAMERE PER MEDICINA NUCLEARE SPECT TRADIZIONALI 13% 14% 73% 7
SPECT/CT 14% 60% 26%
SISTEMI MOBILI AD ARCO PER CHIRURGIA CONVENZIONALI 11% 32% 57% 10
DIGITALI 88% 12% 0% 7
SISTEMI RADIOGRAFICI FISSI CONVENZIONALI 4% 11% 85% 10
DIGITALI 52% 27% 21% 7
RADIOFLUOROSCOPI RF (SIST. TELECOMANDATI) CONVENZIONALI 7% 11% 75% 10
DIGITALI 54% 31% 16% 7
UNITA’ MOBILI RADIOGRAFICHE CONVENZIONALI 7% 11% 82% 10
DIGITALI 75% 23% 2% 7
PANNELLI DIGITALI RETROFIT 90% 10% 0% n.d.

 

 

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Sara Robibaro – Confindustria Dispositivi Medici

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Risultati dell’Osservatorio parco installato delle tecnologie di diagnostica per immagini:

Negli ospedali del Nord Italia 7 mammografi su 10

hanno più di 10 anni di età

 Il 23% delle Risonanze Magnetiche e il 33% delle PET ha più di 10 anni di età

 

Milano, 15 aprile 2021 – Strutture sanitarie pubbliche e private con apparecchiature di diagnostica per immagini come risonanze magnetiche, PET, TAC, angiografi e mammografi obsolete. Nel Nord Italia, a fronte di un periodo di adeguatezza di 5 anni, il 69% dei mammografi convenzionali ha superato i 10 anni di età, il 73% delle PET ha più di 5 anni e il 52% delle Risonanze Magnetiche da 1,5T.

A fotografare lo stato di vetustà del parco tecnologie di diagnostica per immagini in uso presso le strutture sanitarie italiane pubbliche e private sono i dati presentati dall’Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici che offre un focus sulla situazione delle strutture sanitarie del Nord Italia.

 I dati dell’ultima analisi restituiscono una fotografia ancora preoccupante della dotazione delle strutture sanitarie nelle regioni del Nord: con un’età media dei mammografi di tipo convenzionale pari a 13,3 anni e l’11% delle Risonanze Magnetiche > di 1,5 T ed il 33% delle PET con più di 10 anni.

Un segnale in controtendenza si intravede per quel che riguarda i dati relativi agli ecografi portatili, che nel 78% dei casi sono stati acquistati dalle strutture sanitarie, pubbliche e private del Settentrione, meno di 5 anni fa, così come il 66% dei sistemi digitali ad arco per la chirurgia, utilizzati per l’uso complementare delle procedure chirurgiche e interventistiche e l’82% degli apparecchi radiologici portatili.

L’indagine realizzata dall’Osservatorio parco installato – ha commentato Aniello Aliberti, Presidente di Elettromedicali e Servizi integrati – ha fotografato una situazione di evidente vetustà delle tecnologie di diagnostica per immagini presenti nel nostro Paese. Situazione che, verosimilmente, non risparmia nessuna area geografica italiana. In regioni particolarmente colpite dall’emergenza sanitaria come la Lombardia od il Veneto e la provincia di Bergamo o quelle di Trento e Bolzano, ritroviamo ancora apparecchiature obsolete, al limite dei parametri consentiti per un corretto utilizzo clinico.

La SIRM (Società Italiana di Radiologia Medica e Interventistica), che raccoglie tra i suoi soci la pressocchè totalità dei radiologi italiani, ha condiviso, in un progetto collaborazione fra industria e società scientifica, i dati dell’Osservatorio di Confindustria Dispositivi Medici.

“I radiologi italiani – dichiara il Presidente SIRM Dr. Vittorio Miele – si trovano a dover affrontare, con attrezzature non sempre all’avanguardia, la sfida quotidiana della diagnosi e del trattamento miniinvasivo dei pazienti sia ospedalizzati che ambulatoriali, dovendo garantire livelli di qualità ai processi decisionali e terapeutici della moderna medicina. Promuoviamo fortemente l’uso di attrezzature up-to-date, per garantire la sicurezza ed il rispetto dei livelli di radioesposizione al paziente in linea con le nuove disposizioni di legge (D. Lgs. 101/2020) inerenti l’uso delle radiazioni ionizzanti per la diagnostica per immagini e per le procedure di radiologia interventistica. La tecnologia da sola certamente non basta”.

Secondo la SIRM è necessario che dietro ogni macchina ci siano professionisti preparati, che garantiscano al paziente un’assistenza di qualità e le condizioni irrinunciabili di sicurezza. Tuttavia è indispensabile, in una disciplina ad incalzante evoluzione, programmare accuratamente il rinnovamento tecnologico. La SIRM ritiene che le attrezzature nei primi 5 anni dall’installazione riflettono lo stato aggiornato delle tecnologia. Tra i 6-10 anni, sono sufficientemente idonee per l’uso, se vi è adeguata manutenzione e aggiornamento. Delle apparecchiature di oltre 10 anni deve esser prevista la sostituzione perché non più rispondenti a criteri di massima efficienza ed efficacia. In tal senso, il documento SIRM sull’obsolescenza delle attrezzature radiologiche, in linea con gli altri paesi europei, risulta di sicuro ausilio.

Il parco tecnologico ospedaliero nelle regioni del Nord

L’ultima indagine dell’OPI si è concentrata sulle tecnologie diagnostiche per immagini e, in particolare, sulle apparecchiature mammografiche, le apparecchiature di Risonanza Magnetica (RM), le PET e quelle di Tomografia assiale Computerizzata (TC), documentandone l’età media, stabilendo il periodo di adeguatezza e fornendo un focus su base macro regionale.

 

Apparecchiature mammografiche

Pur non arrestandosi la progressiva adozione di apparecchiature di tipo digitale, il 40,8% dei mammografi del parco installato nel Nord Italia risulta di tipo convenzionale. L’OPI segnala che:

  • L’età media dei mammografi di tipo convenzionale è pari a 13,3 anni;
  • L’età media dei mammografi di tipo digitale è di 5,4 anni, più alta rispetto all’età media di Sud e Isole (3,8) rlevata in altri censimenti;
  • Il 69% di quelli convenzionali ha superato i 10 anni di età.

 

Risonanze Magnetiche

Il 45,4% di RM da 1,5 T sono localizzate nel Nord Italia. La maggioranza (59,6%) delle RM con campo magnetico 3,0 T sono localizzate al Nord contro il 26,6% presenti nel Sud e nelle Isole e il 13,8% installate nel Centro Italia. Delle 493 RM ad alto campo :

  • Il 9% da 1,0 T
  • L’80% da 1,5 T
  • L’11% da 3 T od oltre

Il periodo di adeguatezza delle risonanze magnetiche è di 5 anni. Superano il periodo di adeguatezza:

  • Il 79% da 1,0 T;
  • Il 57% da 1,5 T;
  • Il 41% da 3,0 T e oltre.

 

Tomografica assiale

Numeri simili per le apparecchiature di tomografia assiale (TC). Il 23% delle TC installate nel Nord Italia ha meno di 16 strati. Presenta un numero di strati compreso tra 16 e 64 il 62% delle TC attualmente in funzione.

Sebbene il periodo di adeguatezza sia di 7 anni, a superare i 10 anni dalla data di acquisto sono:

  • Il 35% con meno di 16 strati;
  • Il 24% tra 16 e 64 strati;
  • Il 6% con più di 64 strati, mentre il 47% dello stesso tipo ha tra i 5 e i 10 anni di età.

 

PET

Per quanto riguarda le PET (incluse le PET/TC e PET/RM), il cui periodo di adeguatezza è di 7 anni, l’età media nel Nord Italia supera di poco questa cifra fermandosi a 8 anni contro gli 8,4 delle apparecchiature installate nel Centro Italia e i 6,8 anni del Sud e delle Isole. Nello specifico, nel Nord Italia:

  • Il 28% delle PET ha un’età inferiore ai 5 anni;
  • Il 33% ha più di 10 anni;
  • Il 40% tra i 5 e i 10 anni.

I dati emersi sono in forte contrasto con quanto emerso dall’indagine Tech4Life promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis secondo cui per l’84% della popolazione italiana rinnovare i macchinari e le tecnologie degli ospedali è di primaria importanza. Accrescerne la sicurezza è necessario in un periodo in cui il 37% degli italiani ha rinviato del tutto o in parte esami, visite e cure mediche per lil timore del contagio o per il sovraffollamento delle strutture impegnate nella lotta al Coronavirus.

I principali dati del Nord in sintesi:

NORD  TIPOLOGIA <5 anni >=5; <=10

anni

>10 anni Periodo adeguatezza tecnologica
MAMMOGRAFI CONVENZIONALI 12% 20% 69% 6
DIGITALI 47% 48% 5% 5
SISTEMI ANGIOGRAFICI CONVENZIONALI 24% 38% 38% 7
DIGITALI
ECOGRAFI PORTATILI 78% 20% 2% 5
TRADIZIONALI 51% 24% 25%
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA (TC) MENO DI 16 SL 33% 32% 35% 7
DA 16 A 64 SL 39% 37% 24%
OLTRE 64 SL 47% 47% 6%
RISONANZE MAGNETICHE NUCLEARI (RMN) APERTE (ESCL. DEDICATE) n.d. n.d. n.d. n.a.
CHIUSE 1,0 T 20% 27% 52% 5
CHIUSE 1,5 T 43% 36% 21%
CHIUSE 3,0 T E OLTRE 59% 30% 11%
PET (INCLUSE PET/CT E PET/MR) TRADIZIONALI 28% 40% 33% 7
IBRIDE PET/RM
IBRIDE PET/TC
GAMMA CAMERE PER MEDICINA NUCLEARE SPECT TRADIZIONALI 11% 14% 74% 7
SPECT/CT 28% 47% 24%
SISTEMI MOBILI AD ARCO PER CHIRURGIA CONVENZIONALI 18% 22% 60% 10
DIGITALI 66% 28% 6% 7
SISTEMI RADIOGRAFICI FISSI CONVENZIONALI 3% 13% 84% 10
DIGITALI 29% 40% 31% 7
RADIOFLUOROSCOPI RF (SIST. TELECOMANDATI) CONVENZIONALI 7% 15% 78% 10
DIGITALI 41% 37% 22% 7
UNITA’ MOBILI RADIOGRAFICHE CONVENZIONALI 6% 18% 76% 10
DIGITALI 82% 18% 0% 7
PANNELLI DIGITALI RETROFIT 70% 30% 0% n.a.

 

 

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Sara Robibaro – Confindustria Dispositivi Medici

E-mail: robibaro@confindustriadm.it – mobile: 393.9976490

 

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I risultati della Survey Giornalismo e informazione ai tempi della pandemia: 8 giornalisti su 10 propongono l’introduzione di ammende per i siti che riportano fake news

PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”,

 CIPOLLONI E SCOGNAMIGLIO GIORNALISTE DELL’ANNO

Boggetti: “I mezzi d’informazione durante la pandemia hanno ricoperto un ruolo fondamentale, aiutando i cittadini a superare la paura del virus e ad affrontare il vuoto della solitudine”

 

Roma, 13 aprile 2021 – Daniela Cipolloni e Lidia Scognamiglio, entrambe giornaliste Rai, premiate come Giornalista dell’anno nella seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa voluto da Confindustria Dispositivi medici. A consegnare virtualmente la targa alle due giornaliste sono stati il Presidente di Giuria, Michele Mirabella, e il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, durante l’evento di premiazione in diretta streaming.

Oltre ad aggiudicarsi il Premio Giornalista dell’anno, Lidia Scognamiglio e Daniela Cipolloni sono le vincitrici ex aequo nella categoria radio e tv. A portare alla vittoria Daniela Cipolloni il servizio “Quali sono le cure oggi disponibili per curare il Covid?” andato in onda su Presa Diretta, Rai 3; per la collega Scognamiglio il servizio per Tg2 Medicina 33 dal titolo “Diana, guarita da una grave malattia rara grazie alla ricerca”.

A ricevere il maggior numero di voti all’interno della categoria carta stampa la giornalista Chiara Caretoni per l’articolo “Ti conosco Mascherina” pubblicato su Ok Salute e Benessere. Nella categoria web e agenzie ha invece trionfato Federico Turrisi con l’articolo “La sperimentazione animale è necessaria? Cosa c’è da sapere su un argomento che divide (ma che dovrebbe invece unire)” pubblicato sul sito internet OHGA.

“Con la seconda edizione del Premio Giornalistico ‘Umberto Rosa’ – ha commentato Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici abbiamo voluto omaggiare e mostrare la nostra gratitudine verso i professionisti dell’informazione che hanno, durante tutta l’emergenza sanitaria, fatto in modo che gli italiani ricevessero informazioni utili, continue, precise e puntuali. Ma soprattutto i mezzi d’informazione hanno ricoperto un ruolo fondamentale: hanno aiutato i cittadini a superare la paura del virus e ad affrontare la solitudine in casa. Penso alle persone sole, a coloro che convivono con una o più disabilità, agli anziani, i canali di informazione in questi mesi hanno svolto un servizio straordinario, colmando il vuoto e il disorientamento che la pandemia ha portato nelle vite di tutti. Nel complimentarmi con i vincitori, ringrazio ancora una volta tutti i partecipanti al Premio augurando loro di continuare a svolgere la professione giornalistica con qualità e scrupolosità, fornendo un valido contributo alla narrazione di questo momento storico per l’umanità e per la scienza”.

A giudicare articoli, lanci di agenzie, servizi tv o radio di questa seconda edizione è stata una giuria qualificata composta da dieci membri più un Presidente e un Segretario (senza diritto di voto) provenienti dal mondo scientifico, istituzionale, imprenditoriale e della comunicazione. Diana Bracco, Presidente cluster nazionale Alisei; Silvio Brusaferro, Presidente Istituto Superiore Sanità; Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione GIMBE; Antonio Gaudioso, Segretario generale di Cittadinanzattiva; Achille Iachino, Direttore generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute; Walter Ricciardi, Rappresentante per l’Italia presso il Consiglio OMS; Carlo Rosa, CEO DiaSorin Group; Marco Simoni, Presidente Human Technopole; Rossella Sobrero, Presidente FERPI; Franco Vimercati, Presidente Federazione delle società medico scientifiche Italiane (Fism); Gin Invernizzi, Segretario delle giuria e Vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici con delega alla Comunicazione.

L’evento, eccezionalmente in veste digitale, è stato inoltre l’occasione per presentare i risultati della Survey Giornalismo e informazione ai tempi della pandemia condotto sui giornalisti partecipanti a questa seconda edizione. Il questionario ha cercato di indagare l’opinione dei professionisti dell’informazione su come sia cambiato il lavoro del giornalista in questo ultimo anno oltre che sul proliferare delle fake news.

La survey

L’indagine ha rivelato che per il 49% degli intervistati il servizio di informazione durante l’emergenza sanitaria è stato più accurato e professionale. A non aver notato cambiamenti il 25% dei rispondenti.

Diversi i fattori che hanno reso, nell’ultimo anno, particolarmente difficile svolgere la professione giornalistica: per il 71% dei partecipanti al premio – con un range che va da poco a molto – è stato complicato rapportarsi con la concorrenza e con la frenetica ricerca dell’esclusiva. Mentre il 63% ha trovato difficile conciliare lavoro e vita privata, la metà dei rispondenti ha dichiarato di aver avuto difficoltà nel rapportarsi con distanziamento sociale e smart working. La ricerca di fonti su un tema scientifico, delicato e nuovo è stato molto o abbastanza difficile per il 51% dei rispondenti, per il 49%, invece, è stato poco o per nulla complicato.

Proprio la difficoltà di reperire informazioni sicure su un tema pressoché sconosciuto, unita alla paura diffusasi tra la popolazione, ha determinato un aumento delle fake news: secondo il 98% dei giornalisti intervistati le bufale sono proliferate a causa dei social e della politica, per l’83% sono state un fenomeno centrale, mentre per il 44% degli intervistati sono state alimentate – molto o abbastanza – dai media di primo livello. Nettamente contro quest’ultima posizione il 6% degli intervistati. Se sempre pericolose, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo, le fake news rischiano di essere letali. Per questo motivo 8 intervistati su 10 propongono l’introduzione di ammende ai siti che riportano fake news, mentre l’85% è molto o abbastanza d’accordo con l’introduzione di misure più stringenti per il controllo delle notizie sul web. Solo il 38% propone di lasciare la situazione così e puntare sulla sensibilizzazione dei lettori.

A più di un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese è doveroso guardare al futuro della professione: 7 giornalisti su 10 ritengono che alcuni aspetti come il lavoro da desk diventeranno sempre più parte integrante nella professione giornalistica, il 29% invece sostiene sia indispensabile tornare alla normalità.

La conclusione dell’evento è stata inoltre occasione per annunciare la terza edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, che partirà dal 10 settembre 2021 e le cui modalità di partecipazione verranno comunicate nei prossimi mesi.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

 

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CONFINDUSTRIA DM, INDAGINE: WEB USATO PER CERCARE MEDICI E OSPEDALI, IN CALO DIAGNOSI IN RETE

Il 13 aprile cerimonia di consegna del Premio Giornalistico Umberto Rosa durante la quale saranno presentati i risultati della survey ‘Giornalismo e informazione ai tempi della pandemia’

 

Roma, 9 aprile 2021 – Cambiano le attitudini degli italiani nei confronti della rete. Per il 65,5% la ricerca di informazioni è orientata a trovare medici o strutture sanitarie, mentre solo il 33,5% degli italiani consulta la rete per fare una diagnosi sulla propria salute. Aumenta anche la ricerca on line di informazioni su cure e terapie (23,9%, -10,2% rispetto al 2019) e su tecnologie e dispositivi per la salute (18,8%, -8,6% rispetto al 2019). È il medico di famiglia il riferimento per il 76,6% degli italiani che vogliono informazioni sul proprio stato di salute, mentre l’11,8% si rivolge a un medico specialista. È quanto emerge dall’indagine Tech4Life, promossa da Confindustria Dispositivi medici e realizzata da Community Research & Analysis.

Il primato dell’autorevolezza resta ai medici. Per il 44,5% degli italiani nella top two dell’attendibilità c’è il medico di medicina generale, per il 38% il medico specialista. Alta rispetto agli anni scorsi anche l’attendibilità riconosciuta al farmacista: il 7,1% degli italiani mettono questa figura professionale nelle prime posizioni. Aumenta, altresì, la percentuale degli italiani che considera attendibili televisione e radio (1,9%), quotidiani o riviste specializzate (2,9%) e siti internet (2,5%). Resta sotto l’1% la percentuale di coloro che si affidano ai social network (0,4%).

In un contesto come quello dell’ultimo anno in cui l’informazione ha mostrato ancora una volta la sua centralità, soprattutto sui temi della salute e della medicina, si è svolta la seconda edizione del premio giornalistico Umberto Rosa, voluto da Confindustria Dispositivi Medici per sostenere l’informazione di qualità.

Il 13 aprile verranno premiati in diretta streaming su www.premiogiornalistico.confindustriadm.it i vincitori delle 3 categorie in gara (carta stampata, web e agenzie, radio e tv) e il premio speciale Giornalista dell’anno. Moderato da Michele Mirabella, , grande conoscitore dei temi della salute e del benessere, nonché Presidente della Giuria del Premio Giornalistico Umberto Rosa, l’evento avrà inizio alle 17 e avrà veste digitale nel rispetto delle norme in vigore.

Michele Mirabella, accompagnato dal Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, presenterà inoltre i risultati della survey Giornalismo e informazione ai tempi della pandemia che ha visto come rispondenti i giornalisti in gara. Interverranno anche Gin Invernizzi, Segretario della Giuria e Vicepresidente di Confindustria Dispositivi Medici con delega alla comunicazione, e Carlo Rosa, figlio di Umberto Rosa, l’imprenditore e fondatore della prima Associazione di industriali del settore a cui è dedicato il Premio.

 

L’INFORMAZIONE E LA SCIENZA

 

Le è successo di aver usato internet per (o di aver chiesto a qualcuno di) cercare informazioni con lo scopo di…

    Spesso Frequentemente Talvolta Mai
Fare una diagnosi sulla sua salute 2018 4,8 11,7 38,0 45,5
2019 5,2 5,2 24,1 65,6
2021 5,0 3,4 25,1 66,4
           
Sapere qualcosa in più su cure e terapie 2018 5,3 12,0 38,6 44,1
2019 6,1 7,6 31,8 54,5
2021 14,3 9,6 40,8 35,3
           
Sapere qualcosa in più su tecnologie e dispositivi per la salute 2018 3,8 10,9 31,1 54,3
2019 4,9 5,3 22,7 67,1
2021 11,2 7,6 39,0 42,2
           
Interpretare esami clinici 2019 4,9 5,3 22,7 67,1
2021 6,9 4,5 29,3 59,4
           
Cercare qualcuno con i suoi stessi disturbi 2019 3,6 4,3 19,9 72,3
2021 3,6 3,1 15,8 77,5
           
Cercare medici e/o strutture sanitarie 2019 5,7 6,2 29,2 58,9
2021 12,8 8,4 33,5 45,3

 

A chi si rivolge principalmente per avere informazioni sulla sua salute?

  2019 2021
Medico di medicina generale 87,6 76,6
Medico specialista 8,3 11,8
Familiari, parenti, amici e colleghi di lavoro 2,7 5,7
Farmacista 0,7 1,4
Televisione, Radio 0,5
Quotidiani o riviste specializzate 0,2 0,4
Siti internet 0,5 2,5
Social network 0,1
Altro nd
Non chiedo a nessuno nd 1,0

 

A suo avviso, quali sono i due canali informativi più attendibili (1° e 2° più attendibile)?

  2019 2021
Medico di medicina generale 48,2 44,5
Medico specialista 44,1 38,0
Familiari, amici e colleghi di lavoro 2,5 2,9
Farmacista 3,0 7,1
Televisione, Radio 0,2 1,9
Quotidiani o riviste specializzate 0,7 2,9
Siti internet 1,2 2,5
Social network 0,1 0,4

 

 

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

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Risultati di uno studio di Confindustria Dispositivi Medici a un anno dallo scoppio della pandemia:

Pandemia: 8 italiani su 10 si sentono in ottima forma, ma il 37% ha rinviato esami e cure

  Modificata anche la classifica delle patologie cha fanno più paura: aumentano le malattie infettive, ma il primato resta ai tumori

Roma, 31 marzo 2021 – A un anno dallo scoppio della pandemia gli italiani si scoprono a sorpresa con una percezione positiva delle proprie condizioni di salute, ma sono più timorosi verso le malattie infettive e i virus (11,5% rispetto all’1,5% del 2019). Una ritrovata positività circa la propria condizione di salute si accompagna, però, a una diminuzione delle visite di prevenzione, diagnostica e cura: sono quasi 4 italiani su 10 ad averne posticipato l’accesso, per lo più donne (40% contro il 31% degli uomini) e abitanti delle regioni meridionali (43,6%) e delle Isole (46,6%). Tra le motivazioni spicca la paura del contagio (46,9%) seguita dall’impossibilità di accedere alle strutture sanitarie a causa del loro impegno nel contrasto alla pandemia da COVID-19 (39%). Solo lo 0,7% degli intervistati individua come causa le difficoltà economiche.

Sono questi alcuni dei risultati emersi dall’indagine Tech4Life promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis a un anno dallo scoppio dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese.

Coronavirus, pandemia, oltre che la paura di contrarre il virus hanno modificato anche la classifica dei timori per le malattie. Mentre i tumori si confermano al primo posto come famiglia di malattie maggiormente temuta (41,7% contro il 45,3% del pre-pandemia), aumenta invece la preoccupazione per le malattie infettive: se nel 2019 a temerle era l’1,5% della popolazione e nel 2020 il 9,5%, a un anno dalla registrazione del primo caso di Coronavirus nel nostro Paese, la percentuale si attesta sull’11%.

I luoghi dove è maggiore il timore di poter essere contagiati sono i mezzi pubblici (24,4%), in particolare fra gli under-35 (39,4%), e il supermercato (26,2%), soprattutto fra i più anziani (34,1%) e la componente femminile (30,2%). Contro i dati ufficiali la percezione degli italiani: se le ricerche epidemiologiche segnalano la maggiore probabilità di contagio tra la cerchia familiare e quella amicale, solo – rispettivamente – il 4,5% e il 5,5% dei rispondenti teme di contrarre il virus in questi ambienti.

Le misure restrittive, la paura dei contagi e il numero elevato di morti e ospedalizzati, hanno portato gli italiani a una riflessione sul proprio stato di salute: se nel 2019, a dichiarare uno stato di salute ottimale era il 70,4% della popolazione, nel 2021 la percentuale sale all’80,8%. Dimezzata la percentuale di italiani che dichiarano una percezione negativa della propria salute: da 6,7% del 2019 a 3,1% del 2021.  Più positivi sono i giovani: è il 93,9% nella fascia di età 18-34 a dichiarare una percezione positiva del proprio stato di salute. Scende la percentuale di negatività tra gli over 55: sono 7 italiani su 10 con età superiore ai 55 anni a non lamentare una condizione negativa, meno di 6 su 10 nel 2019.

Come va in generale la sua salute?

  2018 2019 2021
Molto bene 21,1 15,5 21,8
Bene 59,5 54,9 59,0
Né bene / né male 16,7 22,9 16,1
Male 2,6 5,6 2,7
Molto male 0,1 1,1 0,4

 

Tra le seguenti problematiche di salute, quale la spaventa di più?

  2019 2020 2021
Tumori 40,9 45,3 41,7
Infarto 7,4 5,9 7,4
Ictus 7,2 7,2 7,3
Alzheimer 31,4 16,7 18,2
Malattie infettive, virus (come il COVID-19) 1,5 9,5 11,0
Depressione 4,9 4,9 5,5
I problemi di salute non mi spaventano 6,7 10,5 8,9

 

Durante la pandemia ha evitato di sottoporsi a esami, visite o cure mediche?

Sì, ho rinviato tutti gli esami, le visite e le cure mediche 17,0
Sì, ho rinviato alcuni esami, visite e cure 20,4
No, ho fatto tutto ciò che era necessario 29,8
No, non ho avuto necessità di fare alcun esame, visita o cura medica 32,9

 

Se ha rinunciato, per quale motivo prevalente?

Paura di contagiarmi 46,9
Problemi economici 0,7
Liste d’attesa troppo lunghe 7,1
Le strutture non erano disponibili perché impegnate a curare chi aveva il COVID-19 39,0
Altro (specificare) 6,3

 

Dove teme maggiormente di potersi contagiare?

  2020 2021
Su un mezzo pubblico 29,2 24,4
In ospedale, dal medico 13,0 8,8
Al supermercato 24,6 26,2
A scuola nd 2,3
In un piccolo negozio 2,1 3,4
Con i familiari 2,9 4,5
Con gli amici 5,4 5,5
Al bar, ristorante 10,9 5,4
Al lavoro 11,9 14,0
Altro nd 5,4

 

Nota metodologica

La popolazione oggetto di campionamento è costituita dalla popolazione con oltre 18 anni in Italia ripartita per macroregioni (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), genere, età. Il campione ammonta a 1.211 casi. Le eventuali distorsioni sono state in seguito bilanciate in fase di elaborazione post-rilevazione – con riferimento ai dati Istat – attraverso procedure di ponderazione che hanno tenuto in considerazione le variabili di stratificazione campionaria sopra citate.

Le interviste sono state realizzate con il sistema CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) nel periodo 5-14 gennaio 2021. La rilevazione è stata realizzata dalla società Demetra di Venezia Mestre.

L’indagine è stata progettata e realizzata da Community Research&Analysis per Confindustria Dispositivi Medici. Daniele Marini ha impostato e diretto la ricerca, curato gli aspetti metodologici e l’elaborazione dei dati. L’impianto del questionario è stato rivisto a più riprese con Confindustria Dispositivi Medici, mentre l’analisi dei risultati e la redazione del report è avvenuto con il supporto di Francesca Setiffi (Università di Padova).

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

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Risultati dell’Osservatorio parco installato delle tecnologie di diagnostica per immagini:

IN ITALIA 18.000 APPARECCHIATURE DIAGNOSTICHE OBSOLETE 

Timidi segnali di aggiornamento, ma siamo ancora lontani da un reale processo di ammodernamento del parco istallato di imaging nelle strutture italiane

 

Roma, 30 marzo 2021 – Sono 18.000 le apparecchiature di diagnostica per immagini obsolete come risonanze magnetiche, PET, TAC, angiografi e mammografi. Il 71% dei mammografi convenzionali ha superato i 10 anni di età, il 69% delle PET ha più di 5 anni e il 54% delle risonanze magnetiche chiuse 1,0 T hanno ancora oltre 10 anni. Un segnale positivo si intravede tra gli ecografi portatili che nell’82% dei casi sono stati acquistati meno di 5 anni fa, così come il 78% dei sistemi digitali per la chirurgia ad arco e l’81% dei radiografi mobili digitali.

A fotografare lo stato di vetustà del parco tecnologie di diagnostica per immagini in uso presso le strutture sanitarie italiane pubbliche e private sono i dati presentati dall’Osservatorio parco installato (Opi) di Confindustria dispositivi medici.

I dati dell’ultima analisi restituiscono una fotografia ancora preoccupante: con un’età media dei mammografi di tipo convenzionale pari a 13,4 anni e il 54% delle apparecchiature di risonanza magnetica chiuse di 1,0T che supera i 10 anni di età (a fronte di un periodo di adeguatezza di 5 anni), l’Osservatorio di Confindustria dispositivi medici accende i riflettori sulla situazione del parco tecnologico italiano, situazione che non permette di offrire, da parte del già provato Sistema sanitario nazionale, servizi di diagnostica e prevenzione troppo adeguati.

Dati in forte contrasto con quanto emerso dall’indagine Tech4Life promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis secondo cui per l’84% della popolazione italiana rinnovare i macchinari e le tecnologie degli ospedali è di primaria importanza. Accrescerne l’attendibilità e la sicurezza è particolarmente necessario, poi, in un periodo in cui il 37% degli italiani ha rinviato del tutto o in parte esami, visite e cure mediche per la paura del contagio o per il sovraffollamento delle strutture impegnate nella lotta al Coronavirus.

L’indagine realizzata dall’Osservatorio parco installato – ha commentato Aniello Aliberti, Presidente di Elettromedicali e Servizi integrati – ha fotografato una situazione ancora di evidente vetustà delle tecnologie di diagnostica per immagini presenti nel nostro Paese. Sebbene si registrino timidi segnali di aggiornamento, siamo ancora lontani da un reale processo di ammodernamento del parco installato nelle strutture italiane. Tecnologie all’avanguardia consentirebbero non solo una migliore capacità diagnostica, ma anche una maggiore velocità di refertazione, che potrebbe rivelarsi fondamentale una volta che i cittadini saranno meno impauriti e riprenderanno a fare prevenzione e a curarsi senza timore di contagiarsi. Il servizio sanitario deve farsi trovare pronto anche alla forte richiesta che ci sarà nel post Covid”.

I principali dati in sintesi:

 

ITALIA  TIPOLOGIA <5 anni >=5; <=10

anni

>10 anni Eta’ massima consigliata Superano età consigliata
MAMMOGRAFI CONVENZIONALI 9% 19% 71% 6 84%
DIGITALI 50% 43% 7% 5 39%
SISTEMI ANGIOGRAFICI CONVENZIONALI 25% 32% 43% 7 61%

 

DIGITALI
ECOGRAFI PORTATILI 82% 17% 1% 5 39%
TRADIZIONALI 49% 25% 26%
TOMOGRAFIA ASSIALE COMPUTERIZZATA (TC) MENO DI 16 SL 32% 34% 33% 7 52%
DA 16 A 64 SL 40% 36% 23% 43%
OLTRE 64 SL 51% 41% 8% 27%
RISONANZE MAGNETICHE NUCLEARI (RMN) APERTE (ESCL. DEDICATE) n.d. n.d. n.d. n.a. n.a.
CHIUSE 1,0 T 25% 21% 54% 5 74%
CHIUSE 1,5 T 42% 36% 22% 51%
CHIUSE 3,0 T E OLTRE 55% 34% 11% 41%
PET (INCLUSE PET/CT E PET/MR) TRADIZIONALI 30% 40% 29% 7 48%
IBRIDE PET/RM
IBRIDE PET/TC
GAMMA CAMERE PER MEDICINA NUCLEARE SPECT TRADIZIONALI 11% 15% 75% 7 73%
SPECT/CT 22% 51% 26%
SISTEMI MOBILI AD ARCO PER CHIRURGIA CONVENZIONALI 16% 27% 57% 10 57%
DIGITALI 78% 19% 3% 7 12%
SISTEMI RADIOGRAFICI FISSI CONVENZIONALI 6% 13% 81% 10 81%
DIGITALI 36% 36% 28% 7 48%
RADIOFLUOROSCOPI RF (SIST. TELECOMANDATI) CONVENZIONALI 7% 17% 76% 10 76%
DIGITALI 46% 34% 19% 7 37%
UNITA’ MOBILI RADIOGRAFICHE CONVENZIONALI 8% 17% 75% 10 75%
DIGITALI 81% 19% 1% 7 2%
PANNELLI DIGITALI RETROFIT 76% 24% 0% n.a. n.a.

 

Il parco tecnologico ospedaliero

L’ultima indagine dell’OPI si è concentrata sulle tecnologie diagnostiche per immagini e, in particolare, sulle apparecchiature mammografiche, le apparecchiature di risonanza magnetica nucleare (RMN), le PET e quelle di tomografia assiale computerizzata (TC), documentandone l’età media e stabilendone il periodo di adeguatezza.

 

Apparecchiature mammografiche

Pur non arrestandosi la progressiva adozione di apparecchiature di tipo digitale, il 43,5% dei mammografi del parco installato risulta di tipo convenzionale. Considerando che il periodo di adeguatezza è di 6 anni per quello convenzionale e di 5 per quello digitale, l’OPI segnala che:

  • L’età media dei mammografi di tipo convenzionale è pari a 13,4 anni;
  • L’età media dei mammografi di tipo digitale è di 4,9 anni;
  • L’84% delle apparecchiature di mammografia convenzionali è oltre il periodo di adeguatezza;
  • Il 71% di quelli convenzionali ha superato i 10 anni di età;
  • Supera la soglia di adeguatezza il 39% della versione digitale.

Rispetto agli anni precedenti, i mammografi convenzionali registrano un peggioramento dell’età media passando da 11 anni a fine 2017 a 13,4 anni nell’ultima rilevazione a fine 2019. Più contenuto l’aumento dell’età media dei mammografi digitali nel medesimo periodo, da 4,6 anni a 4,9 anni.

 

Risonanze magnetiche nucleari

Il periodo di adeguatezza delle risonanze magnetiche nucleari chiuse è di 5 anni. Nonostante ciò superano il periodo di adeguatezza:

  • Il 74% di quelle chiuse con campo magnetico 1,0 Tesla (minor precisione);
  • Il 51% con campo di 1,5 Tesla (precisione media);
  • Il 41% chiuse con campo 3,0 Tesla e oltre (precisione altissima).

 

Tomografica assiale computerizzata

Numeri simili per le apparecchiature di tomografia assiale computerizzata (TC). Pur registrando una diminuzione di precisione alla diminuzione degli strati, il 25,1% delle TC presenti nel parco installato ha meno di 16 strati. Presenta un numero di strati compreso tra 16 e 64 il 62,8%, a fronte del 55,2% a fine 2017.

Sebbene il periodo di adeguatezza sia di 7 anni, a superarlo sono:

  • Il 52% delle apparecchiature con meno di 16 strati;
  • Il 27% aventi più di 64 strati.

 

PET

Per quanto riguarda le PET (incluse le PET/TC e PET/RM), il cui periodo di adeguatezza è di 7 anni, l’età media supera di poco questa cifra.

  • Il 52% delle apparecchiature ospedaliere ha un’età media inferiore ai 7 anni;
  • Il 29% ha più di 10 anni;
  • Il 40% tra i 5 e i 10 anni;
  • Il 30% meno di 5 anni.

 

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,7 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 4.323 aziende, che occupano 94.153 dipendenti.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: QUASI RAGGIUNTA LA PARITA’ DI GENERE NEL SETTORE

 Solo nel 21% dei casi le donne rivestono posizioni apicali, ma tra gli under 35 i manager donna sono più del doppio degli uomini

Roma, 7 marzo 2021 – Il settore dei dispositivi medici è rosa. Sono il 46% le donne occupate in Italia, un 17,6% in più rispetto a quelle che lavorano nel manufatturiero e un +3% rispetto al mondo farmaceutico. Dei 94mila dipendenti delle 4.323 imprese di dispositivi medici presenti in Italia, la compagine femminile resta però ancora sottorappresentata nelle posizioni apicali con un 21% di coloro che rivestono i ruoli di vertice. La disparità è ancora più evidente se si considera la carica di presidente, dove solo il 13% è ricoperto dal genere femminile e il restante 87% dal genere maschile. Nonostante i ruoli manageriali tanto per le donne quanto per gli uomini vengano ricoperti per lo più da over 55 (50,2%), tra gli under 35 si fanno strada le donne la cui percentuale si attesta sul 5,7% rispetto al 2,8% maschile.

Sono questi gli ultimi dati emersi dall’analisi condotta dal Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici sulle imprese del settore, che pongono l’accento sulla rappresentazione femminile nelle posizioni apicali e che fanno ben sperare in una timida inversione di tendenza. La crescente diffusione di forme di welfare aziendale, smart working, organizzazione del lavoro per obiettivi nelle aziende del settore dei dispositivi medici ha senz’altro contribuito a intervenire sul gap di genere anche nel nostro Paese, dove questo è ancora elevato.

Nella piramide aziendale salgono leggermente per fermarsi al 24% le percentuali che vedono le donne membri del comitato audit e al 25% quelle che le vedono sedere nel consiglio di amministrazione. Tra i fattori che sembrano incidere maggiormente sull’ascesa delle donne al potere c’è la dimensione aziendale: solo il 17,5% dei ruoli di spicco vengono ricoperti da donne nelle grandi imprese mentre raggiungono il 23,9% e il 21,6% in quelle di micro e piccola dimensione.

In generale, il settore dei dispositivi medici è caratterizzato da un’occupazione altamente qualificata con il 50% con un titolo di studio alto (laurea o post laurea) e il 15% in ruoli di ricerca e sviluppo. Forte la concentrazione degli occupati in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto.

 

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Risultati di uno studio di Confindustria Dispositivi Medici a un anno dallo scoppio della pandemia:

PANDEMIA: 6 ITALIANI SU 10 PROMUOVONO IL SSN, MA OLTRE L’80% VUOLE ASSISTENZA DOMICILIARE E NUOVO PARCO TECONOLOGICO NEGLI OSPEDALI 

Boggetti: programmare una ripartenza che prenda slancio dagli investimenti in produzione, dal valore dell’innovazione tecnologica e della ricerca, dall’importanza dell’assistenza sia in ospedale che sul territorio.

 

Roma, 4 marzo 2021 – Il 62% degli italiani promuove il Servizio sanitario nazionale nella regione di residenza durante la pandemia e per gli investimenti futuri il 90% dei cittadini punta sull’assistenza domiciliare. I più entusiasti dell’attuale Servizio sanitario sono gli abitanti del nord-est (88%) e del centro Italia (80%), poco o per nulla soddisfatti il 53,8% dei residenti nelle isole e il 48,2% degli abitanti del sud Italia. Promossa dunque la Sanità: 6 italiani su 10 sono molto o abbastanza soddisfatti di come questa abbia reagito alla pandemia. Per il futuro e per migliorare la Sanità pubblica per quasi 9 italiani su 10 è altrettanto importante incrementare le attività di screening e potenziare le iniziative di prevenzione. La pandemia e il ruolo dei professionisti della Sanità hanno portato alla luce la necessità di nuove assunzioni: per l’85,8% degli intervistati è importantissimo migliorare la programmazione del personale medico da assumere, così come lo sviluppo di attività di educazione sanitaria nelle scuole e fra la popolazione (86%).

Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’indagine promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis, anticipati dal Presidente dell’Associazione, Massimiliano Boggetti, nell’audizione di oggi in Commissione Igiene e Sanità al Senato sul Recovery plan. L’indagine indaga a un anno dallo scoppio della pandemia il sentiment degli italiani verso il Servizio sanitario nazionale e racconta chi sono vincitori e vinti secondo gli intervistati in quella che è ancora la battaglia più dura del nuovo millennio.

Ma un anno di pandemia ha anche cambiato la percezione di alcuni dispositivi medici come prodotti salvavita. Sebbene molti di questi siano considerati particolarmente importanti ai fini della salvaguardia della vita registrando valori medi superiori a quattro, troviamo al primo posto i ventilatori polmonari (molto/moltissimo importante per il 95,8%) seguiti dalla mascherina (90,5%). Con valori superiori all’80% (molto/moltissimo importante) si collocano i tamponi diagnostici, il saturimetro e le siringhe.

La maggiore conoscenza dei dispositivi che popolano gli ospedali e l’importanza vitale di strumenti come i ventilatori polmonari ha sicuramento contribuito nell’evidenziare l’importanza di un parco tecnologico ospedaliero all’avanguardia: è l’84,6% degli intervistati a ritenere indispensabile per il miglioramento del Servizio Sanitario Nazionale il rinnovamento dei macchinari e delle tecnologie presenti in ospedale.

A un anno di distanza dallo scoppio della pandemia da Coronavirus nel nostro Paese – afferma Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici, è interessante tirare le somme di quello che è stato un anno terribile, che ha messo in evidenza alcuni punti focali: il Servizio Sanitario Nazionale è indispensabile così come lo sono i dispositivi medici. Per anni vittima di tagli ingiustificati, il SSN ha dimostrato nel periodo più buio di essere risorsa essenziale per il benessere e la sopravvivenza degli italiani. Coscienti di quelli che sono stati e continuano ad essere i limiti del nostro Paese, dal parco tecnologico ospedaliero vetusto fino all’eccessiva tassazione di imprese fondamentali per la tenuta della sanità e quindi del Paese, bisogna adesso far tesoro di quanto imparato per programmare una ripartenza che prenda slancio dagli investimenti in produzione, dal valore dell’innovazione tecnologica e della ricerca, dall’importanza dell’assistenza sia in ospedale che sul territorio”.

Messo a dura prova durante la pandemia da Covid-19, il Servizio sanitario nazionale è stato il grande protagonista del dibattito pubblico e politico dell’ultimo anno. Al punto che oggi quasi 7 italiani su 10 lo preferiscono a quella privata. Se solo il 17,2% degli italiani riconosce un miglioramento al Servizio sanitario nella propria regione negli ultimi 5 anni, sono particolarmente significative le differenze macro regionali: mentre l’88% dei residenti del nord-est si dicono molto o abbastanza soddisfatti, seguito dall’80% degli abitanti del centro Italia, più debole il favore espresso dai residenti del Nord Ovest (55,6%) e del Sud Italia (51,8%). I più delusi sono gli abitanti delle isole: per il 53,8% di loro il servizio sanitario della Regione di residenza ha risposto alla pandemia in modo poco o per nulla adeguato.

Significativa la differenza tra donne e uomini nel valutare lo stato di salute dell’offerta sanitaria pubblica. Durante gli ultimi cinque anni per il 40,8% delle donne l’Italia ha peggiorato la qualità dei servizi erogati dal sistema sanitario mentre la diminuzione del livello delle prestazioni pubbliche è una fotografia calzante della realtà solo per il 29,2% degli uomini. Oltre la metà degli uomini considera stabile la qualità dei servizi offerti (52,2%) mentre le donne, a tal riguardo, risultano più scettiche (40,6%). Al crescere dell’età aumenta anche la quota di coloro che vedono un peggioramento dell’offerta sanitaria pubblica, comprensiva sia delle strutture ospedaliere sia della medicina territoriale: si passa dal 26,5% della fascia d’età 18-34 fino al 38,1% degli ultracinquantacinquenni. Nonostante ciò è bene sottolineato come la maggioranza assoluta dei rispondenti esprima una valutazione positiva costatandone la stabilità o il miglioramento, segno di tenuta del servizio sanitario nazionale in piena fase pandemica.

 

Sulla base della sua esperienza, e avendone la possibilità, per una prestazione medico-sanitaria preferirebbe rivolgersi a una struttura:

  2019 2020 2021
Pubblica 72,8 63,9 67,4
Privata 27,2 36,1 32,6

 

Come valuta il servizio offerto dal Sistema Sanitario della sua regione negli ultimi 5 anni?)

  2019 2020 2021
È migliorato rispetto al passato 17,2 21,6 17,2
È più o meno come prima 39,7 39,4 44,4
Sta peggiorando 36,2 32,9 33,5
Non so 6,9 6,2 4,9

 

Ritiene che il Servizio Sanitario della sua regione abbia reagito alla pandemia in modo adeguato?

Molto 11,0
Abbastanza 51,0
Poco 24,8
Per nulla 7,7
Non so 5,5

 

 

Assegnando un punteggio da 1 a 5 (dove 1=per nulla e 5=moltissimo) quanto si direbbe d’accordo con le seguenti azioni per migliorare il Servizio Sanitario Nazionale?

  Val. 4 e 5 Media
Sviluppare l’educazione sanitaria nelle scuole e fra la popolazione 86,0 4,48
Potenziare i servizi di prevenzione, di igiene e sanità pubblica 88,0 4,52
Rinnovare i macchinari e la tecnologia degli ospedali 84,6 4,45
Sviluppare l’assistenza territoriale domiciliare per la cura delle persone a casa 90,9 4,57
Diffondere la telemedicina, i monitoraggi a distanza 60,1 3,70
Diffondere l’utilizzo delle app (es. Immuni) dedicate alla salute 48,0 3,40
Incrementare le attività di screening e prevenzione 88,3 4,54
Migliorare la programmazione del personale medico da assumere 85,8 4,49

 

Parliamo ora di alcuni dispostivi medici, cioè delle tecnologie o dei prodotti che servono per la prevenzione, la diagnosi, la cura del COVID-19. In generale, quanto li reputa importanti per la salvaguardia della vita? (scala dove 1=per nulla e 5=moltissimo)

Val. 4 e 5 (escluso non so) Non so Media
Tamponi diagnostici 86,9 1,8 4,50
Mascherina 90,5 0,3 4,62
Siringhe per somministrazione vaccino 81,7 3,9 4,38
Ventilatori polmonari 95,8 4,9 4,79
Saturimetro (misuratore ossigeno) 86,2 5,1 4,46

 

Nota metodologica

La popolazione oggetto di campionamento è costituita dalla popolazione con oltre 18 anni in Italia ripartita per macroregioni (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), genere, età. Il campione ammonta a 1.211 casi. Le eventuali distorsioni sono state in seguito bilanciate in fase di elaborazione post-rilevazione – con riferimento ai dati Istat – attraverso procedure di ponderazione che hanno tenuto in considerazione le variabili di stratificazione campionaria sopra citate.

Le interviste sono state realizzate con il sistema CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) nel periodo 5-14 gennaio 2021. La rilevazione è stata realizzata dalla società Demetra di Venezia Mestre.

L’indagine è stata progettata e realizzata da Community Research&Analysis per Confindustria Dispositivi Medici. Daniele Marini ha impostato e diretto la ricerca, curato gli aspetti metodologici e l’elaborazione dei dati. L’impianto del questionario è stato rivisto a più riprese con Confindustria Dispositivi Medici, mentre l’analisi dei risultati e la redazione del report è avvenuto con il supporto di Francesca Setiffi (Università di Padova).

 

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Confindustria Dispositivi Medici: abolire tetti di spesa e payback per rilanciare la Sanità e riportare le imprese in Italia

Boggetti: “È tempo di definire un sistema di governance che garantisca l’accesso all’innovazione in medicina ai cittadini e contemporaneamente crei un tessuto industriale di dispositivi medici in Italia”

Arezzo, 3 dicembre 2021 – Rifinanziare la salute, abolire i tetti di spesa e il payback, eliminare la tassa sull’innovazione, attivare un piano nazionale di Health Technology Assessment (HTA), ridefinire i livelli essenziali di assistenza (LEA) sulla base dei percorsi diagnostici terapeutici assistenziali. Sono queste le richieste avanzate da Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici durante l’evento “La governance dei dispositivi medici: dall’Europa una sfida per il futuro”, organizzato oggi nell’ambito del Forum Risk Management di Arezzo.

“Abbiamo imparato che la sanità è il settore più importante, dal cui buon funzionamento dipendono  tutti gli altri settori.  È dunque ora di mettere in pratica la lezione imparata affinché non resti solo spicciola retorica – ha dichiarato Boggetti –. Sperando di esserci lasciati alle spalle il periodo peggiore, è tempo di definire un sistema di governance che garantisca un controllo della spesa non penalizzando il tessuto industriale italiano, l’innovazione e i servizi al cittadino”.

“Per farlo, è necessario un cambio di paradigma che abbandoni l’attuale logica a silos delle prestazioni sanitarie, abbracciandone una che tenga conto delle patologie e del costo necessario a fronteggiarle sulla base di Protocolli Diagnostici Terapeutici Assistenziali (PDTA). È necessario ripensare i Livelli essenziali di assistenza (LEA) considerando il percorso terapeutico nella sua totalità per costruire una medicina ad personam, in grado di offrire al paziente le migliori cure possibili e da cui far discendere le politiche di acquisto. Per questo è necessario l’esclusione dai  tetti di spesa almeno su quelle innovazioni con positiva valutazione di HTA.

“Meccanismi come il payback – ha continuato Boggetti in apertura dell’incontro al Forum risk di Arezzo – rendono paradossalmente debitrici le aziende penalizzando ricerca e sviluppo, bloccando l’innovazione e frenando un tessuto industriale fondamentale per la salute economica del Paese quanto per quella dei suoi cittadini. Mettere in capo alle imprese fornitrici una parte degli sforamenti dei limiti di spesa, fissati dalle stesse regioni, non considerando gli attuali bisogni di salute dei cittadini significa trasferire la responsabilità della corretta gestione della spesa pubblica a soggetti privati, quali le imprese”.

“Come Confindustria dispositivi Medici, chiediamo, dunque, di ripensare il sistema di acquisto rinunciando alle gare al massimo ribasso e andando verso un’attenta analisi del valore complessivo di un prodotto, sia in termini clinici, diagnostici e terapeutici oltre che dal punto di vista economico. Quello che dovrebbe essere alla base del piano nazionale di HTA tante volte annunciato, ma mai realizzato.

“Perseverare nel mantenimento dei tetti di spesa e di meccanismi quali il payback e le gare al ribasso significa contribuire a rendere l’Italia un Paese sempre meno appetibile per investimenti nazionali ed esteri, quando invece abbiamo bisogno di far tornare in Italia produzione e ricerca. Realizzare un reshoring, soprattutto nel caso dei dispositivi medici, significa investire su un settore in grado non solo di tutelare il Paese di fronte ad altre eventuali emergenze sanitarie, ma anche capace di far crescere il tessuto industriale in un comparto che è considerato oggi uno dei più promettenti, in grado di generare PIL e occupazione” – insiste Boggetti.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI E FISPES ANCORA INSIEME PER DYNAMO CAMP

Una challenge a distanza, ideata e organizzata insieme a Dynamo Academy, con fitness tracker e app per non rinunciare alla solidarietà e alla promozione dello sport oltre le barriere

 Sarà una challenge a distanza, attraverso l’uso di un fitness tracker e di una app, l’impresa sportiva che anche quest’anno Confindustria Dispositivi Medici ha voluto organizzare per raccogliere fondi che contribuiranno a offrire agli ospiti di Dynamo Camp programmi gratuiti di Terapia Ricreativa. L’iniziativa è stata concepita e organizzata insieme a Dynamo Academy, impresa che opera a supporto di aziende, top manager e dipendenti, affiancandoli affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità.

Gli atleti di Fispes, la Federazione italiana sport paralimpici e sperimentali con la loro esperienza e il loro esempio di ogni giorno saranno coach e motivatori di squadre composte da dipendenti, manager e amministratori delegati delle imprese dei dispositivi medici, che non hanno voluto rinunciare all’evento di solidarietà che da tre anni offre, attraverso la challenge, un concreto aiuto ai piccoli ospiti di Dynamo Camp, bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni con gravi patologie. Sport e solidarietà si incontrano per dare vita a inclusione, benessere e coesione in un una sfida virtuale per accorciare le distanze. Con un grande gesto di solidarietà “percorriamo la distanza che ci unisce”.

La terza edizione della Medical Device Challenge, in programma dal 4 al 18 dicembre, quest’anno in ragione del difficile momento che l’Italia sta vivendo a causa dell’epidemia da Coronavirus, si svolgerà completamente a distanza attraverso l’uso di un fitness tracker e di una app in grado di registrare sotto forma di punteggio le prestazioni sportive individuali dei partecipanti.

“Si tratta di una iniziativa che da un lato contribuisce a sostenere le attività di Dynamo e dall’altra, grazie alla collaborazione con gli atleti Fispes, ci aiuta a promuovere una società inclusiva e senza barriere” – ha dichiarato Mirella Bistocchi vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici con delega a etica e impegno sociale. “Per l’alto contenuto sociale dell’iniziativa abbiamo ritenuto doveroso trovare nuove formule e modalità per non rinunciare a questa edizione che porta con sé anche un messaggio di speranza ulteriore, visto il momento particolarmente delicato” – ha concluso Bistocchi.

“Grazie a Confindustria Dispositivi Medici e FISPES, partner importanti, uniti dall’impegno nei confronti di Dynamo e dalla volontà di essere attori attivi di Bene Comune creando un impatto nella società – è la dichiarazione di Serena Porcari, Presidente di Dynamo Academy e Dynamo Camp.

Il Presidente FISPES Sandrino Porru commenta: “Siamo felici di far parte di nuovo di una squadra che lavora per abbattere qualsiasi tipo di barriera in nome della solidarietà, della sensibilità e del sostegno verso i più deboli. Questa nuova modalità che abbiamo trovato per promuovere il Medical Device Challenge è utile per far capire come, davanti alle difficoltà, sia sempre possibile sforzarci per ottenere risultati importanti. Oggi torniamo a correre insieme per favorire l’inclusione e la socializzazione dei ragazzi attraverso l’attività sportiva, strumento fondamentale anche per affrontare le avversità della vita”.

Dynamo Academy

Dynamo Academy dal 2010 opera a supporto di aziende, top manager e dipendenti, affiancandoli affinché possano essere motori di Bene Comune e creare un impatto nelle proprie comunità. Lo fa offrendo advisory e programmi di engagement, formazione, supporto al welfare.

 Dynamo Camp

Dynamo Camp Onlus offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi o croniche, alle loro famiglie e ai fratelli e sorelle. Le attività si svolgono presso Dynamo Camp e, coi Dynamo Programs, in ospedali, associazioni e case famiglia nelle maggiori città italiane. Tutte le attività sono strutturate secondo il principio della Terapia Ricreativa Dynamo che ha l’obiettivo dello svago e del divertimento ma anche e soprattutto di essere di stimolo alle capacità dei bambini, di rinnovare la fiducia e la speranza.

Dynamo Camp è situato a Limestre in provincia di Pistoia, in un’oasi di oltre 900 ettari affiliata WWF, Oasi Dynamo, e fa parte del SeriousFun Children’s Network di camp fondati nel 1988 da Paul Newman e attivi in tutto il mondo.

 FISPES – Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali

La FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, è una Federazione Sportiva Paralimpica riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico che dal 2010 si occupa di promuovere e coordinare le attività sportive per persone con disabilità. Le discipline di competenza della FISPES sono:

  • Atletica leggera paralimpica praticabile da soggetti di tutte le disabilità fisiche e sensoriali
  • Rugby in carrozzina praticabile da soggetti non deambulanti con tetraplegia
  • Calcio per disabili fisici (Calcio a 7 per cerebrolesi, Calcio Amputati)

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: PER IL SETTORE NIENTE RISTORI, ANZI IL GOVERNO VARA UNA TASSA SULLE IMPRESE

Boggetti: “Non abbiamo imparato nulla dall’emergenza sanitaria. I dispositivi medici centrali per l’economia del Paese e per la qualità del SSN”

Roma, 4 dicembre 2020 – Ancora tasse sulle imprese dei dispositivi medici che oltre a non beneficiare dei ristori, sebbene molte di loro siano ferme per il blocco di molte attività chirurgiche e ambulatoriali per la pandemia, si vedono una nuova tassazione nella legge delega. È infatti in seconda lettura alla Camera e tutt’ora in discussione nella Commissione di merito la cosiddetta “legge delega” che – denuncia Confindustria Dispositivi Medici – introduce un versamento da parte delle aziende che producono o commercializzano dispositivi medici di una quota dello 0,75 per cento del fatturato, derivante dalla vendita al Servizio sanitario nazionale dei dispositivi e delle grandi apparecchiature.

Di tutti i paesi dell’Unione Europea che come l’Italia dovranno implementare i Regolamenti europei, a cui fa riferimento la Legge in discussione, solo l’Italia ha deciso di imporre alle imprese un prelievo forzoso per sostenere le attività naturalmente proprie di un Ministero, il cui funzionamento viene  finanziato – come tutta la PA – dalla fiscalità generale.

“Paesi come la Francia o la Gran Bretagna – ha commentato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici nel corso del suo intervento al 9 Healthcare summit organizzato da Il Sole 24 Ore – stanno attuando politiche di attrazione delle industrie in questo settore, mentre da noi continua un atteggiamento che può solo spingere a disinvestire nel nostro Paese. Si tratta della prova che l’Italia dalla pandemia non ha tratto insegnamenti utili – continua Boggetti -. Eppure l’emergenza da Coronavirus ha dimostrato quanto il settore dei dispositivi medici sia fondamentale per la salute dei cittadini e ha evidenziato la necessità di avere una presenza produttiva sul territorio dato che per l’intera pandemia la dipendenza di prodotti esteri ci ha costantemente messo nella condizione di non avere quanto necessitavamo: dalla mascherina di marzo alla siringa di oggi”.

Quello dei dispositivi medici è un comparto importante tanto per la sanità quanto per l’economia: con circa 4.000 imprese offre lavoro a 94.000 addetti.

“Fortemente votato all’innovazione e allo sviluppo, il settore dei dispositivi medici è leva strategica per un ulteriore incremento di occupati e di indotto, oltre che per garantire efficienza al SSN – continua Boggetti – ma è messo in crisi da continui e incomprensibili interventi di prelievi forzosi che si aggiungerebbero al sistema già drammaticamente penalizzante del payback. È indispensabile che dalla norma in discussione venga eliminato questo ennesimo taglio al settore dei dispositivi medici”, conclude Boggetti.

 

 

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INDAGINE SALUTE E SANITÀ AL TEMPO DELLA PANDEMIA

IL 63,9% DEGLI ITALIANI A FAVORE DELLA SANITA’ PUBBLICA, MA PER OLTRE IL 60% I FONDI EUROPEI SARANNO POCHI O SPRECATI

Il Presidente Boggetti (CDM): i cittadini sono confusi, resta la fiducia nel settore pubblico, ma vorrebbero una Sanità regionale. Questo dato va letto come un’esigenza di medicina del territorio, che stia più vicino alle persone e ai loro bisogni di salute

Roma, 26 novembre 2020 – Gli italiani preferiscono ricorrere alle strutture pubbliche (63,9%) per usufruire di prestazioni medico-sanitarie, ma dopo il lockdown un 10% di loro si fida più del privato. Si tratta di giovani soprattutto del Sud (10%), mentre prediligono la gestione statale gli anziani del Centro e del Nord. Grande pessimismo nella gestione dei fondi europei da investire nel sistema sanitario: per oltre il 60% saranno sprecati o ne arriveranno pochi alla strutture ospedaliere. Sebbene per il 30,4% degli italiani la Sanità pubblica dovrebbe essere a regia esclusivamente statale, quella regionale guadagna quasi il 10% di preferenze in più rispetto allo scorso anno. Questo quanto emerge dall’indagine della collana Tech4Life “Salute e sanità al tempo della pandemia. Gli italiani, il servizio sanitario nazionale e le condizioni di salute” promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis.

L’indagine ha analizzato il sentiment degli italiani nei confronti del Sistema sanitario nazionale durante l’emergenza COVID in Italia, mettendo a confronto le risposte date nel 2019.

La preferenza per la gestione nazionale delle prestazioni medico-sanitarie accomuna la fascia più anziana della popolazione (73%) e chi ha un titolo di studio più elevato, mentre decresce da Nord verso Sud e tra i più giovani: se nel Nord Ovest raggiunge il 69% dei consensi, nel Sud Italia si ferma al 40%, 69% per il Centro.

A guadagnare fiducia è la gestione regionale della Sanità pubblica: nel +10,1% degli italiani aumenta il desiderio di autonomia sull’anno passato. Se nel 2019 a volere una gestione esclusiva della sanità pubblica da parte delle Regioni era il 42,2% dei rispondenti, la percentuale attuale si assesta al 52,2%. Resta un 30,4% di italiani che ritiene che la Sanità pubblica dovrebbe essere gestita esclusivamente a livello centrale dallo Stato. A prediligere per una gestione regionale della Sanità sono soprattutto i residenti del Nord Est, dove le percentuali hanno raggiunto il 70%, con picchi del 93% in Friuli Venezia Giulia. Predilige l’accentramento il 46,6% dei meridionali.

Il 39,4% degli intervistati ritiene che il servizio sanitario della propria regione non sia cambiato negli ultimi 5 anni, mentre quasi il 33% lo considera peggiorato. Solo il 21,6% ritiene che il servizio sanitario della sua regione sia migliorato, dato in crescita rispetto alla risposta data nel 2019 quando a promuovere la Sanità regionale era il 17%. Il Nord Est è l’area del Paese dove la valutazione positiva è più ampia (28%). All’opposto nelle isole si registra il dato più alto rispetto a chi ha notato un peggioramento negli ultimi 5 anni (39,8%) segue il sud con il 38%. Su questo versante, la Calabria è la regione dove i delusi sono il 61%, mentre in Campania solo il 21,6% dichiara di aver notato un peggioramento dei servizi sanitari negli ultimi 5 anni.

Guardano al futuro, il 54,3 %, in crescita rispetto al 2019, ritiene che per migliorare la Sanità in Italia dovrebbe essere gestita soprattutto dal pubblico e il 16,6% dai privati. Resta un 5% di delusi post lockdown che oggi ritengono il SSN non vada bene così com’è ora, quando nel 2019 erano più ottimisti.

Pessimismo per il 60,3% degli intervistati sulla gestione dei fondi europei: il 48,6% ritiene che la maggior parte delle risorse andranno sprecate e alle strutture sanitarie ne arriveranno poche, dato che si aggiunge all’11,7% che ritiene dall’Europa arriveranno pochi soldi. Il 39,7% pensa che serviranno sicuramente a migliorare tutte le strutture sanitarie del Paese e soprattutto quelle che già oggi sono all’avanguardia.

“La nota di pessimismo sulla gestione dei fondi europei – commenta Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – dovrebbe rappresentare una sfida per il Governo per rilanciare un piano di investimenti forte per la Sanità del Paese, attingendo subito al Mes. Nuovi bisogni di salute si possono affrontare solo investendo velocemente nel parco tecnologico infrastrutturale, per poter garantire una più capillare assistenza sul territorio per essere vicini alle persone con una cura per patologia e non per prestazione attraverso tecnologie per il monitoraggio a distanza, la telemedicina, le app. Questa indagine ci aiuta a comprendere come la pandemia da Coronavirus ci abbia cambiati. I cittadini sono confusi: da una parte mantengono la propria fiducia nel settore pubblico, ma dall’altra vorrebbero una Sanità regionale. Sono convinto – ha concluso Boggetti – che questo dato regionale più che in chiave politica vada letto come un’esigenza di medicina del territorio, che stia più vicino alle persone e ai loro bisogni di salute. Uno dei problemi di questa pandemia è stato proprio quello che molti cittadini non si sono sentiti completamente seguiti e la presa in carico del paziente spesso è stata gestita in modo disorganico e disorganizzato”.

 

Sulla base della sua esperienza, e avendone la possibilità, per una prestazione medico-sanitaria preferirebbe rivolgersi a una struttura:

  2019 2020
Pubblica 72,8 63,9
Privata 27,2 36,1

 

Come valuta il servizio offerto dal Sistema Sanitario Nazionale della sua regione negli ultimi 5 anni?

  2019 2020
È migliorato rispetto al passato 17,2 21,6
È più o meno come prima 39,7 39,4
Sta peggiorando 36,2 32,9
Non so 6,9 6,2

 

A suo avviso, per migliorare la sanità pubblica in Italia:

  2019 2020
Dovrebbe essere gestita esclusivamente a livello centrale, dallo Stato 29,6 30,4
La gestione dovrebbe essere esclusivamente delle singole regioni 42,2 52,1
Va bene così com’è adesso 28,2 17,5

 

E ritiene che per migliorare la sanità pubblica in Italia dovrebbe essere gestita soprattutto:

  2009 2020
Dai privati 13,2 16,6
Dal pubblico, dallo Stato 52,4 54,3
Va bene così com’è adesso 34,4 29,1

 

Prossimamente dall’Europa arriveranno risorse che andranno investite anche nel sistema sanitario.

A suo avviso:

Serviranno sicuramente a migliorare tutte le strutture sanitarie del paese 28,7
Serviranno a migliorare le strutture sanitarie, ma soprattutto quelle che già oggi sono all’avanguardia 11,0
La maggior parte delle risorse andranno sprecate e alle strutture sanitarie ne arriveranno poche 48,6
In realtà, dall’Europa arriveranno pochi soldi 11,7

 

Metodologia

La popolazione oggetto di campionamento è costituita dalla popolazione con oltre 18 anni in Italia ripartita per macroregioni (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), genere, età. Il campione ammonta a 1.200 casi. Le eventuali distorsioni sono state in seguito bilanciate in fase di elaborazione post-rilevazione – con riferimento ai dati Istat – attraverso procedure di ponderazione che hanno tenuto in considerazione le variabili di stratificazione campionaria sopra citate.

Le interviste sono state realizzate con il sistema CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) nel periodo 2-11 settembre 2020. La rilevazione è stata realizzata dalla società Demetra di Venezia Mestre.

L’indagine è stata progettata e realizzata da Community Research&Analysis per Confindustria Dispositivi Medici. Daniele Marini ha impostato e diretto la ricerca, curato gli aspetti metodologici e l’elaborazione dei dati.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

 

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Sara Robibaro – Confindustria Dispositivi Medici

E-mail: ufficio.stampa@confindustriadm.it – mobile: 393.9976490

 

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Una giuria di esperti presieduta da Michele Mirabella per valutare i lavori in concorso

AL VIA LA SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”

Boggetti: il giornalismo serio oggi che si vedono moltiplicare le fake news va supportato e con questa II edizione del premio vogliamo sostenere un’informazione rigorosa e di qualità

 

Roma, 11 novembre 2020 – Al via la seconda edizione del Premio giornalistico “Umberto Rosa”, voluto da Confindustria Dispositivi Medici per sostenere e promuovere il giornalismo italiano nel campo della scienza e della salute, della sanità e dell’innovazione in medicina. Molte le novità di quest’anno: i premi verranno assegnati agli autori dei migliori lavori pubblicati su tre categorie di media: carta stampata, agenzie e web, radio e tv. Sarà ulteriormente premiato come Giornalista dell’anno l’autore dell’articolo o del servizio che avrà ricevuto un maggior numero di preferenze tra le diverse categorie. Per raccogliere le testimonianze dei giornalisti durante la pandemia, cercando di capirne difficoltà e stimoli in situazioni emergenziali, ai partecipanti verrà sottoposta una survey su cosa abbia significato essere giornalista durante l’epidemia da Coronavirus. I risultati verranno esposti durante la premiazione, che sarà non solo un momento di celebrazione dei vincitori, ma anche di approfondimento e riflessione ulteriore sui temi dell’informazione e della professione giornalistica.

“In un anno particolare come questo, che ha messo in luce più che mai la necessità di un giornalismo responsabile e di un’informazione scientifica accurata – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici -, ha un’importanza cruciale porre attenzione all’esattezza delle notizie, che riguardano la salute e la medicina. Premiare e celebrare una professione che, nel momento più difficile, ha portato avanti, non senza qualche criticità, un compito arduo è in questo momento un atto dovuto, oltre che motivo di orgoglio. Siamo infatti convinti che il giornalismo serio in tempi storici che vedono il moltiplicarsi di fake news e teorie antiscientifiche vada supportato e questa seconda edizione del nostro premio giornalistico vuole rappresentare una parte del nostro impegno a sostegno di un’informazione scientifica e rigorosa”.

A giudicare articoli, lanci di agenzie, servizi tv o radio di questa seconda edizione sarà una giuria qualificata composta da 10 membri più un Presidente e un Segretario (senza diritto di voto) provenienti dal mondo scientifico, istituzionale, imprenditoriale e della comunicazione. Diana Bracco, Presidente cluster nazionale Alisei; Silvio Brusaferro, Presidente Istituto Superiore Sanità; Nino Cartebellotta, Presidente Fondazione GIMBE; Antonio Gaudioso, Segretario generale di Cittadinanzattiva; Achille Iachino, Direttore generale dei Dispositivi Medici e del Servizio Farmaceutico del Ministero della Salute; Walter Ricciardi, Rappresentante per l’Italia presso il Consiglio OMS; Carlo Rosa, CEO DiaSorin Group; Marco Simoni, Presidente Human Technopole; Rossella Sobrero, Presidente FERPI; Franco Vimercati, Presidente Federazione delle società medico scientifiche Italiane (Fism); Gin Invernizzi, Segretario delle giuria e Vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici con delega alla Comunicazione.

Per partecipare al premio, sarà necessario compilare il form di iscrizione presente sul sito www.premiogiornalistico.confindustriadm.it e caricare il proprio lavoro entro e non oltre le ore 18.00 del 15 gennaio 2021. La giuria tecnica valuterà i lavori in concorso entro il 5 marzo 2021. Il bando completo è disponibile sulla pagina del sito di Confindustria Dispositivi Medici dedicata al premio.

 

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Sondaggio di Confindustria Dispositivi Medici sulla salute post Covid:

INDAGINE, 7 ITALIANI SU 10 CHIEDONO OBBLIGO MASCHERINA E PIU’ TAMPONI

Il coronavirus cambia le paure degli italiani: forte preoccupazione per l’economia, ma anche di contagiarsi su mezzi pubblici e supermercati. Meno fiducia nel parere di medici e scienziati, ma gli italiani si percepiscono più prudenti rispetto agli altri

 

Roma, 7 ottobre 2020 – La pandemia cambia le paure degli italiani rispetto all’economia, alla salute e il grado di fiducia nella scienza. Sebbene sia forte la preoccupazione per l’economia del Paese per l’85,2% degli italiani, resta alto il timore di potersi contagiare (82,3%) e i luoghi ritenuti meno sicuri sono i mezzi pubblici (29,2%), il supermercato (24,6%), gli ambulatori medici e gli ospedali (13%). Considerate più sicure le relazioni con i famigliari e con gli amici al contrario di quanto dicono gli esperti.

Rispetto al contenimento della pandemia l’85,3% degli italiani si dice d’accordo a rendere obbligatorio l’uso della mascherina per tutta la popolazione, il 77,3% vorrebbe fare tamponi a tutti e il 63,3% ritiene necessario chiudere le attività e isolare i territori dove si verifica un focolaio. Sorprende anche un 57,9% delle persone che ritiene necessario controllare gli spostamenti degli altri superando i limiti imposti dalla privacy. Permane uno strabismo percettivo: l’83% degli intervistati ha dichiarato di aver cambiato le proprie abitudini e di essere più prudente, ma ritiene che il 55,1% non abbia cambiato le proprie abitudini o alla lunga non lo farà più.

Il Covid però ha soprattutto ridotto la fiducia nella scienza: per il 47,9% conta di più l’esperienza di chi ha vissuto una malattia rispetto a quella di un medico o di uno scienziato (era il 20,1% nel 2019). Per il 12,5% delle persone le informazioni mediche che si trovano in internet e sui social network sono più veritiere di quelle degli scienziati, mentre nel 2019 la percentuale si fermava al 3,6%.

 

Stupisce che la paura delle malattie infettive resti contenuta (9,5%, +8% rispetto al periodo pre Covid) rispetto a tumori (45,3%, un +4,6% rispetto al 2019) e Alzheimer (16,7%, -14,7%) che rimangono saldamente in cima alla classifica delle malattie più temute.

Sono questi alcuni dei risultati della nuova edizione dell’indagine promossa da Confindustria Dispositivi Medici e realizzata da Community Research & Analysis sul sentiment degli italiani nei confronti della salute e del servizio sanitario.

“I dati che emergono ci fanno capire quanto gli italiani abbiano fiducia nei dispositivi medici come ausili salvavita  – commenta Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria dispositivi medici –. Le persone hanno capito che le nostre tecnologie svolgono un ruolo fondamentale nel contrasto alla pandemia. Sono però molto preoccupato della mancanza di credibilità della scienza rispetto alle notizie trovate su internet, è un dato che non va sottovalutato e su cui tutti gli attori della salute devono investire per un’informazione di qualità. Condivido inoltre la preoccupazione per il futuro della nostra economia, che ha oggi bisogno di investimenti strategici per utilizzare al meglio i fondi europei per il rilancio del sistema salute. Rilancio che se vuole essere efficacie deve vedere coinvolta tutta la filiera della salute. Per questo sarebbe importante utilizzare i fondi del Mes e richiederli subito”.

 

 

Tra le seguenti problematiche di salute, quale la spaventa di più?

  2019 2020
Tumori 40,9 45,3
Infarto 7,4 5,9
Ictus 7,2 7,2
Alzheimer 31,4 16,7
Virus, malattie infettive 1,5 9,5
Depressione 4,9 4,9
I problemi di salute non mi spaventano 6,7 10,5

 

 

Di sua volontà farebbe un test per conoscere la probabilità di avere in futuro:

    Sì, ne ho già fatti Sì, ma non li ho fatti No Non saprei
Una predisposizione a qualche patologia (diabete, celiachia, allergie, obesità ….) 2018 11,1 36,9 43,3 8,6
2019 14,5 37,7 43,6 4,2
2020 13,2 46,6 37,6 2,6
Una malattia grave o abbastanza grave 2018 7,3 36,6 46,1 10,0
2019 10,3 36,1 49,3 4,4
2020 7,5 45,6 42,3 4,5

 

 

Qual è il suo grado di accordo con le seguenti affermazioni? (abbastanza e molto)

  2019 2020
Le informazioni mediche che si trovano in internet e sui social network sono più veritiere di quelle degli scienziati 3,6 12,5
I pareri dei medici/scienziati sono condizionati dalle aziende farmaceutiche 50,7 65,5
Conta di più l’esperienza di chi ha vissuto una malattia, rispetto a quella di un medico/scienziato 20,1 47,9
I medici di base non sono importanti come in passato per la presenza di molte fonti di informazioni medicali di facile accessibilità 32,3

 

 

Rispetto al Corona-virus, può dirci se:

Temo ancora di potermi contagiare 82,3
Non temo più di contagiarmi 17,7

 

 

[solo per chi risponde 1] Dove teme maggiormente di potersi contagiare?

Su un mezzo pubblico 29,2
In ospedale, dal medico 13,0
Al supermercato 24,6
In un piccolo negozio 2,1
Con i familiari 2,9
Con gli amici 5,4
Al bar, ristorante 10,9
Al lavoro 11,9

 

 

Qual è il suo grado di accordo con le seguenti affermazioni sul contenimento del Corona-virus? (abbastanza e molto)

Si dovrebbero fare i tamponi a tutta la popolazione indistintamente 75,3
È necessario controllare gli spostamenti delle persone superando i limiti imposti dalla privacy 57,9
Dove si verifica un focolaio è necessario isolare il territorio e chiudere tutte le attività 63,3
È necessario rendere obbligatorio l’uso della mascherina a tutta la popolazione 85,3

 

 

Su una scala da 1 a 5, dove 1 = per nulla e 5 = molto, quant’è preoccupato per le conseguenze del Corona-virus rispetto a:

  Valori 4 e 5 Media
L’economia italiana 85,2 4,4
Il suo lavoro/la sua attività 54,3 3,5
Le condizioni economiche della famiglia 58,0 3,7

 

 

A suo avviso, ora che abbiamo ripreso una vita sociale e di relazioni:

  Per me Per i miei concittadini
Non è cambiato nulla, sono tornato a comportarmi come prima 7,5 20,5
All’inizio ero molto prudente, ma alla lunga tornerò a comportarmi come prima 9,5 34,6
Ho cambiato le mie abitudini, sono in generale più prudente 83,0 44,9

Fonte: Community Research&Analysis per Confindustria Dispositivi Medici, settembre 2020 (n. casi: 1.008)

 

 

Metodologia

La popolazione oggetto di campionamento è costituita dalla popolazione con oltre 18 anni in Italia ripartita per macroregioni (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), genere, età. Il campione ammonta a 1.200 casi. Le eventuali distorsioni sono state in seguito bilanciate in fase di elaborazione post-rilevazione – con riferimento ai dati Istat – attraverso procedure di ponderazione che hanno tenuto in considerazione le variabili di stratificazione campionaria sopra citate.

Le interviste sono state realizzate con il sistema CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) nel periodo 2-11 settembre 2020. La rilevazione è stata realizzata dalla società Demetra di Venezia Mestre.

L’indagine è stata progettata e realizzata da Community Research&Analysis per Confindustria Dispositivi Medici. Daniele Marini ha impostato e diretto la ricerca, curato gli aspetti metodologici e l’elaborazione dei dati.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

 

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CONFINDUSTRIA DM, MASSIMO PICA (A.Menarini Diagnostics) PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE DEI DIAGNOSTICI

 

 Milano, 2 ottobre 2020 – Massimo Pica, Direttore Italia di A.Menarini Diagnostics Srl è il nuovo Presidente di Assodiagnostici, l’associazione delle imprese che producono e forniscono allergeni e diagnostici in vitro in Confindustria dispositivi medici.

“Oggi più che mai il nostro comparto sta lavorando moltissimo per la produzione di test sempre più affidabili, veloci e sofisticati e in questo specifico momento con particolare attenzione alle soluzioni utili al contrasto dell’infezione da Covid-19 – ha dichiarato Pica -. È quindi necessario che Assodiagnostici, insieme a tutta l’associazione Confindustria Dispositivi Medici, si ponga al centro di tutte le relazioni con gli stakeholder con determinazione, coesione e credibilità con un approccio partecipativo. Tra gli obiettivi al centro del mio mandato c’è infatti il consolidamento del rapporto con le società scientifiche, partner fondamentale nella ricerca e sviluppo come nelle fasi di utilizzo delle nostre tecnologie, al fine di proporre, nel rispetto della differenza dei ruoli e nella totale trasparenza come previsto dal Codice Etico associativo, un approccio sinergico nei confronti delle Istituzioni nazionali e regionali. Inoltre, vorrei che la mia presidenza fosse caratterizzata dalla partecipazione in maniera concreta e propositiva al continuo miglioramento dei percorsi di diagnosi e cura al fine di contribuire a migliorare sempre più il sistema sanitario”.

Milanese, 61 anni, Pica che ha realizzato tutta la sua carriera in A.Menarini fino ad assumere nel 2016 la carica di Direttore Italia, ha una forte esperienza nell’associazione di Confidustria. Ha fatto parte infatti del Comitato Direttivo di Assobiomedica e del Gruppo Consiliare di Assodiagnostici in Confindustria Dispositivi Medici. Con lui lavoreranno alla realizzazione del piano di lavoro: Katia Accorsi, Direttore Commerciale Roche Diagnostics; Silvano Bertasini, General Manager Europe Southern Region Beckman Coulter; Renato Bonaita, Amministratore Delegato Ortho Clinical Diagnostics; Jordi Lloren, Direttore Generale Werfen; Renzo Polato, Direttore Commerciale Biomerieux.

 

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BOGGETTI (CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI): APPREZZAMENTO PER LE PAROLE DEL MINISTRO SPERANZA.

ORA RIFONDIAMO INSIEME IL SSN

 

Roma, 24 settembre 2020 – “Abbiamo apprezzato molto le parole del Ministro Speranza e il piano annunciato per rifondare sui pilastri del digitale, dell’innovazione e della medicina di prossimità il Servizio sanitario nazionale. Le imprese dei dispositivi medici sono pronte a dare un contributo fattivo come in questi mesi di emergenza”. Così, Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici ha commentato le parole del Ministro Roberto Speranza durante il question time di ieri alla Camera.

“Siamo felici che il Ministro abbia riconosciuto l’importanza di dotare ospedali e territorio di apparecchiature all’avanguardia, sostituendo quelle obsolete. Da anni Confindustria Dispositivi Medici ha lanciato l’allarme sul parco tecnologico degli ospedali italiani a dir poco vetusto. Così come siamo felici di aver sentito di voler utilizzare i fondi ora disponibili per un massiccio uso del digitale nel nostro sistema di cura e assistenza ai pazienti. Il SSN ha bisogno di una iniezione di innovazione e territorialità. Abbiamo sostenuto nel nostro documento “Salute, scienza e industria” l’importanza di tornare a investire nel territorio, potenziando l’assistenza territoriale e domiciliare per essere vicini alle persone con una cura per patologia e non per prestazione attraverso tecnologie per il monitoraggio a distanza, la telemedicina, le App. Per fare ciò e rilanciare un SSN basato sull’innovazione è importante avviare un nuovo sistema di procurement basato su un programma di HTA che valorizzi l’innovazione tecnologica per superare i tempi delle gare centralizzate al prezzo, dei prezzi di riferimento imposti e dei cluster omogenei. Per realizzare tutto questo – ha concluso Boggetti – siamo a disposizione del Ministro per continuare a portare l’esperienza e il contributo fattivo delle imprese dei dispositivi medici così come abbiamo fatto in questi mesi e ci auguriamo che il Ministro prenda in considerazione anche le nostre altre proposte, ovvero saldare i debiti della PA e rivedere il gravoso sistema di tassazione per le imprese incluso il payback”.

 

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Tribunale unificato dei brevetti, la scelta della sede. Italia 5° in Europa per numero di brevetti di dispositivi medici

CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: IL GOVERNO CANDIDI L’ITALIA PER IL TUB

Il Presidente Boggetti: portare l’innovazione nel Paese significa puntare su un settore che si è rivelato strategico durante la pandemia

Milano, 3 settembre 2020 – “Se con la pandemia il Governo ha capito che il settore dei dispositivi medici è strategico per il Paese e ha detto di voler investire per creare sviluppo delle nostre imprese in Italia, sostenere la candidatura del Paese per la sede del Tribunale unificato dei brevetti sarebbe fondamentale, oltre che coerente, per incentivare l’innovazione tecnologica e scientifica”. Con una lettera al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, chiede un impegno del Governo per avanzare e sostenere la candidatura dell’Italia quale sede del Tribunale unificato dei brevetti.

L’Italia è quinta in Europa per numero di brevetti nel settore dei dispositivi medici e ha un ottimo tasso di approvazione, spesso superiore alla media europea a riprova della capacità di innovazione delle imprese. In termini di crescita del numero di brevetti, il settore della tecnologia medica rimane il settore in cui sono confluite la maggior parte delle richieste di brevetti a EPO (l’Ente europeo per i brevetti).

“A livello mondiale quello dei dispositivi medici è uno dei settori produttivi di maggior sviluppo e uno dei suoi principali elementi distintivi è l’innovazione” – scrive Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici. “Le imprese, infatti, investono circa il 6% del fatturato in ricerca e sviluppo. Innovazione vuol dire brevetti e in questo settore molto c’è ancora da fare per la tutela della proprietà intellettuale. La natura specifica delle tecnologie, la genesi della realizzazione prototipale e dei processi produttivi, sono tali per cui è di estrema importanza una decisa azione politica per la difesa e il supporto allo sviluppo del comparto, soprattutto oggi davanti alle nuove sfide pandemiche mondiali. L’Italia ha tutte le carte in regola per ambire ad ospitare la sede del Tribunale di brevetti anche per l’altissima professionalità della nostra classe medica e il valore delle nostre università e centri di ricerca”.

In passato Confindustria Dispositivi medici ha sostenuto la candidatura di Milano per la sede di EMA, e oggi chiede con forza un impegno del Governo “affinché l’Italia non solo si candidi a essere sede del Tribunale, ma ponga in atto tutte le azioni necessarie per vincere questa sfida”.

 

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In Italia oltre 3 milioni di disabili gravi che hanno bisogno di ausili personalizzati
CDM: GLI ITER DI FORNITURA DEGLI AUSILI PER DISABILI NON GARANTISCONO PERSONALIZZAZIONE E TEMPISTICHE CELERI
Berti, Presidente dell’Associazione Ausili: la nuova Commissione Lea ascolti le nostre proposte

Roma, 30 luglio 2020 – “In Italia oltre 3 milioni di disabili gravi sono alle prese con procedure per l’approvvigionamento di ausili che impediscono personalizzazioni adeguate, tempi celeri e accesso alla migliore tecnologia possibile. Il sistema di classificazione e di approvvigionamento di questi dispositivi medici va modificato”. È questo l’allarme lanciato da Confindustria Dispositivi Medici in una lettera inviata alla Commissione Lea, che denuncia come l’attuale modello di acquisto e il sistema di classificazione degli ausili penalizzi le persone con disabilità grave e complessa.

“Gli ausili complessi, ad alto costo e ad alto contenuto tecnologico, rappresentano una parte integrante e sostanziale del programma di cura e riabilitazione per molti disabili gravi. Parliamo di dispositivi che vanno dai più semplici, come i bastoni canadesi, ai più sofisticati come gli esoscheletri. Fanno parte della categoria anche le carrozzine manuali, quelle elettriche dotate di dispositivi per la comunicazione di chi le utilizza e tutti gli altri ausili che permettono di migliorare lo stile di vita e l’inclusione dei pazienti”, ha commentato Alessandro Berti, presidente dell’Associazione Ausili di Confindustria Dispositivi Medici.

Oggi, infatti, nonostante i tentativi di fare ordine, gli ausili per disabilità gravi e complesse, quindi innovativi per il paziente, sono stati spostati dall’attuale Nomenclatore (DPCM del 12 gennaio 2017) negli elenchi di ausili di serie, e quindi oggetto di acquisizione tramite gara d’appalto. “Questa modalità di erogazione – ha dichiarato Alessandro Berti – impedisce di fatto una individuazione ad personam dell’ausilio effettuato sulle reali necessità del paziente. Processo che richiede un’attenta analisi, prove e valutazioni che è impossibile regolamentare con una gara di appalto standard”.

Confindustria Dispositivi Medici si è dunque fatta portavoce davanti alla Commissione LEA di un adeguamento orientato alle reali esigenze del disabile e alle opportunità del mercato, chiedendo di fatto lo spostamento nel Nomenclatore di alcuni dispositivi per i bisogni complessi, che oggi sono negli elenchi dei prodotti considerati di serie. E nel caso di ausili per cui questo spostamento non fosse possibile, è stata evidenziata la necessità di tracciare un percorso prescrittivo individualizzato e un appropriato percorso valutativo volto a garantire un’efficace risposta alle singole esigenze dei disabili.

“Ci auguriamo che la nuova Commissione Lea, eletta nei giorni scorsi ascolti le nostre proposte. Regolamentare in modo corretto la loro erogazione rivedendo l’attuale Nomenclatore – ha concluso Berti – consentirebbe a tutti i disabili la fornitura di ausili adeguati alle proprie esigenze senza lasciarli in situazioni di fragilità per poter svolgere una vita il più possibile normale, di muoversi, di avere relazioni. Il mancato inserimento di questa tipologia di dispositivi medici nell’elenco degli ausili su misura comporta sfasature gravi e differenziazioni di approvvigionamento tra le diverse regioni, impedendo di fatto l’accesso a strumenti indispensabili a milioni di disabili”.

 

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Boggetti: Salute, scienza e industria siano i tre assi portanti per rifondare il sistema sanitario. Le imprese pronte a collaborare

 FASE 3, BOGGETTI (CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI): RICETTA IN 3 PUNTI PER RILANCIO SISTEMA SALUTE

 Milano, 20 giugno 2020 – “È stata purtroppo una drammatica pandemia a mettere sotto gli occhi di tutti un sistema economico-sanitario da rifondare. Per la Fase 3 occorre fare scelte politiche coraggiose, ripartendo da tre assi portanti: salute, scienza, industria per il futuro del Paese. Le imprese sono pronte a fare la loro parte. Il Governo ascolti le nostre proposte per un rinnovamento del SSN, ormai evidente e necessario”. È questo il monito lanciato da Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, che spiega la ricetta in tre punti che l’industria della salute mette sul tavolo del Governo.

SALUTE

“È chiaro a tutti – ha dichiarato il Presidente Boggetti – che oggi più che mai è necessario un ritorno agli investimenti in salute. Che si traduce in investimenti nel territorio e nell’innovazione, promuovendo negli ospedali un aggiornamento del parco tecnologico per garantire alle persone l’accesso alle migliori tecnologie per la salute sia in casi di emergenza che per la prevenzione della salute. Occorre uno svecchiamento del parco apparecchiature diagnostiche e di terapia intensiva perché non è più tollerabile che, per esempio, oltre il 50% dei ventilatori per la terapia intensiva abbiano più di 10 anni. Investire nel territorio potenziando l’assistenza territoriale e domiciliare per essere vicini alle persone con una cura per patologia e non per prestazione, attraverso tecnologie per il monitoraggio a distanza, la telemedicina, le app. Avviare un nuovo sistema di procurement basato su un programma di HTA – ha continuato Boggetti -, che valorizzi l’innovazione per superare i tempi delle gare centralizzate al prezzo, dei prezzi di riferimento imposti e dei cluster omogenei”.

SCIENZA

Secondo Confindustria Dispositivi Medici se vogliamo essere un Paese di eccellenza, bisogna tornare a finanziare la ricerca di base e la ricerca applicata nelle università, nel CNR, negli IRCCS e nei centri di ricerca. Valorizzare i parchi tecnologici e puntare sui progetti che qualifichino il nostro Paese a livello internazionale come il Milano Innovation District (MIND). Azioni queste che sono in grado di attrarre investimenti anche da parte delle imprese. Occorre incentivare il trasferimento tecnologico dai centri universitari all’industria e rendere più snello il percorso dei comitati etici per le sperimentazioni cliniche, promuovendo il rapporto virtuoso tra medico e industria, indispensabile per l’evoluzione tecnologica ripensando la legge Spazzacorrotti, il Sunshine Act e la sospensione della prescrizione. “È necessario – ha spiegato Boggetti – lavorare in maniera sistemica a una semplificazione normativa che sburocratizzi le fasi di immissione dei prodotti sul mercato e le procedure di acquisto, che hanno finora ostacolato l’accesso della qualità dell’innovazione in favore del prezzo”.

INDUSTRIA

“Il Paese ha la grande responsabilità – ha concluso Boggetti – di incentivare il mercato domestico dei dispositivi medici e attrarre gli investimenti esteri. Il nostro tessuto industriale è composto da 3.957 aziende, il 95% sono PMI che devono poter trovare in Italia terreno fertile per svilupparsi ed espandersi. Finora l’abitudine a inseguire il prezzo più basso attraverso le gare centralizzate ha purtroppo spinto le imprese alla ricerca di economie di scala e le ha rese meno competitive. Bisogna quindi tornare a incentivare sul territorio italiano la produzione e la ricerca industriale che generano occupazione e indotto, saldare i debiti alle aziende fornitrici da parte della PA e rivedere il gravoso sistema di tassazione sulle imprese e prevedere la cancellazione della tassazione indiretta come il payback, le tasse di partecipazione ai congressi e il controverso prelievo forzoso pari all’1% del fatturato oggi in discussione nella legge delega”.

 

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Boggetti: un ulteriore, importante passo nel processo di unione dell’intera filiera dei dispositivi medici in un’unica associazione di categoria

CRESCE CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: ENTRA ASSORTOPEDIA E SI AMPLIA LA SQUADRA DI PRESIDENZA

 Ampliata la base di rappresentanza delle imprese del settore. Silvia De Dominicis, Amministratore Delegato Johnson & Johnson Medical Spa, nominata Vicepresidente con delega agli Affari legali e regolatori

Milano, 18 giugno 2020 – Confindustria Dispositivi Medici amplia ancora la sua base di rappresentanza e annuncia, in occasione dell’Assemblea ordinaria, l’ingresso nella Federazione di Assortopedia, l’Associazione nazionale delle aziende ortopediche, che operano nel settore della produzione e distribuzione dei dispositivi medici per persone disabili.

Assortopedia, che riunisce 100 imprese e conta 1.200 dipendenti di cui 300 tecnici ortopedici per un mercato di oltre 150 milioni di fatturato, entrerà così da gennaio 2021 a far parte del variegato mondo di Confindustria Dispositivi Medici che rappresenta oggi 4.000 aziende, che occupano quasi 80mila  dipendenti, generando un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno.

Il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, ha sottolineato come “l’ingresso di Assortopedia sia un ulteriore, importante passo nel processo di unione dell’intera filiera dei dispositivi medici in un’unica associazione di categoria”.

“Entriamo con convinzione in una Federazione adatta a rappresentarci: i dispositivi medici sono il nostro mondo e siamo convinti che solo facendo fronte comune si è in grado di portare dinnanzi ai decisori politici le istanze che sentiamo come collettive”, commenta Alessandro Maggi, presidente di Assortopedia.  “Assortopedia, insieme a Confindustria Dispositivi Medici, si pone l’obiettivo di fornire ausili sempre più innovativi e all’avanguardia, di offrire la propria expertise a favore della classe medica e degli atenei e di rappresentare, nei tavoli tecnici di maggior interesse, tutte quelle imprese che ogni anno assistono 2 milioni e mezzo di cittadini con fragilità grazie ai dispositivi erogati dalle aziende ortopediche”, ha concluso Maggi.

L’assemblea è inoltre stata l’occasione per presentare l’ampliamento della squadra di presidenza con la nomina di Silvia De Dominicis, Amministratore Delegato Johnson & Johnson Medical Spa, a Vicepresidente con delega agli Affari legali e regolatori e la nomina di due nuovi componenti del Consiglio Generale: Katia Accorsi (Roche Diagnostics) e Marco Greco (Fresenius Medical Care).

Tra gli obiettivi della vicepresidenza di Silvia De Dominicis, la valorizzazione dell’innovazione tecnologica dei device verso il mercato italiano ed europeo e la sensibilizzazione degli stakeholder sulla necessità di una semplificazione normativa e del codice appalti, in modo da rendere il mercato degli acquisti più snello e concorrenziale. La Vicepresidente seguirà inoltre le questioni legali di impatto sul settore.

“Sono molto orgogliosa di far parte di un comparto incredibilmente votato all’innovazione e che, oggi più che mai, ha dimostrato la propria importanza per la salute e il benessere dei cittadini”, ha commentato Silvia De Dominicis, neo Vicepresidente di Confindustria Dispositivi Medici. “La mia nomina coincide con un periodo ricco di sfide per il mercato europeo dei dispositivi medici, dove dinamiche geopolitiche quali la Brexit aprono a scenari inediti, ma in grado di rappresentare imperdibili occasioni di riposizionamento e dialogo”.

 

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FASE 2, ANIFA: GARANTIRE PERSONALIZZAZIONE APPARECCCHI ACUSTICI

Circa 7 i milioni di italiani con problemi d’udito durante il lockdown sono stati a rischio di isolamento acustico. Il protrarsi della situazione potrebbe pesare ulteriormente sulle persone più fragili.

Milano, 5 giugno 2020 – Sono per lo più over 65 e rappresentano il 12,1% della popolazione italiana le persone con problemi di udito che in questo periodo di emergenza per il Coronavirus hanno dovuto far fronte ad un altro tipo di isolamento, quello acustico, facendo i conti con la gestione del distanziamento sociale.

Si va dalle difficoltà a percepire le voci sussurrate che riguarda il 45,5%, che indica che questo accade a volte (32,3%) o frequentemente (13,2%), alla necessità di chiedere alle persone di ripetere ciò che hanno detto (54,7%) fino alla difficoltà di sentire i programmi alla TV o alla radio (26,9%).

Secondo Anifa, l’associazione di Confindustria Dispositivi Medici, che rappresenta le aziende che producono e commercializzano dispositivi medici per l’udito, per circa 3 mesi, durante la fase di lockdown, quasi nessuno si è presentato nei centri acustici per sottoporsi a prove e ancor meno sono le persone che hanno avviato il percorso di rimediazione. Solo pochi centri acustici hanno lavorato su appuntamento, gestendo limitate richieste. A rilento anche l’iter autorizzativo da parte delle ASL di competenza, i collaudi e i rinnovi.

“La gestione dell’emergenza, dal lockdown alla Fase 2, per le persone affette da problemi acustici sta diventando un vero e proprio isolamento. Chi non aveva disponibile un apparecchio acustico ha rinunciato ad andare a verificare le proprie condizioni e a dotarsi di un dispositivo che potesse aiutarlo a superare i problemi di udito. Questo atteggiamento genera spesso problemi depressivi, allontanamento da affetti e familiari e il perdurare di questa situazione potrebbe provocare un aggravarsi di molte patologie e l’insorgenza di sindromi correlate come gli effetti negativi a livello psicologico” – ha dichiarato Sandro Lombardi, presidente Anifa.

Si può stimare che nel 2025 il numero di persone con un calo uditivo autodiagnosticato saranno 8 milioni e che diventeranno tra i 10 e gli 11 milioni nel 2050. Si tratta infatti di patologie destinate a crescere alla luce dell’invecchiamento della popolazione ma non solo. L’incremento maggiore si riscontra tra il 2012 e il 2018, oltre che nella classe degli ultraottantenni, nella classe d’età di età intermedia (dai 46 ai 60 anni), che rappresenta quella più esposta ai rischi di tipo ambientale (+9,8% contro il +7,7%).

“Le imprese Anifa sono impegnate per ridurre le conseguenze derivate dall’ipoacusia attraverso un investimento costante in ricerca e sviluppo (che dal 2010 al 2017 è aumentato del 74%) per apparecchi sempre meno invasivi e maggiormente personalizzati, capaci di colmare il gap uditivo in maniera sempre più naturale. Stiamo ora lanciando una campagna di informazione per aiutare tutte le persone con ipoacusia e stiamo sottoponendo al Ministero della Salute la richiesta di aggiornamento del nomenclatore contenuto nei nuovi Lea (DPCM 12 gennaio 2017) che prevede un’acquisizione di tali dispositivi da parte del Servizio sanitario nazionale tramite procedure pubbliche d’acquisto, procedura idonea per dispositivi seriali, ma non per apparecchi la cui personalizzazione è alla base dell’alto apprezzamento dei pazienti” – ha concluso Sandro Lombardi.

 

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

 

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CORONAVIRUS, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI:

NESSUNA STRATEGIA DI SOSTEGNO DIRETTO ALLE IMPRESE DELLA SANITÀ NEI PIANI DEL GOVERNO

Boggetti, il DEF un’occasione per far ripartire le imprese e il Paese.

Si inizi con il saldare i debiti della PA

Roma, 28 aprile 2020 – “Nessuna strategia di valorizzazione per le imprese della sanità nei piani del Governo. Nessun segno di attenzione alle imprese che stanno spingendo al massimo la produzione di dispositivi medici ma che rischiano il collasso per problemi di liquidità, nessuna pianificazione strategica a sostegno del tessuto imprenditoriale”.
Sono questi i punti con i quali Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici, sintetizza la posizione dell’associazione rispetto a quanto sembrerebbe stanziato nel DEF.
“Abbiamo sperimentato sulla nostra pelle nel modo più doloroso possibile che l’industria dei dispositivi medici è strategica per la vita del Paese. I governi che si sono succeduti hanno tralasciato questo mondo, disinvestendo in innovazione, acquistando al massimo ribasso, impoverendo le imprese, bloccando i pagamenti per mesi e rendendo il tessuto imprenditoriale italiano sempre più fragile”.
“Le imprese dei dispositivi medici continuano a produrre, a mettere a disposizione competenze e forza lavoro, eppure non una parola è stata spesa dal Governo che sta mettendo a punto il DEF sulla richiesta di sbloccare i pagamenti che le imprese dei dispositivi medici aspettano dalla PA. Un debito complessivo non ancora saldato pari a 1,9 miliardi di Euro con tempi di pagamento che nel mese di marzo confermano un lieve ma constante peggioramento. Da dicembre a marzo l’incremento dell’indice DSO a livello nazionale è stato di 11gg, arrivando così a una media nazionale di 108 gg ben lontana dalla soglia dei 60 stabilita dalla direttiva europea, acuendo il problema di liquidità delle nostre imprese”. – afferma Boggetti.
“Quello che chiediamo – continua Boggetti – è che il provvedimento venga ampliato alle aziende della sanità in modo che una prima iniezione di liquidità possa arrivare dal pagamento dei debiti che la PA ha accumulato nei confronti di un comparto che porta su di sé il peso dell’emergenza sanitaria. È ora di fare i conti con le scelte sbagliate e imparare da esse, non reiterarle portando allo stremo un settore che oggi più che mai è di vitale importanza.
Problemi di liquidità in questo momento delicato si trasformano in blocco dell’innovazione, impoverimento della struttura produttiva del nostro Paese. Dimostriamo in questo modo che la crisi attuale ha fallito nel farci percepire chiara la necessità di reinvestimento nel settore, per far ripartire il Paese con una strategica valorizzazione di industria e ricerca per la sanità. Solo stimolando ricerca e sviluppo si genera un tessuto industriale sano che lavora per la migliore innovazione possibile”.

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CORONAVIRUS, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: SUI TEST SIEROLOGICI NECESSARIO TUTELARE IL MERCATO DELLA DIAGNOSTICA
Boggetti: la procedura negoziata semplificata d’urgenza per i test sierologici non orienti il mercato danneggiando la concorrenza

Roma, 27 aprile 2020 – “È di fondamentale importanza che la procedura negoziata semplificata d’urgenza per l’individuazione del fornitore dei primi 150 mila test sierologici resti circoscritta alla gestione dell’emergenza e non diventi la base per l’individuazione di un test unico nazionale”.
È questo l’allarme di Confindustria Dispositivi Medici. “La partecipazione di oltre 70 imprese alla procedura d’urgenza è certamente un fatto positivo sebbene la grande maggioranza non abbia proposto prodotti oggetto della gara – commenta Massimiliano Boggetti, presidente Confindustria Dispositivi Medici – ma non dobbiamo assolutamente cadere nell’errore di basarci su un’unica procedura chiudendo ogni possibilità di ricerca e sviluppo in questo campo che sarà indispensabile nei prossimi mesi per affinare le tecnologie contro un virus nuovo”.
L’auspicio di Confindustria Dispositivi Medici è che l’acquisizione dei kit aggiuntivi, che sarà doverosa, venga condotta in armonia tra governo centrale e regioni e che privilegi la selezione di prodotti certificati a garanzia della qualità e sicurezza.
“Il rischio più generale che abbiamo più volte sottolineato è che le gare centralizzate, se ripetute nel tempo, riducano la capacità di offerta del tessuto imprenditoriale del nostro Paese. Uno strumento a cui far ricorso potrebbe essere l’accordo quadro per poter garantire le migliori soluzioni e al contempo sostenere la libera concorrenza che genera inevitabilmente maggiore innovazione e consentirebbe di partecipare alla fornitura indipendentemente dalla dimensione aziendale” – ha concluso il Presidente Massimiliano Boggetti.

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CORONAVIRUS, RENATO BONAITA ANNUNCIA LE DIMISSIONI DA PRESIDENTE DI ASSODIAGNOSTICI

Roma, 23 aprile 2020 – Renato Bonaita ha annunciato le dimissioni da Presidente di Assodiagnostici, l’associazione delle imprese che producono e forniscono allergeni e diagnostici in vitro, che fa parte di Confindustria Dispositivi Medici.
L’articolo uscito oggi su “Il Fatto Quotidiano” riporta dichiarazioni che non era mia intenzione esprimere nel modo in cui sono state scritte.
Dato il momento di grave difficoltà per le imprese e il Paese, ritengo doveroso fare un passo indietro a tutela di Confindustria Dispositivi Medici e di tutte le aziende associate“.

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CORONAVIRUS, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: L’ARTICOLO DEL FATTO QUOTIDIANO DI OGGI NON HA ESPRESSO LA POSIZIONE DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE

Boggetti (Presidente CDM): Prendiamo le distanze da quanto riportato nell’articolo

Roma, 23 aprile 2020 – “Confindustria Dispositivi Medici prende fermamente le distanze dall’intervista condotta dal giornalista Vincenzo Iurillo a Renato Bonaita, presidente di Assodiagnostici.
Piuttosto ribadiamo, così come abbiamo avuto modo di fare recentemente a mezzo stampa, la forte convinzione che non si debba ricorrere a gare centralizzate o test diagnostici unici nazionali“.

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CORONAVIRUS, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: TEST UNICO NAZIONALE NON GARANTIREBBE IL CORRETTO ACCESSO ALL’INNOVAZIONE

La scelta di un fornitore unico per il test diagnostico espone l’Italia al rischio di approvvigionamento e di essere tagliata fuori dall’innovazione.

Roma, 22 aprile 2020 – “Confindustria Dispositivi Medici ritiene un errore l’ipotesi di un test unico nazionale per organizzare e pianificare in modo strategico la ripartenza del Paese. La fase 2 dell’emergenza è delicata tanto quanto la prima, gestire in modo appropriato e consapevole la tanto sospirata ripresa è fondamentale per non ritrovarci nel giro di pochi giorni nelle stesse drammatiche condizioni di un mese fa. E i test diagnostici sulla popolazione sono senz’altro la via maestra per la ripresa, ma bisogna considerare con attenzione i rischi a cui ci esporremmo affidandoci a un unico fornitore”.
Questo il monito di Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici che continua: “Innanzitutto la scelta di un unico test espone il nostro Paese al rischio che il fornitore di quel test possa non avere sufficiente capacità produttiva sul medio lungo periodo o nel caso di cambiamenti repentini del fabbisogno. La procedura negoziata semplificata d’urgenza per i kit diagnostici, i reagenti e i consumabili, bandita lo scorso 17 aprile, per 150.000 indagini diagnostiche si è resa necessaria per rispondere alle tempistiche concitate di questa fase, ma non è una gara vera e propria e rischia di sacrificare sia la più ampia partecipazione delle imprese sia un’accurata e approfondita valutazione qualitativa dei prodotti. Più in generale le gare centralizzate, se ripetute nel tempo, orientano fortemente il mercato riducendo la capacità produttiva del tessuto imprenditoriale che opera nel nostro Paese, fatto per il 95% di medie e piccole industrie. Il rafforzamento di questo tessuto è invece fondamentale se vogliamo evitare quanto accaduto per quei dispositivi medici (mascherine e ventilatori polmonari) che il nostro SSN ha avuto difficoltà a reperire nel corso dell’emergenza sanitaria perché mancavano aziende in grado di produrle nel nostro Paese.
Per una ripresa sostenibile dal punto di vista della salute pubblica, è fondamentale tutelare il mercato della diagnostica, ed in generale dei Dispositivi Medici, e aprirlo a tutte le imprese che dimostrino di avere prodotti che rispondano a criteri qualitativi severi, e che siano sicuri e certificati. Dobbiamo infine ricordare che il SARS-CoV-2 è un virus nuovo e che la ricerca in questo campo è solo all’inizio. Questo significa che un test unico nazionale scelto oggi possa non garantire il corretto accesso all’innovazione che in questo campo è continua.
Siamo consapevoli della grande responsabilità che abbiamo come comparto e orgogliosi di poter dare il nostro contributo in un momento così critico e delicato del nostro Paese. Auspichiamo di poter collaborare attivamente con le istituzioni in modo diretto e propositivo per una ripresa che metta al centro salute, scienza e industria” – ha concluso Boggetti.

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: BONOMI, ORGOLIOSI CHE IL PRESIDENTE DELLA RIPARTENZA FACCIA PARTE DEL NOSTRO SETTORE

L’elezione di Bonomi alla guida di Confindustria conferma che la white economy è a pieno titolo fra le eccellenze del made in Italy

Roma, 16 aprile 2020 – Grande responsabilità per Carlo Bonomi a cui vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro. Siamo orgogliosi che il Presidente designato di Confindustria faccia parte del settore dei dispositivi medici e più in generale della white economy. Un settore in prima linea nel contrasto al Covid-19 che ha dimostrato la sua importanza strategica sia per il contenimento dell’epidemia sia per la ripartenza. Siamo una filiera complessa del nostro Paese con oltre 4.000 imprese che spaziano dalla produzione alla commercializzazione di device e diagnostici in vitro.

Carlo Bonomi viene eletto in un momento in cui unità e visione devono essere centrali per far ripartire il nostro Paese, una ripartenza che deve mettere al centro salute, scienza e industria. E Confindustria Dispositivi Medici saprà mettersi a disposizione, all’interno del sistema confindustriale, per sostenere la ripresa.

Così Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici commenta l’elezione di Carlo Bonomi.

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CORONAVIRUS, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: “ACCORDO DI RESPONSABILITÀ TRA LE IMPRESE PER CONCENTRARE AL MASSIMO LA CAPACITÀ PRODUTTIVA, TENERE I PREZZI AI LIVELLI DI MERCATO PRE-CRISI, GARANTIRE LA FORNUTURA DI DISPOSITIVI MEDICI A OSPEDALI, NAS E PROTEZIONE CIVILE”

Roma, 24 febbraio 2020 – “Stiamo seguendo con la massima attenzione l’evolversi dell’emergenza sanitaria nel nostro Paese e manteniamo uno stretto coordinamento con il Ministero della Salute, istituzione che in queste ore ha la responsabilità di trasferire ai cittadini italiani la corretta informazione sulla gestione dell’emergenza” ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi medici in apertura del convegno “#Coronavirus: Dubbi, Certezze e Fake News” organizzato dall’Associazione “G. Dossetti: i Valori – Tutela e Sviluppo dei Diritti”.

“Stiamo lavorando per fornire alle istituzioni un quadro il più possibile completo della situazione rispetto alla disponibilità di dispositivi medici. Davanti a questa situazione di chiara emergenza sanitaria le aziende sono chiamate ad un ruolo di grandissima responsabilità. Il Ministero della salute rappresenta in questo momento l’unico valido interlocutore e la fonte di informazione per cittadini, stampa e industria su temi relativi allo stato di emergenza” – ha continuato Boggetti.

Il settore sta facendo squadra, seguendo le disposizioni organizzative dell’associazione sulla messa in compartecipazione della capacità produttiva. Inoltre in queste ore siamo al lavoro per la sottoscrizione da parte delle aziende di un accordo di responsabilità che le impegna a concentrare al massimo la propria capacità produttiva per far fronte all’emergenza sanitaria, tenere i prezzi dei dispositivi ai livelli di mercato pre-crisi e soprattutto garantire la fornitura in via prioritaria alle istituzioni preposte alla gestione del virus: Protezione civile, NAS, ospedali”.

“Confindustria Dispositivi Medici continua ad assolvere la funzione di filo conduttore tra le aziende di settore e di punto di riferimento per le istituzioni coinvolte per un coordinamento costante”- ha concluso Boggetti.

 

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CORONAVIRUS, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI LANCIA L’APPELLO ALLE AZIENDE: METTERE A DISPOSIZIONE CAPACITÀ PRODUTTIVA PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA

Roma, 17 febbraio 2020 – Fare fronte comune contro il Coronavirus mettendo in compartecipazione capacità produttiva per realizzare i dispositivi medici indispensabili per contrastare il contagio da Coronavirus. Questa la proposta lanciata da Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, che ha chiamato a raccolta le imprese del settore.

L’associazione ha infatti inviato una comunicazione a tutte le imprese associate chiedendo di segnalare la disponibilità a mettere la propria capacità produttiva a disposizione delle imprese in difficoltà per mancanza di materie prime e semilavorati. Si potrà così far fronte alla crescente richiesta di mascherine, tute, guanti e altri dispositivi medici specifici per contribuire all’arresto dell’emergenza sanitaria globale e garantire la continuità nell’approvvigionamento del nostro Sistema sanitario nazionale.

Fare sistema in un momento come questo è fondamentale. Tutto il mondo sta facendo sforzi enormi per combattere la diffusione del virus e le imprese italiane dei dispositivi medici sono pronte a dare il meglio con la loro capacità di fare rete e generare coesione – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

Secondo le prime stime, da fine febbraio inizieranno a essere visibili le prime ripercussioni in termini di disponibilità dei prodotti. Sulle aziende italiane dei dispositivi medici pesa in particolare il mancato approvvigionamento di materie prime e semilavorati. In questo momento non è possibile fare previsioni, ma siamo in costante contatto con il Ministero della Salute e siamo aperti alla piena collaborazione per individuare le procedure da adottare. La crescita a tripla cifra della richiesta di mascherine e igienizzanti registrata negli ultimi mesi impone il massimo sforzo da parte di imprese e istituzioni” – ha concluso Boggetti.

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI INAUGURA CICLO DI INCONTRI SU GOVERNANCE DEL SSN E SALUTE

Primo appuntamento venerdì 14 febbraio con Andrea Urbani, Direttore Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute

 

Milano, 14 febbraio 2020 – Si apre con il Direttore Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, Andrea Urbani, il ciclo di appuntamenti organizzato da Confindustria Dispositivi Medici, nella sede milanese, in Via Burigozzo 1/A, per discutere di gestione e sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale.

Durante l’incontro con l’autore sarà presentato il libro “Il Servizio Sanitario Nazionale guarda al futuro – Verso nuovi e più evoluti schemi di governance” (Edizione Egea). Ne discuteranno insieme a Andrea Urbani, Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici e Giampaolo Vitali, Docente di Economia dell’Unione Europea presso l’Università di Torino.

Inauguriamo con questa prima presentazione un ciclo di appuntamenti che vogliono fare chiarezza sugli obiettivi dell’attuale governance del SSN e sulle sfide che ci attendono, sulle evoluzioni del mondo della salute e sulla consapevolezza del ruolo che le imprese hanno in questo cambiamento” – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici.

Con la presentazione del libro di Andrea Urbani affrontiamo un tema importante non solo per il nostro settore ma per tutti i cittadini perché attiene alla sostenibilità stessa del nostro sistema sanitario che si trova davanti numerose sfide. È sempre più evidente un cambio di prospettiva che consideri ad esempio strumenti innovativi che generano risparmi non un costo ma un investimento. Le aziende fanno la loro parte, interrogandosi su questi temi, offrendo spunti di dibattito e di confronto, nella consapevolezza che riflettere su questi temi è certamente importante per definire assieme priorità e linee guida di uno sviluppo che va gestito per il miglioramento dei servizi al cittadino” – ha concluso Boggetti.

 

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

 

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Focus su innovazione e ricerca, mercati esteri e responsabilità sociale d’impresa

CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: AL VIA L’8ª EDIZIONE DELL’INDAGINE CHE FOTOGRAFA IL SETTORE

Confindustria Dispositivi Medici apre la survey annuale alle oltre 4.000 imprese del settore per esplorare le potenzialità di un comparto in forte espansione che ambisce a diventare una delle eccellenze del made in Italy.

Roma, 3 febbraio 2020 – Da oggi al 31 marzo sarà possibile per le aziende compilare online l’ottava edizione della rilevazione targata Confindustria Dispositivi Medici sul comparto produttivo delle tecnologie per il benessere e la salute. La survey (link) che ha un focus sugli investimenti delle imprese, è declinata secondo tre principali temi: ricerca e innovazione in Italia, sviluppo nei mercati esteri e responsabilità sociale. L’obiettivo è una raccolta accurata di dati per fare il punto sullo stato dell’arte e i trend di uno dei settori più innovativi e complessi, protagonista della medicina del futuro.

Anche quest’anno i dati raccolti saranno utilizzati dal Centro studi di Confindustria Dispositivi Medici per un’analisi aggregata che costituisce il nucleo del Rapporto annuale su Produzione, Ricerca e Innovazione (PRI) che sarà pubblicato in autunno. Grande importanza avrà la partecipazione attiva delle 4.000 imprese del settore, dalle PMI alle start-up fino alle grandi multinazionali per un campione sempre più rappresentativo.

“Forniremo degli indicatori unici – ha affermato Massimiliano Boggetti, presidente di Confindustria Dispositivi Medici – a iniziare dallo stato degli investimenti in ricerca e innovazione in Italia, che secondo l’ultima rilevazione si attesta a 1,17 miliardi, impiegando il 12% dei 76.400 occupati del settore. Le nostre imprese portano infatti avanti lo sviluppo di tecnologie per migliorare la salute e il benessere delle persone con un investimento economico e sociale insieme che sta permettendo la rivoluzione della medicina delle 4P, preventiva, predittiva, personalizzata, partecipativa. E lo fanno in un contesto sempre più globale, da qui il focus sugli investimenti all’estero, dove è importante avere un’attenzione mirata alla responsabilità sociale, intesa a tutto tondo come sostenibilità ambientale, sociale ed economica.

Il Rapporto annuale su produzione ricerca e innovazione – continua Massimiliano Boggetti – è di fondamentale importanza per capire la portata del nostro mercato e il suo impatto sull’economia reale del Paese. La varietà dei prodotti e dei servizi offerti impone un’analisi attenta e aperta a molte fonti per tracciare non solo lo stato dell’arte ma anche per comprendere e anticipare i trend del futuro, di un settore che ha le carte in regola per diventare uno dei grandi protagonisti del nostro made in Italy.”.

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Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta il comparto produttivo delle tecnologie per il benessere e la salute delle persone, caratterizzato da un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI RINNOVA I VERTICI DELLE ASSOCIAZIONI ADERENTI

Milano, 16 gennaio 2020 – Le assemblee riunite delle associazioni che compongono Confindustria Dispositivi Medici hanno rinnovato i vertici con l’elezione dei nuovi presidenti.

Neoeletti Sandro Lombardi (Widex Italiae) e Nicola Barni (Hollister) alla guida rispettivamente di Anifa (l’associazione delle imprese di protesi acustiche) e Assobiomedicali.

Rinnovata la presidenza di Renato Bonaita (Ortho Clinical Diagnostics Italy) in Assodiagnostici che rappresenta le imprese che producono e forniscono diagnostici in vitro e di Mario Federighi (Farmigea) per Assosubamed, che riunisce aziende produttrici dei dispositivi medici a base di sostanze.

Saranno invece Alessandro Berti (Moretti), Claudio Petronio (Vivisol) e Aniello Aliberti (Technix) i presidenti rispettivamente delle neonate associazioni Ausili, che rappresenta le imprese produttrici di supporti per disabilità motorie e riabilitazione, Home and digital care, che raccoglie le imprese che forniscono prodotti e tecnologie utilizzate, in molti casi direttamente dal paziente, a livello territoriale e domiciliare, ed Elettromedicali e servizi integrati, che rappresenta le imprese che forniscono apparecchiature di imaging, strumenti di elettromedicina e servizi integrati di gestione del parco apparecchiature.

Confindustria Dispositivi Medici che riunisce in un’unica federazione di 7 associazioni di categoria i principali settori della filiera dei dispositivi medici, rappresenta un comparto che conta circa 4.000 aziende che generano un mercato di oltre 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno.

Tra gli obiettivi al centro del mandato delle nuove presidenze, la focalizzazione su analisi mercato degli specifici settori al fine di dare strumenti previsionali dei trend del comparto, l’integrazione e la cooperazione attraverso la creazione di sinergie di rete, puntando sul coinvolgimento degli associati e sull’apertura al territorio, collaborazione con operatori sanitari e associazioni di pazienti.

 

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FEDERICA GINESU E ROSSELLA GALATI VINCITRICI DEL PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”

Oltre 60 candidature per le due le categorie in gara e 1.500 voti espressi da giuria e cittadini

 

Roma, 6 dicembre 2019 – Sono Rossella Galati e Federica Ginesu le due vincitrici della prima edizione del Premio giornalistico “Umberto Rosa” voluto da Confindustria Dispositivi Medici, Federazione di Confindustria delle imprese del settore dei dispositivi medici.

A consegnare il premio ieri sera nei saloni di Palazzo Brancaccio a Roma sono stati il Presidente di Giuria, Michele Mirabella e il Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti.

Oltre 60 i giornalisti di carta stampata, agenzie, radio e tv in gara che hanno ricevuto in totale più di 1.500 voti con un sistema misto di voto che ha messo insieme giuria e cittadini per generare un dibattito ampio e positivo su un’informazione di valore.

“Facciamo i nostri complimenti alle due giovani professioniste vincitrici di questa prima edizione – ha commentato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – Siamo orgogliosi di aver segnato una delle tappe della loro carriera, in un giornalismo di valore che coltiva talenti e valorizza il merito. Le imprese di Confindustria Dispositivi Medici sono impegnate ogni giorno nella ricerca e sviluppo di tecnologie per la salute che stanno rivoluzionando la medicina moderna. Un cambiamento epocale che ha diretta ripercussione nel miglioramento della vita delle persone. Riteniamo di cruciale importanza che il racconto di questa evoluzione sia nelle mani di un giornalismo di qualità, libero da condizionamenti, attento alle fonti e autore di una divulgazione precisa, affidabile e chiara per tutti. Siamo sempre più consapevoli della minaccia che l’incontrollato proliferare delle fake news rappresenta per la corretta informazione. Un problema trasversale che colpisce la politica, la scienza, la salute fino ad arrivare agli stili di vita. Con il premio vogliamo sostenere un giornalismo d’eccellenza: l’unica vera arma contro il crescente movimento anti-scienza che dilaga sul web e costruisce dialoghi su realtà distorte in quanto nega una base comune di fatti e fonti certificati, unici pilastri su cui si può costruire un dibattito onesto sui temi che riguardano la scienza e l’innovazione la tecnologica.

Infine – ha concluso Boggetti – voglio ringraziare gli autorevoli membri della giuria presieduta da Michele Mirabella e supportati costantemente dal lavoro del segretario di giuria, Luigia Invernizzi, vicepresidente Confindustria Dispositivi Medici con delega alla comunicazione. Hanno fatto un lavoro enorme per rendere possibile questa prima edizione che parte già con ottimi risultati”.

I vincitori

Rossella Galati, per la categoria “Divulgazione e cronicità” con il servizio “Il corpo nella demenza” su La CTv.

Premiata per aver raccontato con accuratezza e un approccio sensibile alle fragilità di pazienti e famiglie, le possibili terapie di sostegno per i malati di Alzheimer e aver nel contempo offerto informazioni di pubblica utilità, attraverso la storia e l’operato di un’associazione che lavora sul territorio calabrese.

Avvocato e giornalista inizia la sua carriera nel mondo dell’informazione nel 2006, lavorando per diverse emittenti televisive regionali. È stata corrispondente per il quotidiano Calabria Ora, per il mensile Kalabrians e dal 2008 è direttore responsabile della rivista Liber@mente. Nel 2008 ha ricevuto a Bovalino il “Pericle d’oro per il giornalismo”.

Federica Ginesu, per la categoria “Salute e innovazione” con il pezzo “Alex, l’Italia è con te” su Grazia.

Premiata per aver raccontato con chiarezza e semplicità l’innovativa procedura utilizzata dal dipartimento di Onco-Ematologia Pediatrica del Bambino Gesù di Roma per salvare la vita al piccolo Alex, un bambino tristemente famoso per essere affetto da una rara malattia genetica immunologica offrendo su un tema diventato di grande attualità un resoconto ricco di testimonianze medico scientifiche ma anche umane.

È giornalista freelance, si occupa di donne, questioni di genere e discriminazioni. Ha lavorato per tre anni come redattrice al giornale online La Donna Sarda. Attualmente collabora con il settimanale Grazia e il progetto web de Il Sole 24ore Alley Oop. È coautrice del libro (I e II) “Sardegna al Femminile. Storie di donne speciali”.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI E LEGACOOPSOCIALI INSIEME PER SVILUPPARE I SERVIZI SOCIOSANITARI SUL TERRITORIO ITALIANO

Firmato il protocollo che punta alla creazione di sinergie per servizi socio sanitari e assistenziali più efficienti e al passo con le esigenze dei pazienti

 

Firenze, 27 novembre 2019 – Ottenere sinergie per erogare servizi che mirino a ottimizzare l’offerta attuale nell’assistenza socio sanitaria e siano in grado di recuperare risorse da reinvestire nell’offerta. Questi gli obiettivi principali del protocollo siglato da Confindustria Dispositivi Medici, Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese dei dispositivi medici e Legacoopsociali, l’Associazione Nazionale che raggruppa le cooperative e le imprese a margine del workshop “Innovazione nell’offerta dei servizi per la domiciliarità: nuove partnership pubblico privato” nell’ambito del Forum Risk Management.

Di fronte all’aumento dei cittadini che richiedono prestazioni socio sanitarie, a una loro crescente complessità data anche dall’incremento dei pazienti con più patologie, e alla modifica dei fabbisogni che ha visto spostare i trattamenti offerti dal sistema di welfare dal presidio ospedaliero al domicilio è fondamentale che i servizi siano sempre più coordinati, integrati tra loro e vicini alle esigenze delle persone. Il protocollo mira, infatti, all’efficientamento e alla sostenibilità dei servizi sociosanitari per liberare risorse umane e finanziarie da reinvestire nel sistema, attraverso una serie di azioni pratiche.

In particolare, prevede la definizione di un sistema di classificazione dei servizi offerti attraverso una piattaforma informatica congiunta, per ottenere una più efficiente mappa dello stato dell’arte in termini di offerta, la condivisione del patrimonio informativo disponibile relativo alla domanda socio assistenziale e l’analisi dei fabbisogni per trecciare modelli dell’evoluzione della domanda e formulare proposte ai soggetti istituzionali. A questi obiettivi saranno aggiunti percorsi formativi specifici che possono contribuire a rendere i sistemi più capaci di rispondere ai cambiamenti in atto nel mondo dell’assistenza sociosanitaria.

“Siamo orgogliosi di questo accordo che rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione tra mondo imprenditoriale e cooperativo e sottolinea l’indispensabilità dei servizi nella pratica quotidiana di assistenza domiciliare – ha dichiarato Fabio Faltoni, Presidente dell’Associazione Servizi e Telemedicina di Confindustria Dispositivi Medici. In questa direzione va anche la nascita all’interno di Confindustria Dispositivi Medici di Home and Digital Care, associazione che raccoglie le imprese fornitrici di servizi per la cura e l’assistenza delle persone a livello territoriale e domiciliare e che, forte del proprio know how, si pone l’obiettivo di contribuire in modo determinante allo sviluppo di un sistema socio sanitario e assistenziale più efficiente nella convinzione che l’industria debba sempre più rispondere alle esigenze dei pazienti con una offerta all’altezza delle diverse situazioni sanitarie in cui si trovano – ha concluso Faltoni.

“Universalità, equità, accessibilità, qualità e appropriatezza dei servizi di cura – ha dichiarato Eleonora Vanni, Presidente nazionale di Legacoopsociali – è sulla condivisione di questi obiettivi che si basa l’accordo di collaborazione tra imprese profit e non profit che sperimenterà progettazioni integrate e innovative per un welfare della sostenibilità economica e sociale”

 

Confindustria Dispositivi Medici

Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

Legacoopsociali

Legacoopsociali, associazione senza scopo di lucro, rappresenta, assiste, tutela e coordina gli Enti associati per favorirne lo sviluppo progettuale, sociale e imprenditoriale. Agisce, secondo principi di autonomia, per la promozione, lo sviluppo, il potenziamento e la difesa della Cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione, fondata sui principi della partecipazione e della autogestione, indirizzandola e stimolandola ad operare senza discriminazione per le opinioni, le fedi religiose, gli orientamenti personali, e politici, in coerenza con la funzione riconosciutale dalla Costituzione della Repubblica.

 

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI E LEANDLEASE PER LO SVILUPPO DELLE LIFE SCIENCE ITALIA A MIND

Firmato il Memorandum of Understanding che punta sulle imprese e mette al centro la white economy

 

Milano, 31 ottobre 2019 – Promuovere la creazione di un polo delle imprese che operano nella filiera delle life science in grado di attrarre investimenti, valorizzare le competenze e moltiplicare le occasioni di crescita. Questi sono solo alcuni dei punti dell’accordo siglato tra Confindustria Dispositivi Medici e Lendlease, sviluppatore della parte privata di MIND – Milano Innovation District.

“Siamo orgogliosi di essere protagonisti della white economy che anche grazie a MIND avrà la possibilità di diventare uno dei gradi settori da annoverare nel nostro made in Italy – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente Confindustria Dispositivi Medici. – Daremo il nostro contributo allo sviluppo di MIND come hub nazionale e punto di riferimento internazionale nelle life science, in particolare facilitando il trasferimento tecnologico e portando le attività di innovazione e ricerca nel settore all’industrializzazione.

MIND in questo senso rappresenta per il nostro settore la casa ideale in cui poter mettere a sistema competenze in specifiche aree di intervento per la creazione di quell’humus indispensabile alla crescita delle aziende e all’attrazione di sempre nuovi investimenti. Con la possibilità di aprirci a iniziative innovative e progetti pilota nel settore biomedicale con gli altri partner del distretto: il centro di ricerca Human Technopole, il nuovo polo ospedaliero IRCCS Galeazzi e l’Università Statale.

Abbiamo inoltre concordato con Lendlease la creazione di un progetto pilota per la fornitura di servizi a valore aggiunto in grado di supportare tutte le imprese delle tecnologie per la salute che portano la propria innovazione sul mercato e si trovano a dover affrontare i processi di validazione clinica e certificazione del dispositivo, fino alla marcatura CE” – conclude Massimiliano Boggetti.

Andrea Ruckstuhl, Head of Italy and Continental Europe di Lendlease, ha dichiarato: “Siamo molto orgogliosi di questo accordo siglato con Confindustria Dispositivi Medici, un partner che siamo convinti porterà un contributo di grande rilievo allo sviluppo di MIND. La collaborazione tra differenti soggetti sarà fondamentale per rendere MIND uno dei più importanti luoghi di ricerca e innovazione al mondo nelle scienze per la vita”.

Confindustria Dispositivi Medici
Confindustria Dispositivi Medici è la Federazione di Confindustria che rappresenta le imprese che forniscono alle strutture sanitarie italiane, pubbliche e private, dispositivi medici. Rappresenta un tessuto imprenditoriale variegato e specializzato, dove le piccole aziende convivono con i grandi gruppi. Il comparto dei dispositivi medici complessivamente genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti.

Lendlease

• Lendlease è un gruppo internazionale leader nel real estate, in particolare nello sviluppo di aree urbane, quotato all’Australian Securities Exchange, con progetti in Australia, Asia, Europa e nelle Americhe.
• La visione di Lendlease è quella di creare i luoghi migliori; luoghi che ispirano e arricchiscono la vita delle persone in tutto il mondo.
• Ha sede a Sydney, in Australia, e conta circa 13.000 dipendenti a livello mondiale.
• L’attività si riflette in tre segmenti di business Development, Construction e Investment. La loro combinazione garantisce un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo che consente di fornire soluzioni integrate e innovative per i clienti.
• Lendlease gestisce asset per un valore di 28,7 miliardi di dollari australiani (30 giugno 2019)
• In Italia, Lendlease è attiva in due dei maggiori progetti di rigenerazione urbana di Milano:

– Milano Santa Giulia, in partnership con Risanamento Spa, uno dei più grandi interventi di riqualificazione urbana a Milano, un progetto a uso misto – terziario e residenziale – che vuole unire wellbeing, sostenibilità, sviluppo sociale per una nuova destinazione europea.
– MIND-Milano Innovation District, una partnership pubblico-privata con Arexpo – la società che ha il compito di valorizzare e sviluppare l’intero sito di Expo 2015 – che darà vita a un distretto dell’innovazione dove convergeranno le nuove frontiere della tecnologia e delle bio-scienze.

 

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Lendlease – Media Relations:
Weber Shandwick | Advisory – T. 02.006411.1
Giorgio Catalano – gcatalano@advisorywebershandwick.it – M. 334 6969275
Arianna Bonfioli – abonfioli@advisorywebershandwick.it – M. 335 6111390
Angela Convertini – aconvertini@advisorywebershandwick.it – M. 345 5920278

MICHELE MIRABELLA PRESIDENTE DI GIURIA DEL  PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”

Un sistema di voto che mette insieme giuria e cittadini per garantire una corretta informazione sull’innovazione tecnologica per la salute contro disinformazione e fake news

Roma, 9 ottobre 2019 – È Michele Mirabella, noto personaggio televisivo e grande conoscitore dei temi della salute e del benessere, il presidente della giuria del Premio Giornalistico “Umberto Rosa” voluto da Confindustria Dispositivi Medici per dare un contributo alla corretta informazione sull’innovazione tecnologica per la salute, promuovere il giornalismo italiano nel campo della scienza, della salute, della sanità e dell’innovazione in medicina.

La giuria è inoltre composta da Diana Bracco, Presidente Alisei; Silvio Brusaferro, Presidente ISS; Nino Cartabellotta, Presidente Fondazione Gimbe; Antonio Gaudioso, Segretario generale Cittadinanzattiva; Marcella Marletta, Direttore generale del Ministero della Salute; Gabriele Pellissero, Presidente Cluster lombardo Scienze della Vita; Carlo Rosa, Ceo DiaSorin Group, imprenditore e figlio di Umberto Rosa a cui è intitolato il riconoscimento; Marco Simoni, Presidente Human Technopole; Rossella Sobrero, Presidente Ferpi; Franco Vimercati, Presidente della Federazione delle società medico-scientifiche italiane.

A giudicare articoli, lanci di agenzie, servizi tv e radio candidati anche i cittadini che potranno esprimere il loro parere sulla piattaforma di voto www.premiogiornalistico.confindustriadm.it.

“Le imprese di Confindustria Dispositivi medici sono impegnate ogni giorno nella ricerca e sviluppo di tecnologie per la salute che stanno rivoluzionando la medicina moderna. Un cambiamento epocale che ha diretta ripercussione nel miglioramento della vita delle persone. Riteniamo di cruciale importanza che il racconto di questa evoluzione sia nelle mani di un giornalismo di qualità, libero da condizionamenti, attento alle fonti e autore di una divulgazione precisa, affidabile e chiara per tutti – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici. Abbiamo voluto mettere insieme per la valutazione dei lavori giornalistici in concorso una giuria autorevole e qualificata, formata da personalità provenienti dal mondo scientifico, giornalistico e imprenditoriale, con i cittadini come fruitori della comunicazione sui temi della salute. Un sistema misto di voto capace di generare un dibattito ampio e positivo su un’informazione di valore. Siamo sempre più consapevoli della minaccia che l’incontrollato proliferare delle fake news rappresenta per la corretta informazione. Un problema trasversale che colpisce la politica, la scienza, la salute fino ad arrivare agli stili di vita. Con il premio vogliamo sostenere un giornalismo d’eccellenza: l’unica vera arma contro il crescente movimento anti-scienza che dilaga sul web e costruisce dialoghi su realtà distorte in quanto nega una base comune di fatti e fonti certificati, unici pilastri su cui si può costruire un dibattito onesto sui temi che riguardano la scienza e l’innovazione la tecnologica” – ha concluso Boggetti.

“Occupandomi di divulgazione medica – ha dichiarato Michele Mirabella – non mi sono mai stancato di ricordare il magistero di Galilei che insegna il metodo scientifico, il primato delle competenze per cui il sapere e la scienza diventano ricerca creativa di “provvisorie verità” attraverso “sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni”. Analogo convincimento mi spinge, in questo momento difficilissimo della vita italiana, a riflettere sul concetto di “competenza”, un principio in pericolosa crisi di identità. Si parla e si scrive di “morte della competenza”. Il principio stesso della competenza è stato criticato, discusso, misconosciuto, alla fine, da una subcultura diffusa. E non, si badi da una moda sciocca e transitoria, ma da una vera e propria congiura degli inetti.  Un giornalismo cosciente, professionalmente inattaccabile, può, sia praticando le vie maestre della divulgazione rigorosa, sia l’accudimento dell’opinione pubblica e dei lettori con l’intransigenza di un’alta pedagogia della cultura sociale e del dovere della divulgazione, sostenere scienza e coscienza. Coscienza sociale.   Ecco, in estrema sintesi, esposta la ragione per la quale approvo l’iniziativa del Premio Giornalistico “Umberto Rosa”, voluto da Confindustria Dispositivi Medici, Federazione delle imprese del settore dei dispositivi medici. Non solo, ma ho accettato di far parte della giuria nell’impegnativo ruolo di Presidente. Cosa della quale ringrazio gli amici sostenitori e organizzatori del Premio” – ha concluso Mirabella.

 

 

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MEDICAL DEVICE CHALLENGE, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI E FISPES INSIEME PER DYNAMO CAMP

Il 12 e 13 ottobre le aziende dei dispositivi medici protagoniste di una due giorni di sport e solidarietà oltre le barriere organizzata da Dynamo Academy

Roma, 3 ottobre 2019 – Saranno amministratori delegati, top manager e lavoratori delle imprese dei dispositivi medici, insieme agli atleti della FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, i protagonisti della seconda edizione della Medical Device Challenge, in programma il 12 e 13 ottobre nell’Oasi naturalistica Dynamo di Limestre (Pt).

La due giorni di sport e solidarietà voluta da Confindustria Dispositivi Medici per sostenere Dynamo Camp, si arricchisce quest’anno della partecipazione di alcuni atleti paralimpici e offrirà la possibilità agli oltre 150 dipendenti e manager delle aziende che producono dispositivi medici di confrontarsi con il mondo della disabilità e dello sport in modo diretto. La Challenge è organizzata da Dynamo Academy – impresa sociale che supporta le aziende a coniugare in modo strategico attività economica e azione filantropica con programmi di Corporate Engagement, Formazione e Ricerca – che ha coinvolto FISPES.

I partecipanti sfideranno i propri limiti mettendosi nei panni degli sportivi disabili che con la loro determinazione e l’ausilio della tecnologia lavorano sulle abilità residue. Saranno quattro le sfide sportive in cui ci si metterà alla prova con gli atleti.

“Con la seconda edizione di questa iniziativa – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – vogliamo rinnovare il nostro sostegno al Camp di Terapia Ricreativa Dynamo, unico in Italia, che offre programmi gratuiti a bambini e ragazzi con patologie gravi e croniche, attraverso l’impegno delle aziende associate. Ma vogliamo fare anche di più: promuovere una società più inclusiva ed equa, dove trova spazio la cultura della diversità e della sfida per la vita, avviando un percorso di cambiamento, a partire dalle nostre aziende. Il lavoro delle imprese dei dispositivi medici porta con sé una vocazione sociale enorme, visto l’impatto sulla vita e il benessere delle persone insito nell’uso dei device. L’esperienza con gli atleti paralimpici sono certo poterà alle aziende e alle persone che lavorano nel settore una maggiore consapevolezza di questo ruolo e contribuirà nel contempo a quel cambiamento culturale indispensabile per costruire ponti nella diversità e creare opportunità oltre le barriere.

La Medical Device Challenge – ha concluso Boggetti – è parte dell’impegno che Confindustria Dispositivi Medici si è assunto nei confronti della società. Abbiamo iniziato questo percorso con un codice etico che evidenzia la responsabilità delle imprese nei rapporti con gli stakeholder, lo continuiamo ponendo attenzione al benessere delle persone, dalla fornitura di tecnologie mediche alla social innovation. Nella convinzione che ognuno di noi ha una personale responsabilità nel contesto globale e che lo sport, con i suoi messaggi positivi, contribuisce all’affermazione di una società migliore e più inclusiva”.

Sandrino Porru, Presidente FISPES, ha accolto con entusiasmo l’iniziativa “Saluto con grande piacere questa nuova opportunità di esperienza umana di cui Confindustria Dispositivi Medici si è fatta promotrice. Penso che in questo mondo non ci sia cosa migliore del mettersi in relazione e del mettersi in gioco insieme, e lo considero come un dono gratuito per il bene comune. L’esperienza di Dynamo è anche capire che sapersi donare porta ad un grande arricchimento personale, elemento indispensabile per una società che lamenta un crescente depauperamento di valori nei più variegati settori sociali”.

“Da qui si dovrebbe partire con la consapevolezza che, attraverso la rete FISPES, possiamo portare in tutto il paese la bella esperienza di ‘terapia ricreativa’ offerta da Dynamo a tanti bimbi e ragazzi, oltre che alle loro famiglie. Sono convinto che il weekend che ci aspetta sarà un importante punto di partenza che ci vedrà protagonisti tutti insieme per costruire una società sempre più sensibile ai talenti delle diversità”.

“Grazie a Confindustria dispositivi medici e FISPES, partner importanti di Dynamo, per aver scelto di lavorare a questo progetto. L’approccio di Dynamo Academy lavora in modo cruciale su elementi che caratterizzano tutti i gruppi: inclusione, diversity, collaborazione, coraggio, capacità decisionale” è il commento di Serena Porcari, Presidente di Dynamo Academy e Dynamo Camp.

 

Dynamo Academy          

Dynamo Academy sostiene Dynamo Camp, che offre gratuitamente programmi di Terapia Ricreativa a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi e croniche, alle loro famiglie e ai fratelli e sorelle sani. Le attività si svolgono presso Dynamo Camp, a Limestre (Pistoia), accogliendo bambini da tutte le regioni d’Italia, e, attraverso i Dynamo Programs, nelle maggiori città italiane in ospedali case famiglia e associazioni di patologia. La Terapia Ricreativa, alla base di tutti i programmi e le attività Dynamo, ha l’obiettivo dello svago e del divertimento ma anche e soprattutto di essere di stimolo alle capacità dei bambini, di rinnovare la fiducia e la speranza.

 

FISPES – Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali

La FISPES, Federazione Italiana Sport Paralimpici e Sperimentali, è una Federazione Sportiva Paralimpica riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico che dal 2010 si occupa di promuovere e coordinare le attività sportive per persone con disabilità. Le discipline di competenza della FISPES sono:

  • Atletica leggera paralimpica praticabile da soggetti di tutte le disabilità fisiche e sensoriali
  • Rugby in carrozzina praticabile da soggetti non deambulanti con tetraplegia
  • Calcio per disabili fisici (Calcio a 7 per cerebrolesi, Powerchair Football, Calcio Amputati)

 

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Nives Murgia – Confindustria Dispositivi Medici

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GOVERNO, CONFINDUSTRIA DM: BUON LAVORO AL NEO MINISTRO SPERANZA, SALUTE TORNI AL CENTRO DELL’AGENDA DI GOVERNO

Roma, 5 settembre 2019 – “Sono molte le sfide lasciate aperte che attendono il neo Ministro della Salute, Roberto Speranza, e Confindustria Dispositivi Medici si augura di poter avviare un sano e proficuo rapporto di collaborazione nell’interesse della salute di tutti i cittadini e dello sviluppo di un Servizio sanitario nazionale efficiente e moderno.

Sono molti i temi sul tavolo dalla governance dei dispositivi medici al finanziamento dell’Health Technology Assessment (HTA) per garantire che l’innovazione tecnologica sia resa disponibile a tutti, da nord a sud. Oggi che la medicina sta compiendo una rivoluzione senza precedenti è sempre più importante che venga riconosciuto il valore delle tecnologie mediche, delineando e rafforzando il loro sistema di valutazione, che garantisca la conoscenza e la pianificazione delle innovazioni in arrivo sul mercato. Ci auguriamo, inoltre, di trovare col Ministro soluzioni percorribili che consentano di superare il payback e di governare la spesa delle regioni attraverso soluzioni efficaci che non danneggino il mercato del settore; settore che è la soluzione al problema e non il problema stesso e conta oltre 4mila imprese e circa 76.000 addetti.

Il comparto dei dispositivi medici è spina dorsale del sistema sanitario nazionale e siamo  convinti che Confindustria Dispositivi Medici continui a rappresentare un interlocutore equilibrato e preparato per lavorare per un Servizio sanitario sostenibile, che investe sull’innovazione e sulla trasparenza”.

Questo il commento del Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, a seguito del giuramento del Governo Conte bis.

“Al neo Ministro – ha concluso Boggetti  – vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro perché la salute torni ad essere al centro dell’agenda politica del nuovo Governo”.

 

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Sara Robibaro – Confindustria Dispositivi Medici

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DISPOSITIVI MEDICI, POCHE SPESE AL SUD MA LA PUGLIA FA ECCEZIONE

Confindustria Dispositivi Medici e Confindustria Bari e BAT: nuove opportunità di sviluppo sul territorio e soluzioni per far crescere la competitività del sistema sanitario

 

Bari, 16 luglio 2019 – Con 113 imprese di dispositivi medici che occupano circa 1.781 addetti e che generano un fatturato medio di 233,3  milioni euro, la Puglia, insieme alla Campania e alla Sicilia, rappresenta una positiva eccezione nel Mezzogiorno, dove il settore è meno presente rispetto al resto del Paese. La maggiore concentrazione di imprese e di fatturato nel comparto dei dispositivi medici  si registra, infatti, essenzialmente al Nord. In testa Lombardia, Veneto, Emilia Romagna. Seguono Lazio e Toscana al Centro e Campania, Sicilia e Puglia al Sud. Si tratta di un tessuto industriale molto eterogeneo, altamente innovativo e specializzato che conta in Italia 3.957 aziende con 76.400 dipendenti e genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro. Il comparto è fortemente orientato all’innovazione tecnologica e alla ricerca anche in Puglia e per questo può rappresentare un grande potenziale per incrementare l’attrattività del territorio e la competitività del sistema sanitario regionale pugliese. Nell’area Sud e Isole le imprese presenti (seppur in numero non distante dal Centro) pare siano più propense a soddisfare la domanda interna che non a concentrarsi sulle esportazioni. Ciò è dovuto probabilmente alla maggiore presenza di micro-piccole imprese rispetto alle altre due macro-aree del Nord e del Centro. I numeri che contraddistinguono questa macro-area sono 627 imprese (pari al 16,8% del totale), 8.319 addetti (pari al 10,9% del totale), 56 start-up (pari al 16,8% del totale), 0,1 miliardi di euro di export (pari al 2,5% del totale).

Queste le premesse che hanno portato alla collaborazione tra Confindustria Dispositivi Medici e Confindustria Bari e BAT per creare nuove opportunità di sviluppo sul territorio e soluzioni concrete per far crescere insieme il settore dei dispositivi medici attraverso la condivisione di competenze verticali e trasversali. Da qui è nato l’incontro “Network associativo. Competenze in sinergia per le imprese sul territorio” che si è svolto oggi a Bari.

 

“In Puglia sono presenti delle eccellenze nel settore dei dispositivi medici – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici– che vanno supportate e potenziate sul territorio in modo da generare un indotto in grado di creare terreno fertile per nuove realtà imprenditoriali. Tutto questo consentirebbe non solo di rafforzare il tessuto industriale nella Regione, ma anche incrementare l’attrattività e la competitività del sistema sanitario, anche puntando sullo sviluppo di tecnologie d’avanguardia e sulla produzione sul territorio. In questo modo sarà possibile generare salute, innovazione tecnologica e sviluppo industriale”.

 

“Nel campo dei dispositivi medici il nostro territorio può vantare la presenza di alcune aziende ad altissima tecnologia. – ha dichiarato Sergio Fontana, Presidente Confindustria Bari e BAT– Il nostro auspicio è che attraverso il sistema Confindustria si possa attivare un confronto virtuoso con il sistema sanitario  per innescare ampi processi di innovazione. La domanda pubblica può agire infatti come leva di innovazione nel settore privato e viceversa la tecnologia privata può offrire soluzioni di cura innovative e sempre più avanzate ai cittadini”.

 

“Siamo certi che il tessuto imprenditoriale pugliese ha tutte le potenzialità per crescere e competere con i mercati nazionali ed internazionali, perché costituito da imprenditori tenaci e attenti alla ricerca e all’innovazione; annoveriamo infatti tra i nostri associati autentiche eccellenze nel campo della biomedica, dei dispositivi medici e di laboratori galenici “ ha dichiaratoAnnabella Cascione, Presidente Sezione Sanità Confindustria Bari e BAT.

 

All’incontro ha preso parte anche Vito Montanaro, Direttore Dipartimento Salute della Regione Pugliache ha dichiarato: “La Regione Puglia ed in particolare il Dipartimento Promozione della Salute, del Benessere Sociale e dello Sport per Tutti, se da un lato è impegnato in una attività di razionalizzazione e riqualificazione della spesa sanitaria complessiva, ivi inclusa quella corrente per dispositivi medici al fine di rispettare i vincoli di bilancio ed i tetti di spesa previsti dalla normativa nazionale, dall’altro lato sta investendo centinaia di milioni di euro nella riqualificazione dell’assistenza, nel potenziamento tecnologico e nella innovazione dei servizi territoriali, compresa la specialistica ambulatoriale e la chirurgia ambulatoriale (si pensi ai 404 milioni di euro del POR Puglia 2014/2020 Azione 9.12-FESR). La allocazione di tali risorse, destinate anche all’acquisto di apparecchiature sanitarie di nuova generazione rappresenta di sicuro una occasione unica non solo per il Servizio Sanitario Regionale, ma anche per l’imprenditoria locale e per lo sviluppo di nuove competenze nel territorio pugliese”.

 

Sono infine intervenuti con relazioni specialistiche su varie tematiche di settore: Fernanda Gellona Direttore Generale Confindustria Dispositivi Medici, Laura Ressa Direttore Affari Legali e Compliance Confindustria Dispositivi Medici, Ferdinando Capece Responsabile Regulatory Affairs Confindustria Dispositivi Medici.

 

Contatti per la stampa:

Donatella Gaudiuso – Confidustria Bari e BAT
Cel. 0805467707e-mail: gaudiuso@confindustria.babt.it

 

Sara Robibaro – Confindustria Dispositivi Medici
Cel.393.9976490 – e-mail: robibaro@confindustriadm.it

Mille euro in palio per ognuna delle due categorie in gara: Salute e innovazione, Divulgazione e cronicità

CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI LANCIA IL PREMIO GIORNALISTICO “UMBERTO ROSA”

Una giuria tecnica e una popolare per valutare accuratezza e originalità, ma anche capacità divulgativa e chiarezza

 

Roma, 15 luglio 2019– Al via la prima edizione del Premio giornalistico “Umberto Rosa” voluta da Confindustria Dispositivi Medici, Federazione di Confindustria delle imprese del settore dei dispositivi medici.

Il premio, intitolato alla memoria dell’imprenditorie e fondatore della prima Associazione di industriali del settore nel 1984, è istituito per sostenere e promuovere il giornalismo italiano nel campo della scienza, della salute, della sanità e dell’innovazione in medicina. Mille euro in palio per ognuna delle categorie in gara:

1) Giornalista dell’anno – Salute e innovazione:all’autore del miglior articolo sui temi della salute, dell’innovazione in medicina, della prevenzione e della cura;

2) Giornalista dell’anno – Divulgazione e cronicità: all’autore del miglior articolo che racconti con chiarezza e semplicità i temi della salute, della prevenzione e della cura delle cronicità, fornendo dati utili per i cittadini.

A giudicare articoli, lanci di agenzie, servizi tv o radio sarà una giuria qualificata di 10 membri più un Presidente e un segretario, provenienti dal mondo giornalistico, personalità del mondo scientifico e imprenditoriale. Per entrambe le categorie voteranno, con un sistema proporzionale 75-25, sia la giuria tecnica sia i cittadini che vorranno esprimere il proprio voto sul sito www.premiogiornalistico.confindustriadm.itper dare valore a una comunicazione sui temi della salute utile e comprensibile a tutti.

“Abbiamo voluto fortemente l’istituzione di questo premio – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici – perché siamo convinti che, soprattutto sui temi della salute, è fondamentale un’informazione di qualità. Vogliamo quindi sostenere il giornalismo italiano nel campo della scienza, della salute e dell’innovazione in medicina per dare un contributo al settore e permettere ai cittadini di essere sempre più informati in modo chiaro e completo. È un piccolo passo che però contribuirà a un’informazione centrale per la vita delle persone perché riguarda un settore – quello della salute – centrale per ognuno di noi. Per questa ragione abbiamo voluto affidare il voto anche a una giuria popolare perché i cittadini debbono essere i primi giudici dell’informazione in ambito sanitario”.

Dal prossimo 29 luglio ed entro e non oltre il 27 settembre 2019 è possibile caricare le opere in concorso sul sito www.premiogiornalistico.confindustriadm.it. Giuria popolare e giuria tecnica valuteranno i lavori in concorso entro e non oltre il 31 ottobre 2019. Il bando completo è disponibile sulla pagina del sito di Confindustria Dispositivi Medici dedicata al premio.

INCONTRO CON IL MINISTRO GRILLO OPPORTUNITÀ PER GARANTIRE ACCESSO ALL’INNOVAZIONE AI CITTADINI

Roma, 10 luglio 2019 – “L’apertura al dialogo con l’industria da parte del Ministro della Salute ci dà finalmente l’opportunità di lavorare insieme su tanti temi centrali per la tutela della salute dei cittadini. Siamo convinti che Confindustria Dispositivi Medici possa rappresentare un interlocutore equilibrato e preparato per lavorare per un Servizio sanitario nazionale sostenibile, che investe sull’innovazione rendendola accessibile a tutti, da nord a sud”. Questo il commento del Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti, a seguito dell’incontro avuto con il Ministro della Salute, Giulia Grillo.

“Consideriamo di fondamentale importanza – ha dichiarato il Presidente Boggetti – trovare insieme al Ministero soluzioni concrete per il finanziamento dell’Health Technology Assessment (HTA)per garantire che l’innovazione tecnologica sia resa disponibile nel nostro Paese. È necessario, soprattutto oggi che la medicina sta compiendo una rivoluzione storica, che venga riconosciuto il valore delle tecnologie mediche, delineando e rafforzando il sistema di valutazione HTA e prevedendo al tempo stesso un coinvolgimento dell’industria nella conoscenza e pianificazione delle innovazioni in arrivo sul mercato. Ci auguriamo, inoltre, che i criteri con cui verranno definiti i cluster di prodotto e i relativi prezzi di riferimento consentano di superare il payback e governare la spesa delle regioni senza danneggiare il mercato del settore”.

EVENTI FORMATIVI, CONFINDUSTRIA DM: 97% È CONFORME AL CODICE ETICO

Boggetti: “bilancio positivo, ora è importante rilanciare il Paese con progetti di collaborazione scientifica che valorizzino le nostre eccellenze”

Milano, 25 giugno 2019– Sono 2.516 gli eventi formativi che da luglio scorso il Sistema di valutazione delle conferenze (SVC) ha analizzato preventivamente (dai 6 mesi ai 90 giorni prima) per valutare il rispetto dei requisiti di sobrietà in eventi come congressi, workshop o seminari medico-scientifici. Solo il 3% è stato considerato non conforme al codice etico di Confindustria Dispositivi Medici, cui hanno aderito tutte le imprese iscritte all’associazione impegnandosi inoltre a introdurre la sponsorizzazione indiretta, ovvero l’erogazione del proprio contributo per la formazione degli operatori sanitari a soggetti terzi, come provider, strutture sanitarie o società scientifiche, senza intervenire nella scelta dei professionisti che ne beneficiano, del programma scientifico e dei relatori. Tra i criteri di sobrietà valutati dal sistema SVC nel 97% degli eventi formativi vi sono il divieto di scegliere alberghi a 5 stelle o di categoria superiore, località turistiche di mare o di montagna in alta stagione, viaggi in prima classe, includere attività extra o ricreative, accompagnatori a carico dell’organizzazione o prolungare la trasferta a carico dell’organizzazione.

 

Sono stati 682 i soggetti terzi che hanno inserito eventi formativi nella piattaforma SVC gestita da Confindustria Dispositivi Medici. Si tratta per l’83% di eventi ECM di 92 aree terapeutiche, di cui la maggior parte di medicina generale (593), medicina interna (538), cardiologia-cardiovascolare (525), diabetologia (321), radiologia (279), biologia molecolare (258), medicina di laboratorio (94). Gli eventi erano per la maggioranza congressi, convegni o conferenze che hanno visto la partecipazione di 267.678 persone (85%), quindi corsi teorici con 23.425 partecipanti (7%), infine corsi teorico-pratici con 22.152 partecipanti (7%). L’84% degli eventi aveva più sponsor, mentre il 16% era monosponsor.

 

“Il bilancio a un anno dall’introduzione del nuovo codice etico delle imprese di dispositivi medici – ha dichiarato Massimiliano Boggetti, Presidente di Confindustria Dispositivi Medici–  ha permesso di mappare un processo che in sostanza era già organizzato in termini di sobrietà e responsabilità da parte delle nostre aziende. Abbiamo contribuito a intercettare gli eventi non conformi, sebbene siano risultati di un numero esiguo rispetto al totale, introducendo principi di maggiore trasparenza che si sono rivelati vincenti. Tutto questo ci consentirà non solo di continuare a svolgere un ruolo proattivo nel contrasto alla corruzione in Sanità, ma soprattutto di dare il nostro contributo per incentivare lo sviluppo della ricerca biomedica in Italia e gli investimenti nel settore, instaurando un circolo virtuoso per il Paese, che stimoli in modo trasparente la collaborazione tra medici, industria, ospedali, università, centri di ricerca e di trasferimento tecnologico”.

 

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CORRUZIONE, CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: RAPIDA APPROVAZIONE SUNSHINE ACT, POI SEMPLIFICAZIONE CODICE APPALTI E PROCESSI

Boggetti: “dopo Sunshine Act si vada verso la creazione di un ecosistema capace di attrarre imprese e innovazioni. Presenteremo 10 proposte per lo snellimento del Codice degli Appalti”

  

Roma, 10 maggio 2019– “Ci auguriamo una rapida approvazione del Sunshine act in esame al Senato. Siamo convinti che la trasparenza sia la migliore garanzia di un corretto rapporto tra industria e operatori sanitari, senza il quale non può esserci innovazione tecnologica perché se dalla ricerca medico-scientifica si sviluppano nuove soluzioni terapeutiche, è poi l’industria che le produce, le perfeziona e le rende accessibili a tutti. Pertanto condanniamo tutte le forme di corruzione e di distorsione per poter lavorare in modo trasparente per lo sviluppo tecnologico in medicina nell’interesse del paziente”. Questo il commento del Presidente di Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti per una rapida approvazione del Sunshine Act.

“A nostro parere – ha dichiarato Boggetti – il Sunshine Act rappresenta un importante passo verso la creazione di un ecosistema capace di attrarre imprese e innovazioni; siamo anche convinti che per raggiungere pienamente questo obiettivo siano necessari altri atti di semplificazione e trasparenza normativa. È fondamentale per l’industria del Paese che si attui quanto prima una riforma che renda la giustizia più veloce e certa, oltre a uno snellimento normativo del Codice degli Appalti che consenta a tutti gli attori del sistema di agire in modo chiaro attraverso regole semplici in un percorso virtuoso. Non dimentichiamo infatti che dove ci sono troppe norme si crea minore chiarezza ed è proprio qui che  può annidarsi la corruzione. Auspichiamo quindi che il Sunshine act sia il primo passo verso altri interventi legislativi che abbiano come principale obiettivo la certezza e la semplificazione normativa”, ha concluso Boggetti.

 

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PRIMA INDAGINE TECH4LIFE SULLA PERCEZIONE DELLA POPOLAZIONE ITALIANA SU SALUTE E TECNOLOGIE MEDICHE SALUTE, INDAGINE: ITALIANI BEN DISPOSTI ALLA PREVENZIONE, MENO PRONTI A CONDIVIDERE DATI SULLA PROPRIA SALUTE

Il neopresidente Boggetti: “i cittadini devono essere informati in modo corretto sulle tecnologie mediche a beneficio della propria salute e sulle possibilità di miglioramento della qualità della propria vita che la nuova medicina offre loro”

 

Milano, 28 marzo 2019– Gli italiani fanno passi avanti sulla prevenzione (il 62,6% ha fatto esami di propria iniziativa negli ultimi 5 anni) e la predisposizione agli screening (il 91% è favorevole), ma non sono ancora del tutto pronti alla medicina predittiva e partecipativa. Il 59,4% degli intervistati è infatti contrario alla condivisione dei dati sulla propria salute e l’uso del mobile health risulta ancora molto limitato: solo il 7,6% usa app mediche e il 14,3% usa lo smartphone per monitorare la propria salute. Disposti a personalizzare i dispositivi medici anche di tasca propria (38%), gli italiani sono culturalmente indecisi sulla medicina predittiva: i giovani di 18-35 anni sono quelli più a favore di test che predicono patologie più o meno gravi, mentre gli over 55 sono i meno pronti a questo cambio di paradigma.

 

Ancora troppi gli italiani che cercano su internet informazioni sulla propria salute (57,1%)e al tempo stesso rinunciano alle cure per motivi economici (71,8%), considerando Dottor Google una reale alternativa, per cui la gratuità della rete spesso sostituisce le spese necessarie per un consulto medico. La navigazione in internet avviene soprattutto per approfondire le nozioni su cure e terapie (55,9%) e fare diagnosi sul proprio stato di salute (54,5%). Gli internauti della salute sono per lo più maschi, tra i 18 e i 36 anni e del Sud, caratteristica che denota, come per altri aspetti dell’indagine, una frattura generazionale e territoriale in fatto di salute. Questi i principali risultati dell’indagine “Tech4life”, condotta da Community Media Reasearch in collaborazione con Confindustria Dispositivi Medici e presentata oggi a Milano nell’ambito dell’evento “Tech4life: la salute tra informazione e tecnologia”.

 

I cittadini devono essere informati in modo corretto sulle tecnologie mediche a beneficio della propria salute– ha dichiarato il neopresidente eletto della Confindustria Dispositivi Medici, Massimiliano Boggetti – e sulle possibilità di miglioramento della qualità della propria vita che la nuova medicina offre loro. Per questo con l’indagine Tech4life abbiamo voluto fare un punto sulla consapevolezza degli italiani del valore delle tecnologie e delle nuove frontiere della medicina. Vogliamo favorire ladivulgazione coinvolgendo il mondo scientifico e le istituzioni, che svolgono un ruolo cruciale in questo processo. Dobbiamo fare in modo che l’informazione corretta ed equilibrata sulle nuove possibilità di prevenzione e cura diventi sempre più centrale soprattutto sul web, dove le persone cercano sempre più spesso la risposta ai proprio bisogni di salute”.

 

FOCUS DELL’INDAGINE

 

Identikit dell’internauta della salute e la frattura territoriale

L’”internauta della salute”, ovvero chi almeno 1 volta ha consultato il web per una qualche ragione collegata al tema salute, presenta un duplice volto. Da un lato, è  caratterizzato dalla giovane età: quattro giovani 18-34enni su cinque (76%) hanno navigato in rete per un parereo un approfondimento e tale pratica cala drasticamente al crescere dell’età fino a raggiungere al 38,4% fra gli over 55. Dall’altro lato, però, internet è fruito in misura maggiore da chi è deprivato economicamente e ha dovuto rinunciare a fare esami per scarsità di risorse(71,8%), in particolare da chi  risiede nel Mezzogiorno (61,6%). Caratteristiche, queste, che denotano come per altri aspetti dell’indagine, esita nel Paese una frattura generazionale e una territoriale in fatto di salute.

Mediamente, una quota oscillante fra il 15 e il 17% fruisce della rete in modo assiduo per fare un’autodiagnosi, approfondire nozioni su cure e terapie, piuttosto che conoscere le tecnologie e i dispositivi. Se a questa quota aggiungiamo quanti vi accedono in misura più contenuta, superiamo ampliamente la metà degli intervistati: il 57,1%. La navigazione in internet avviene soprattutto per  approfondire le nozioni su cure e terapie (55,9%) e fare diagnosi sul proprio stato di salute (54,5%). Leggermente meno utilizzato è il web per scoprire le tecnologie e i dispositivi applicati alla salute (45,7%).

 

Medicina preventiva

La prevenzione, la propensione a realizzare esami, test o visite non prescritte da un medico coinvolge una quota maggioritaria della popolazione. Si sta diffondendo un’attenzione alla dimensione della cura, anche attraverso l’utilizzo di strumentazioni e apparecchiature, grazie anche alla possibilità di disporre di conoscenze attraverso la rete, che ormai coinvolge la maggioranza della popolazione. Negli ultimi cinque anni, la tipologia di prevenzione maggiormente diffusa (senza il sollecito da parte di medici e/o di  personale sanitario) è costituita dalle analisi del sangue (67,1%), seguita dalle visite mediche specialistiche (63,8%). Un minor grado di preferenza è invece riservato ai test diagnostici quali pap-test o mammografie (54,7%). Circa un terzo degli italiani (37,4%) appare meno propenso a realizzare esami preventivi autonomamente. Sono le donne le più orientate alla prevenzione (65,9%), ma anche gli abitanti del Centro Italia (67,2%) e quanti accedono a internet per conoscere aspetti legati alla propria salute (68,6%).

 

Medicina predittiva

Sul versante della medicina predittiva, in generale, circa un decimo degli italiani (fra il 7 e l’11%) si è già sottoposto a una prova per qualche patologia o una malattia grave. Poco più di un terzo (36%) le vorrebbe sostenere, ma ancora non le ha fatte. Per contro, poco meno della metà (fra il 43 e il 46%) si dichiara contrario e un decimo (fra l’8 e il 10%) non sa esprimersi. Dunque, gli italiani, di fronte alla possibilità di predire l’eventuale insorgere di una patologia e/o una malattia più o meno grave si dividono in parti quasi omogenee. I “disponibili” (48,5%) verso la medicina predittiva sono costituti soprattutto dalle generazioni più giovani (55%, 18-34enni),da chi accede a internet per consultare le questioni legate alla salute (55,9%) e quanti si dimostrano attivi nel realizzare autonomamente test ed esami clinici (53,3%). Inoltre, chi ha un’autopercezione più negativa della propria salute (54,5%) e chi risiede nel Mezzogiorno (52,3%) appare più incline a una simile attività. All’opposto, manifestano un più rilevante atteggiamento “contrario” (43%) in particolare i più anziani (49,2%, over 55), chi abita nel Nord-Est (49,6%), quanti non accedono mai a internet per fare un consulto o un approfondimento (52,8%) e non hanno mai svolto autonomamente test diagnostici nell’ultimo biennio (50,1%).

 

Medicina partecipativa

Per quanto riguarda la salute digitale, il dispositivo più utilizzato è lo smartphone (14,3%) presumibilmente per il suo impiego nella vita quotidiana come oggetto per comunicare oltre che per monitorare i propri livelli di attività fisica e in generale di controllo della salute. Solo il 7,6% della popolazione utilizza però un’app per monitorare la propria salute o per curarsi e una quota ancora inferiore (2%)non l’usa personalmente, ma conosce qualcuno che le utilizza.

Ma in che misura la popolazione sarebbe disponibile a condividere i propri dati personali?In particolare con le imprese che progettano e realizzano apparecchiature medicali? La  maggioranza degli interpellati è indisponibile (59,4%). Solo il 40,6% accetterebbe di buon grado di condividere le informazioni. Tra le ragioni spicca il fine generale di utilità alla ricerca (31,4%), ma anche per obiettivi più strumentali quali un risparmio sulla spesa (5,7%) o la personalizzazione di un dispositivo (3,5%). I più “favorevoli” (40,6%) si annidano soprattutto, una volta di più, nelle generazioni più giovani (49,6%, 18-34enni), in chi dichiara di avere un buono stato di salute (42,1%), quanti frequentano abitualmente internet per informarsi sui temi della salute (47,2%), gli abitanti del Centro (41,5%) e del Mezzogiorno (45,7%). In particolare, la propensione positiva alla medicina predittiva si coniuga con una più elevata disponibilità alla condivisione dei dati (53,7%). Ancora una volta, l’età e la fruizione delle nuove tecnologie, ben più che la disponibilità di risorse economiche, esercita un’influenza negli orientamenti della popolazione e discrimina i comportamenti: più aperti e disponibili quelli delle giovani generazioni, più restie e chiuse quelle dei più adulti.

 

Medicina personalizzata

La personalizzazione dei dispositivi biomedicali è nota a una maggioranza della popolazione non amplissima e così pure la disponibilità e l’interesse a personalizzare le apparecchiature. Poco meno del 60% degli interpellati dichiara di sapere di tale opportunità, senza che all’interno dal campione siano rinvenibili particolari fratture. È una conoscenza relativamente diffusa e in misura decisamente inferiore rispetto alla media di quanti dichiarano di sapere cosa sia un’apparecchiatura medicale, dunque, e ha in due occasioni una diversità significativa. Da un lato, l’età: il grado di notorietà dell’opportunità di personalizzare i dispositivi è direttamente correlato al crescere degli anni, passando dal 56,2% dei giovani 18-34enni, al 61,2% degli over 55.

Considerando quanti propendono a personalizzare il dispositivo anche spendendo di più, l’orientamento è più diffuso nelle aree di piccola e media imprese come il Nord Est (40,9%) e nel Centro (39,7%), fra chi ha un’autopercezione positiva del proprio stato di salute (40,3%), chi non ha rinunciato in passato a fare esami e visite mediche (40,3%), chi utilizza internet per conoscere cure o strumenti di cura (41,7%), chi ha fatto più esami di propria iniziativa nel recente passato (40,4%).

 

Nota metodologica

La popolazione oggetto di campionamento è costituita dalla popolazione con oltre 18 anni in Italia ripartita per macroregioni (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole), genere, età. Il campione ammonta a 1.201 casi. Le eventuali distorsioni sono state in seguito bilanciate in fase di elaborazione post-rilevazione – con riferimento ai dati Istat – attraverso procedure di ponderazione che hanno tenuto in considerazione le variabili di stratificazione campionaria sopra citate. Le interviste sono state realizzate con il sistema CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) e CAWI (Computer Assisted Web Interviewing) nel periodo 7-20 giugno 2018. La rilevazione è stata realizzata dalla società Questlab srl di Venezia Mestre. L’indagine è stata progettata e realizzata da Community Media Research per Confindustria Dispositivi Medici. Daniele Marini ha impostato e diretto la ricerca, curato gli aspetti metodologici e l’elaborazione dei dati. L’impianto del questionario – rivisto a più riprese con Confindustria Dispositivi Medici –, l’analisi dei risultati e la redazione del report è avvenuto con il supporto di Francesca Setiffi (Università di Padova).

 

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MASSIMILIANO BOGGETTI ELETTO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI 

Boggetti: l’industria dei dispositivi medici, e più in generale la white economy che rappresenta oltre il 10% del PIL, hanno la forza per essere il punto di slancio del nostro Paese

Milano, 28 marzo 2019 – È Massimiliano Boggetti il Presidente della neonata Confindustria Dispositivi Medici, la Federazione che rappresenta le imprese dei medical device. Sotto la guida del neoeletto Presidente si vuole riunire per la prima volta l’intera filiera del settore, che conta 3.957 aziende e occupa 76.400 dipendenti generando un mercato di 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno. Si tratta di un mercato in espansione composto da 1 milione e mezzo di deviceche vanno dalle attrezzature chirurgiche alle grandi apparecchiature diagnostiche, dai test di laboratorio a quelli genetici per predire alcune patologie, dai software per il monitoraggio dei parametri vitali grazie alla telemedicina alle app mediche, dalle protesi dentali agli ausili sanitari, dai servizi per la territorialità ai macchinari per la medicina estetica. Ma sono dispositivi medici anche i biosensori, la robotica o l’intelligenza artificiale applicata alla sanità digitale.

“Confindustria Dispositivi Medici – ha dichiarato il Presidente Massimiliano Boggetti – sarà la casa comune di tutte le imprese che operano nel settore dei dispositivi medici. Essa sarà più rappresentativa del diversificato mondo in cui eticamente operiamo grazie a un mix di competenze che creano contaminazione e valore, sarà capace di comunicare il valore che le nostre innovazioni tecnologiche portano alla medicina moderna, sarà motore e attore principale della rivoluzione della salute 4.0 e della medicina del futuro, una medicina che migliorerà e allungherà la vita dei cittadini in modo sostenibile. L’industria dei dispositivi medici, e più in generale la white economy che rappresenta oltre il 10% del PIL italiano, hanno tutte le caratteristiche per essere il punto di slancio del nostro Paese e lavoreremo con forza in questa direzione”.

Boggetti, 48 anni, laureato in Biologia molecolare presso l’Università degli Studi di Milano, è Amministratore Delegato e Direttore Generale di Sebia Italia e Presidente di Interlab dal 2017. È stato Presidente di Assobiomedica ed è membro del Consiglio Generale di Confindustria. Il Presidente Boggetti ha scelto il Direttore Generale, Fernanda Gellona, e la squadra dei Vicepresidenti che comporranno il Consiglio di Presidenza della Federazione: Angelo Gaiani (Bracco Imaging Italia) con delega al Centro studi; Daniela Delledonne (BD-Becton Dickinson Italia) con delega alle Politiche per lo sviluppo; Paolo Cirmi (3M Italia) con delega alle Relazioni esterne; Gin Invernizzi (Thermo Fisher) con delega alla Comunicazione; Mirella Bistocchi (Starkey Italy) con delega a Etica e impegno sociale; Marco Ruini (Bomi Group) con delega alla Finanza; Franco Gaudino (Johnson & Johnson Medical) con delega al Capitale umano.

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CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI: BENE LA GOVERNANCE DEL SETTORE SU INNOVAZIONE, HTA E VIGILANZA

Preoccupati per i criteri di definizione dei prezzi di riferimento, che rischiano di danneggiare il mercato

Roma, 22 marzo 2019– Finalmente viene definita una politica per i dispositivi medici chiara e omogenea su tutto il territorio nazionale. Consideriamo molto positivo il valore riconosciuto all’innovazione delle tecnologie mediche, delineando e rafforzando il sistema di valutazione HTA e prevedendo al tempo stesso un coinvolgimento dell’industria nella conoscenza e pianificazione delle innovazioni in arrivo sul mercato. Fondamentale, inoltre, l’istituzione di un piano di vigilanza e sorveglianza del mercato, che rappresenterà una tutela per le imprese serie che lavorano e investono in qualità e sicurezza. Questo il commento di Confindustria Dispositivi Medici sulla  Governance del settore presentata oggi dal Ministero della Salute.

“Ci auguriamo però che – sottolinea Confindustria Dispositivi Medici in una nota – i criteri con cui verranno definiti i cluster di prodotto e i relativi prezzi di riferimento consentano di superare il payback e governare la spesa delle regioni senza danneggiare il mercato del settore. La nostra Federazione auspica di poter collaborare in modo serio e trasparente con le istituzioni affinché tali strumenti siano davvero utili alla sostenibilità del sistema e alle scelte di qualità e innovazione, rendendo il nostro Paese attrattivo per gli investimenti in questo settore”.

 

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NASCE LA CONFINDUSTRIA DISPOSITIVI MEDICI, FEDERAZIONE DELLE IMPRESE DELLA SALUTE 4.0

Boccia: “è un settore ad alto potenziale sul quale il governo dovrebbe puntare incentivando lo sviluppo di asset strategici in grado di generare investimenti e fiducia nel Paese”

Roma, 1 marzo 2019 – Nasce in Confindustria una nuova Federazione: la Confindustria Dispositivi Medici. L’obiettivo è di riunire l’intero mondo delle imprese di dispositivi medici e dare voce a un mercato in espansione, composto anche dalle nuovissime categorie di prodotti che stanno entrando in questi ultimi anni nella medicina e nella vita delle persone. Si tratta di 1 milione e mezzo di dispositivi medici che vanno dalle attrezzature chirurgiche alle grandi apparecchiature diagnostiche, dai test di laboratorio a quelli genetici per predire alcune patologie, dai software per il monitoraggio dei parametri vitali grazie alla telemedicina alle app mediche, dalle protesi dentali agli ausili sanitari. Ma sono dispositivi medici anche i biosensori, la robotica o l’intelligenza artificiale applicata alla salute, oltre alle stampanti 3D che un giorno permetteranno di stampare tessuti umani o interi organi e magari usarli per i trapianti. Una rivoluzione che le imprese del settore presenti in Italia stanno contribuendo a realizzare, accogliendo le sfide della salute 4.0.

“L’industria dei dispositivi medici – ha dichiarato il Presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia – sta contribuendo in modo significativo all’evoluzione della medicina moderna. La white economy rappresenta non solo un’opportunità di sviluppo dei moderni sistemi sanitari, ma anche un investimento in termini economici e occupazionali. Si tratta di un settore ad alto potenziale sul quale il governo dovrebbe puntare incentivando lo sviluppo di asset strategici come la ricerca biomedica in grado di generare investimenti e fiducia nel Paese”.

Nel suo complesso il settore dei dispositivi medici in Italia genera un mercato che vale 16,5 miliardi di euro tra export e mercato interno e conta 3.957 aziende, che occupano 76.400 dipendenti. Per la prima volta così l’intera industria dei device viene rappresentata da un’unica associazione di categoria che riunisce tutte le imprese che producono dispositivi medici, così come saranno classificati e disciplinati dai nuovi Regolamenti europei a partire dal 2020. Il Presidente della neonata Associazione verrà eletto il prossimo 28 marzo in occasione dell’evento di inaugurazione della sede milanese e del lancio dell’indagine “Tech for Life: la salute tra informazione e tecnologia”.

 

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