L’indagine Tech4Life ha analizzato il sentiment degli italiani nei confronti della salute e del Servizio sanitario nazionale mentre l’emergenza COVID-19 in Italia e nel mondo si affacciava alla seconda ondata. Alcuni risultati sono stati messi a confronto con quelli dell’indagine 2019.
La pandemia cambia le paure degli italiani rispetto all’economia, alla salute e il grado di fiducia nella scienza. Sebbene sia forte la preoccupazione per l’economia del Paese per l’85,2% degli italiani, resta alto il timore di potersi contagiare (82,3%) e i luoghi ritenuti meno sicuri sono i mezzi pubblici (29,2%), il supermercato (24,6%), gli ambulatori medici e gli ospedali (13%). Considerate più sicure le relazioni con i famigliari e con gli amici al contrario di quanto dicono gli esperti.
Rispetto al contenimento della pandemia l’85,3% degli italiani si dice d’accordo a rendere obbligatorio l’uso della mascherina per tutta la popolazione, il 77,3% vorrebbe fare tamponi a tutti e il 63,3% ritiene necessario chiudere le attività e isolare i territori dove si verifica un focolaio. Sorprende anche un 57,9% delle persone che ritiene necessario controllare gli spostamenti degli altri superando i limiti imposti dalla privacy. Permane uno strabismo percettivo: l’83% degli intervistati ha dichiarato di aver cambiato le proprie abitudini e di essere più prudente, ma ritiene che il 55,1% non abbia cambiato le proprie abitudini o alla lunga non lo farà più.
Il Covid però ha soprattutto ridotto la fiducia nella scienza: per il 47,9% conta di più l’esperienza di chi ha vissuto una malattia rispetto a quella di un medico o di uno scienziato (era il 20,1% nel 2019). Per il 12,5% delle persone le informazioni mediche che si trovano in internet e sui social network sono più veritiere di quelle degli scienziati, mentre nel 2019 la percentuale si fermava al 3,6%.
Stupisce che la paura delle malattie infettive resti contenuta (9,5%, +8% rispetto al periodo pre Covid) rispetto a tumori (45,3%, un +4,6% rispetto al 2019) e Alzheimer (16,7%, -14,7%) che rimangono saldamente in cima alla classifica delle malattie più temute.
Gli italiani preferiscono ricorrere alle strutture pubbliche (63,9%) per usufruire di prestazioni medico-sanitarie, ma dopo il lockdown un 10% di loro si fida più del privato.
Il 39,4% degli intervistati ritiene che il servizio sanitario della propria regione non sia cambiato negli ultimi 5 anni, mentre quasi il 33% lo considera peggiorato. Solo il 21,6% ritiene che il servizio sanitario della sua regione sia migliorato, dato in crescita rispetto alla risposta data nel 2019 quando a promuovere la Sanità regionale era il 17%.
Sebbene per il 30,4% degli italiani la Sanità pubblica dovrebbe essere a regia esclusivamente statale, quella regionale guadagna quasi il 10% di preferenze in più rispetto allo scorso anno.
A guadagnare fiducia è la gestione regionale della Sanità pubblica: nel +10,1% degli italiani aumenta il desiderio di autonomia sull’anno passato. Se nel 2019 a volere una gestione esclusiva della sanità pubblica da parte delle Regioni era il 42,2% dei rispondenti, la percentuale attuale si assesta al 52,2%. Resta un 30,4% di italiani che ritiene che la Sanità pubblica dovrebbe essere gestita esclusivamente a livello centrale dallo Stato.
Guardano al futuro, il 54,3 %, in crescita rispetto al 2019, ritiene che per migliorare la Sanità in Italia dovrebbe essere gestita soprattutto dal pubblico e il 16,6% dai privati. Resta un 5% di delusi post lockdown che oggi ritengono il SSN non vada bene così com’è ora, quando nel 2019 erano più ottimisti.
Pessimismo per il 60,3% degli intervistati sulla gestione dei fondi europei: il 48,6% ritiene che la maggior parte delle risorse andranno sprecate e alle strutture sanitarie ne arriveranno poche, dato che si aggiunge all’11,7% che ritiene dall’Europa arriveranno pochi soldi. Il 39,7% pensa che serviranno sicuramente a migliorare tutte le strutture sanitarie del Paese e soprattutto quelle che già oggi sono all’avanguardia.