28 Marzo 2019

Gli italiani e le autodiagnosi su Google

L’indagine di Tech4life: italiani indecisi sulla medicina predittiva

Gli italiani fanno passi avanti sulla prevenzione (il 62,6% ha fatto esami di propria iniziativa negli ultimi 5 anni) e la predisposizione agli screening (il 91% è favorevole), ma non sono ancora del tutto pronti alla medicina predittiva e partecipativa. Il 59,4% delle persone è infatti contrario alla condivisione dei dati sulla propria salute e l’uso del mobile health risulta ancora molto limitato: solo il 7,6% usa app mediche e il 14,3% usa lo smartphone per monitorare la propria salute.

Disposti a personalizzare i dispositivi medici anche di tasca propria (38%), gli italiani sono culturalmente indecisi sulla medicina predittiva: i giovani di 18-35 anni sono quelli più a favore di test che predicono patologie più o meno gravi, mentre gli over 55 sono i meno pronti a questo cambio di paradigma. Questi i principali risultati dell’indagine “Tech4life”, condotta da Community Media Reasearch in collaborazione con Confindustria Dispositivi Medici e presentata a Milano nell’ambito dell’evento “Tech4life: la salute tra informazione e tecnologia”.

Cercare i sintomi su Google: chi sono gli internauti della salute

Ancora troppi gli italiani che continuano a cercare informazioni mediche su internet (57,1%) e al tempo stesso rinunciano alle cure per motivi economici (71,8%), considerando Dottor Google una reale alternativa, per cui la gratuità della rete spesso sostituisce le spese necessarie per un consulto medico. La navigazione in internet avviene soprattutto per:

  • approfondire le nozioni su cure e terapie (55,9%)
  • fare diagnosi sul proprio stato di salute (54,5%)

Gli internauti della salute sono per lo più maschi, tra i 18 e i 36 anni e del Sud, caratteristica che denota, come per altri aspetti dell’indagine, una frattura generazionale e territoriale in fatto di salute.

I dispositivi medici più utili per la salute

Il 70% degli italiani ha avuto un miglioramento della qualità della propria vita grazie ai dispositivi medici. Tra i dispositivi considerati più utili per la salute ci sono:

  • al primo posto gli strumenti per la cardiostimolazione come pacemaker e defibrillatori,
  • seguono gli apparecchi per la misurazione della pressione,
  • i lettori per la determinazione rapida della glicemia,
  • le protesi acustiche,
  • gli ausili per l’incontinenza.

Le tecnologie della comunicazione sono ormai una parte integrante della nostra vita. Lo sono in quanto sono diventate delle vere e proprie protesi che ci aiutano nella quotidianità e hanno, in parte, alleviato o sostituito alcune nostre funzioni, si pensi a quella della memoria. Forse che lo smartphone non è diventato un vero e proprio prolungamento della nostra esistenza, senza il quale non potremmo più fare a meno e non solo per telefonare, ma per i messaggi, per consultare internet in ogni dove?

Le tecnologie mediche, dal canto loro, sono integrate nel nostro corpo. Grazie alla ricerca biomedica, i dispositivi fanno parte del nostro corpo o, comunque, lo sostengono, alleviano e proteggono, in alcuni casi lo migliorano. In altri casi ancora aiutano i medici nello svolgimento della loro professione.

Punti in comune tra tecnologie della comunicazione e dispositivi medici

Queste due tecnologie – della comunicazione e mediche – hanno diversi elementi di sovrapposizione, tecnica e simbolica.

Quelli tecnici sono evidenti: studio, ricerca, innovazione continua, fabbriche intelligenti, contaminazione fra campi diversi e applicazione dei trend tecnologici, come l’intelligenza artificiale.

Quelli simbolici sono meno evidenti, ma non di minor valore. Si pensi anche solo alla dimensione relazionale: le tecnologie della comunicazione mettono in relazione le persone, le connettono fra loro e con il mondo. I dispositivi medici assumono la medesima declinazione: permettono la socialità delle persone, il loro stare assieme agli altri, migliorano la loro condizione e autopercezione. I punti di convergenza, non solo tecnici, ma anche simbolici sono più di quanto non si creda.

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