3 Settembre 2020

Invecchiamento della popolazione, aumento delle cronicità e aumento dell’aspettativa di vita sono alcuni dei fattori di cambiamento più importanti con cui il nostro sistema sanitario si sta confrontando. Secondo le stime del Rapporto Osservasalute 2018 tra meno di 10 anni il numero di malati cronici italiani salirà ad oltre 25 milioni, di cui oltre 14 milioni multipatologici. E le persone ultra 65enni con gravi limitazioni motorie passeranno dai 3 milioni di oggi ad oltre 3,5 milioni nel 2028. Numeri in forte crescita che, se non correttamente gestiti, potrebbero minare il nostro Servizio sanitario nazionale.
Il Covid-19 e la sostenibilità del sistema sanitario
La sostenibilità del nostro Ssn è stata messa a dura prova anche nei mesi passati in emergenza a causa del Covid-19. Tante le fragilità e le criticità evidenziate dalla pandemia, prima fra tutte la mancanza di un’adeguata organizzazione della rete di assistenza territoriale e domiciliare che avrebbe potuto supportare il sistema durante la crisi in modo più efficace ed efficiente. Negli ultimi anni non sono infatti stati attuati rafforzamenti diretti delle cure territoriali con la conseguenza di un aumento delle liste d’attesa, acuita in questa fase emergenziale.
La pandemia ha così generato una nuova attenzione sulle potenzialità dell’assistenza territoriale e domiciliare. E misure per il suo sviluppo sono state inserite nel Decreto Rilancio. Uno degli approcci che il Paese sta seguendo è quello di unamigliore allocazione delle risorse e di una diversa logica organizzativa, non più basata sulle specializzazioni sanitarie e sulle prestazioni erogate, ma sull’integrazione dei servizi sanitari intorno al paziente e sul valoregenerato in termini di salute.
I dispositivi medici nelle cure domiciliari
Oggi però l’assistenza domiciliare è ancora troppo spesso fatta coincidere con le sole prestazioni sanitarie e sociosanitarie erogate tramite l’ADI – Assistenza Domiciliare Integrata, ovvero con le prestazioni infermieristiche erogate a domicilio o direttamente dai distretti o da erogatori accreditati. Non contempla quindi l’insieme delle terapie salvavita che necessitano di supporti tecnologici complessi come ad esempio la ventilazione meccanica, la nutrizione artificiale, l’ossigenoterapia, la dialisi domiciliare.
Terapie che assicurano la sopravvivenza a chi è affetto da patologie neuromuscolari, da BPCO e più in generale da insufficienze respiratorie, da disfunzioni dell’apparato digerente dovute a interventi chirurgici, da patologie oncologiche o malattie rare, o ha un’insufficienza renale. E gli garantiscono, grazie a dispositivi medici tecnologicamente avanzati, di poter essere curato nel proprio domicilio con la sicurezza di essere assistito come se fosse in ospedale. Dispositivi sempre più personalizzati sulle esigenze del paziente, che è importante poter scegliere in modo appropriato con il proprio medico non solo per l’efficacia della cura, ma anche per il suo empowerment e la sua adesione alla terapia.
Chi prende in carico il paziente nel proprio domicilio?
Le terapie domiciliari sono oggi erogate dagli Homecare provider. Più di 5 mila persone specializzate, tra personale sanitario e tecnico, che assistono per conto del nostro Ssn oltre 400 mila pazienti in tutto il nostro Paese, con accessi domiciliari che superano i 3 milioni l’anno. Questi specialisti entrano nelle case dei pazienti cronici e garantiscono loro un’assistenza completa che integra le prestazioni sanitarie con la gestione delle tecnologie e il monitoraggio da remoto. E grazie alle loro Centrali operative assicurano il coordinamento delle attività domiciliari all’interno di ogni Servizio sanitario regionale. Inoltre per i dispositivi medici possono effettuare formazione sul loro utilizzo, la sanificazione degli stessi, la fornitura di consumabili e non ultimo ne gestiscono le emergenze.
Verso un modello integrato di assistenza
La valorizzazione della rete territoriale e delle cure domiciliari dovrebbe quindi essere costruita attraverso un reale cambiamento di modelli e strategie e con l’utilizzo di nuovi strumenti e tecnologie innovative. Una reale presa in carico del paziente cronico e la garanzia di una sua assistenza domiciliare è possibile solo con un modello integrato tra prestazioni sanitarie, terapie tecnologiche e soluzioni digitali che permettano ad esempio il monitoraggio a distanza come la telemedicina. Un modello insomma che assicuri la continuità assistenziale ospedale – territorio a tutto tondo e contribuisca così a ridurre gli accessi alle strutture ospedaliere. Un modello che potrebbe beneficiare sia dal riconoscimento che dall’investimento su quei soggetti che già oggi sono effettivamente in grado di assistere il paziente fragile con situazioni di multi morbidità complesse.
Claudio Petronio
Presidente Home & Digital Care Confindustria Dispositivi Medici